Morto il leone Oloshipa: la sua morte è un mistero che bisogna risolvere al più presto
Oloshipa non c’è più ma la morte del leone del Masai Mara è avvolta dal mistero: non si è trattato di una fine naturale e ora si indaga.

Non è chiaro come sia successo ma fatto sta che, purtroppo, il leone Oloshipa del Masai Mara è morto e le circonstanze della sua dipartita sono ancora tutte da indagare. Di sicuro non si è trattato di una morte naturale ma dovuta ad alcune ferite molto gravi riportate dal leone dalle antichissime origini in un combattimento: è stata la Legge della natura? Saranno le indagini a rivelarlo.
Morto il leone Oloshipa del Masai Mara: chi era e perché era così famoso
In Kenya era una vera e propria star perché era uno dei maschi dominanti della più grande riserva naturale del suddetto Stato africano: una vera icona per tutti i turisti che amavano fotografarlo nella sua maestosità. Questo magnifico felino, classe 2017, era ben più di un animale ma una vera e propria figura leader nella savana.

Era bello, fiero, dominatore dei branchi di Ronkai e Fig Tree, dunque pronto a difendere il suo territorio dagli altri maschi, e pare che sia stato proprio uno scontro con altri esemplari dominanti di un altro branco a mettere ine alla sua vita. Era infatti in corso una sfida per la padronanza del territorio e Oloshipa avrebbe lottato fino all’ultimo sangue per difenderla, ma purtroppo non ce l’ha fatta.
La notizia è stata comunicata dal Kenya Wildlife Service, l’agenzia governativa dello Stato che si occupa appunto di conservare e proteggere la fauna selvatica del luogo. Ma la morte di Oloshipa non è stata accolta solo con dolore ma anche da qualche sospetto: non tutti credono alle parole dell’agenzia Kenya Wildlife Service e sospettano che ci siano complotti e obiettivi finanziari dietro la scomparsa di questo leone.
Morto il leone Oloshipa del Masai Mara: la denuncia e i sospetti
”I suoi resti non mostravano segni di interferenza umana o del bestiame”: così l’agenzia locale ha dato la notizia della morte del maestoso leone della savana. Eppure non tutti sono convinti della non-interferenza dell’uomo in questa tragica fine: troppi sono gli interessi economici dietro questi animali, quindi è plausibile che questa morte sia stata ‘voluta’ a fini di lucro.
La denuncia viene dal fotografo Bownaan Kamal, fondatore della Black Rockers Foundation, che sostiene ci sia un muro di silenzio omertoso da parte di ‘chi sa ma non parla’ magari perché minacciato dagli interessi locali. Addirittura le definisce ‘forze oscure’ che dominano nel regno dei leoni.
”Chi sapeva è rimasto zitto…Hanno fallito quando la verità ha chiesto coraggio… Possano quelle forze oscure marcire sotto le loro stesse bugie”.
L’attivista Sally Puz conferma che troppe persone stiano traendo profitti da queste morti, che vogliono far passare a tutti i costi come naturali, mentre Neda Sada condanna le condizioni in cui sono costretti a vivere i leoni, che sarebbero torturati, massacrati e finanche uccisi.
La difesa della KWS
Si dice che sia morto per le ferite riportate nel combattimento, secondo la spietata Legge della natura: i suoi resti sono stati in parte depredati e in parte trovati sparsi sul territorio. La società, oltre a rinnegare qualsiasi coinvolgimento umano nella vicenda, si è anche difesa dalle accuse di coloro che criticavano il fatto di non aver in alcun modo ‘impedito’ questa tragica fine.

Ma la stessa KWS ha tenuto a precisare che il loro compito non è quello di ‘impedire’ che le leggi della natura facciano il loro corso, sebbene a volte gli esiti possano essere tragici come in questo caso: continueranno dunque a salvaguardare l’ambiente ma non a frenare l’istinto e il comportamento di prede e predatori.
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Ora chi prenderà il posto di Oloshipa? Probabilmente sul territorio era davvero in atto una lotta per la conquista della savana, tanto è vero che l’ultima volta che è stato avvistato il compianto grande felino si era già scontrato con due esemplari del branco avversario, quello Topi, ovvero Olepos e Osapuk.
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