Simonia politica e maggioranze inamovibili, il disastro democratico delle Regioni

Novembre 26, 2025 - 19:30
 0
Simonia politica e maggioranze inamovibili, il disastro democratico delle Regioni

Quella guerra civile a rate, che si combatte in Italia disseminando, tra un’elezione politica e l’altra, di appuntamenti elettorali amministrativi e regionali l’intero calendario politico nazionale e assegnando a ciascun voto una valenza poco meno che epocale, si è conclusa quest’anno esattamente come tutti sapevano che sarebbe finita, con la conferma ovunque delle maggioranze uscenti.

Altrettanto prevedibile è il dato in forte crescita dell’astensione – di quanti avevano votato la volta scorsa in Campania, Puglia e Veneto, uno su quattro sabato e domenica se n’è rimasto a casa – che è strettamente connesso a quello della sostanziale inamovibilità delle maggioranze uscenti. Dalle ultime elezioni politiche sono andate al voto tutte le diciannove regioni e le due province autonome italiane e solo in due casi (Umbria e Sardegna) hanno cambiato colore. 

Ormai le elezioni regionali sono una transazione tra quelli che possono dare qualcosa e quelli che possono prenderselo, attraverso un sistema di voto di scambio politico-affaristico legalizzato perché pubblicizzato e rapporti di clientela e di comparaggio legati al controllo di tutti i fiumi, torrenti e rigagnoli della spesa locale. 

Chi non fa parte del giro, chi non nomina tutti – dai manager della sanità, ai gettonisti degli enti partecipati – e finanzia tutto – dai progetti di sviluppo infrastrutturale alle processioni del santo patrono – non ha di che comprare i voti che servono e ben pochi tra gli elettori hanno l’incentivo a esprimere un voto, che serve solo a perdere e non può essere remunerato che dalle briciole del potere altrui. 

I pochi elettori che non vogliono votare seguendo un capobastone come il ciuccio fa col padrone e non vogliono partecipare del banchetto dei vincenti e dei perdenti, non hanno offerte politiche alternative all’accattonaggio elettorale, se non quella della testimonianza, e quindi in buona parte se ne stanno a casa. Quindi a votare, alla fine, vanno solo quelli che il voto lo vendono a quelli che i voti li comprano.

Ad aggravare tutto ciò concorrono sistemi elettorali che, se per l’esecutivo (i Presidenti) hanno ovunque una impostazione super-presidenziale, per il legislativo (i Consigli regionali) ruotano interamente attorno al voto di preferenza, che è il meccanismo notoriamente più criminogeno di selezione della rappresentanza politica e quindi, non a caso, il meno utilizzato nelle principali democrazie del mondo.

La cosiddetta stabilità delle regioni è in realtà l’altra faccia dell’inespugnabilità di sistemi di potere locali cementati da fortissimi intrecci di interesse, in cui la stessa legittimazione democratica è un prodotto di corruzione simoniaca. C’è poco da stupirsi che dunque il regionalismo sia stato, allo stesso tempo, un clamoroso fallimento di governo e un modello di consenso mercenario di straordinario successo, proprio perché del tutto indipendente dai risultati conseguiti e festosamente emancipato da ogni scrupolo di interesse generale. Discutere del futuro politico-elettorale dell’Italia a partire dal modello delle regioni è un esercizio tanto fatuo – il voto nazionale è un’altra cosa – quanto pericoloso.

L'articolo Simonia politica e maggioranze inamovibili, il disastro democratico delle Regioni proviene da Linkiesta.it.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News