Siria. ‘Dichiarazioni su accordo di pace con Israele premature’

Lug 6, 2025 - 04:00
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Siria. ‘Dichiarazioni su accordo di pace con Israele premature’

di Giuseppe Gagliano

La notizia di un possibile accordo di pace tra Siria e Israele ha acceso un dibattito internazionale, ma a Damasco è arrivata una risposta che suona come un monito: “Prematuro parlarne”. In queste parole, pronunciate da una fonte ufficiale siriana ai media statali, si condensano le cicatrici di un conflitto lungo decenni, le tensioni regionali e la diffidenza verso qualsiasi iniziativa che non parta da una piena restituzione dei territori occupati.
Al centro dello scontro resta il Golan, un altopiano strategico che Israele conquistò nel 1967 e annesse nel 1981 con un’azione mai riconosciuta dalle Nazioni Unite. Per Damasco, ogni discussione su una normalizzazione deve partire dal ritiro israeliano dalle aree occupate. Per Tel Aviv, invece, il Golan rappresenta una barriera insostituibile contro potenziali minacce provenienti dalla Siria e dal Libano.
Gideon Saar, ministro degli Esteri israeliano, ha dichiarato di voler “aggiungere la Siria e il Libano al cerchio della pace”, ma ha contemporaneamente ribadito che il Golan resterà sotto controllo israeliano. Una posizione che, agli occhi delle nuove autorità siriane, suona come un tentativo di imporre condizioni umilianti a un Paese ancora fragile dopo la caduta di Bashar al-Assad.
La Siria post-Assad è un Paese in transizione, governato da forze islamiste che, pur mantenendo un profilo pragmatico, devono misurarsi con una società devastata da oltre un decennio di guerra civile e da continue incursioni israeliane nel sud del Paese. La caduta di Assad e l’indebolimento di Hezbollah – storico alleato di Damasco – hanno rimescolato le carte nella regione.
Da un lato Israele ha intensificato i bombardamenti su obiettivi siriani e ha rafforzato la sua presenza nella zona cuscinetto pattugliata dalle Nazioni Unite lungo la linea dell’armistizio del 1974. Dall’altro le nuove autorità di Damasco, guidate dal presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, cercano di evitare un’escalation con Israele pur restando ferme sulla questione territoriale.
Gli osservatori più cauti sostengono che i colloqui in corso, ammesso che portino a un risultato, si limiteranno a un accordo di non belligeranza piuttosto che a un trattato di pace formale. Per Damasco, la normalizzazione dei rapporti è possibile solo se l’occupazione israeliana cesserà e verrà ripristinato l’accordo di disimpegno del 1974.
Intanto, la comunità internazionale osserva con attenzione. Ogni passo falso potrebbe riaccendere il fronte siriano e destabilizzare un Medio Oriente già provato dalle guerre di Gaza, dalle tensioni con l’Iran e dall’instabilità libanese.
La pace tra Israele e Siria rimane dunque un miraggio, offuscato da questioni irrisolte e da un equilibrio di potere che continua a pendere pericolosamente verso il conflitto.

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Redazione Redazione Eventi e News