La riforma della giustizia approvata in via definitiva: 112 favorevoli e 59 contrari
Con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astenuti la riforma della giustizia è stata approvata in via definitiva dal Senato. Il disegno di legge costituzionale andrà a modificare il titolo IV della Costituzione separando le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, istituendo due diversi Consigli superiori della magistratura (entrambi posti sotto la presidenza della Repubblica), introducendo il sorteggio per i membri dei Csm e istituendo un’Alta Corte disciplinare, chiamata a emettere le sentenze disciplinari nei confronti dei magistrati di entrambe le funzioni. In assenza di una maggioranza qualificata dei 2/3 nella votazione, la legge sarà sottoposta a referendum popolare, che la maggioranza prevede nella primavera del 2026. L'approvazione è stata accolta dagli applausi della maggioranza e dai fischi e dai cartelli dell'opposizione.
Renzi: "Noi da sempre favorevoli, ma ci asteniamo. E' 'riformicchia'"
"È l'ultimo momento di discussione parlamentare, prima che si apra un confronto molto acceso nel Paese. Nel confermare il voto di astensione, facciamo l'ultimo tentativo di richiamare i colleghi a un confronto civile e di merito prima che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Noi siamo favorevoli da sempre alla separazione delle carriere, ma ci asteniamo perché la montagna ha prodotto un topolino, è una 'riformicchia'. Una parte dice che si fa la storia, l'altra dice che oggi si fa un golpe. Non è vero". Lo ha detto in Aula al Senato il leader di Italia Viva Matteo Renzi in dichiarazione di voto sul ddl costituzionale sulla seprazione delle carriere dei magistrati. Renzi però non ha risparmiato sull'argomento una stoccata anche ai colleghi del campo largo: "Guai al centrosinistra - ha detto - se pensasse che il confine della costruzione dell'alternativa è su questi temi. Se pensate di costruire la piattaforma di alternativa al centrodestra sulla base delle rivendicazioni dell'Anm state cacciando dal centrosinistra un sacco di gente riformista. Non c'è riformismo senza garantismo. Non possiamo cadere nella trappola della presidente del Consiglio perché farà in modo che nei prossimi sei mesi non si discuta di salari, del debito pubblico, della fuga di 191mila ragazzi, della situazione reale del Paese, la Meloni ci porta nel terreno in cui e' piu' abile, lo scontro ideologico e allora guai al centrosinistra che pensa di costruire l'alternativa su questa base".
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