Se i NIP non hanno più senso in TV

I 15 minuti di celebrità sono diventati improvvisamente 144.000 il 14 settembre del 2000. Rivoluzionando la televisione per sempre. O, quanto meno, per gli ultimi 25 anni. Grande Fratello ha cambiato il paradigma del piccolo schermo, spazzando via lustrini e paillettes che hanno ceduto il posto a jeans e maglietta.
I NIP, termine di per sè fastidioso ma amaramente calzante, si sono imposti come i nuovi protagonisti della TV, hanno rubato spazio a professionisti navigati del settore, sono diventate le vere star. Il pubblico aveva bisogno di immedesimazione, di verità, di genuinità. Di specchi in cui riconoscersi. Specchi grazie ai quali potersi sentire ‘giusti’ e uscire meno perdenti dal confronto col modello irraggiungibile inculcato dalla tv.
Ma i 144.000 minuti, col tempo, si sono trasformati nel periodo di gestazione di piccoli mostri. La normalità si è trasformata presto in (bi)sogno di affermazione e di popolarità, in un percorso inverso che ha visto i non famosi bramare spasmodicamente perchè lo status di celebrità diventasse la regola e non più un’eccezione lunga 100 giorni.
L’immedesimazione ha ceduto il passo al fastidio, la normalità alla miseria umana. Quella miseria umana portata all’esasperazione dai social che hanno chiuso il cerchio: persone comuni con aspirazioni da star il loro Grande Fratello lo fanno lì ogni giorno, in un crogiolo di falsità e ipocrisia che i NIP, quelli autentici, rifuggono.
Ora, per una parabola che ha dell’assurdo, a portare verità in un programma come il Grande Fratello potrebbero essere proprio i VIP, quelli veri. Sono loro a poter stupire, mostrandosi per ciò che sono nel privato, dismettendo per 144.000 minuti lustrini e pailettes, pronti a indossare jeans e maglietta.
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