Smithfield Market: storia, trasformazioni e futuro di un luogo simbolo di Londra

Novembre 16, 2025 - 17:00
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Smithfield Market: storia, trasformazioni e futuro di un luogo simbolo di Londra

Il Smithfield Market è uno dei luoghi più antichi, complessi e affascinanti della capitale britannica. Situato nel cuore della City, a pochi passi da Farringdon e dal Barbican, questo enorme mercato dedicato alla carne ha attraversato oltre otto secoli di storia, evolvendo insieme alla città e rispecchiandone ogni mutamento sociale, economico e urbanistico. Dalle fiere medievali alle esecuzioni pubbliche, dalle rivoluzioni vittoriane al commercio moderno e infine alla grande trasformazione del XXI secolo, Smithfield rappresenta un esempio raro di continuità urbana: un luogo che non è mai scomparso, ma che ha cambiato volto più volte pur mantenendo la sua identità profonda. Oggi, mentre si avvicina il trasferimento definitivo del mercato all’ingrosso e l’area si prepara ad accogliere nuove funzioni culturali e pubbliche, Smithfield torna al centro dell’attenzione come spazio simbolico, in cui passato e futuro dialogano in modo sorprendente. Per gli italiani che vivono a Londra, rappresenta un tassello fondamentale per comprendere la città meno turistica e più autentica, quella che ha formato l’identità commerciale e sociale della capitale moderna.

Dalle fiere medievali al mercato del bestiame: le origini di Smithfield

Per comprendere l’importanza di Smithfield Market bisogna tornare indietro fino all’epoca medievale, quando Londra non era ancora la metropoli tentacolare che conosciamo oggi. All’epoca, l’area conosciuta come Smooth Field — poi contratta in Smythfeld e infine Smithfield — era uno spazio aperto appena fuori dalle mura cittadine, destinato a usi agricoli, fiere e raduni pubblici. Era un grande prato pianeggiante, ideale per ospitare mercati di bestiame, gare equestri e manifestazioni popolari. La prima testimonianza scritta della sua funzione risale al 1174, quando il cronista William Fitzstephen descrisse il luogo come un “ampio campo dove ogni venerdì si radunano uomini con cavalli eccellenti in vendita, nonché bestiame di ogni genere”. Una descrizione vivida, che anticipa il ruolo centrale che Smithfield avrebbe svolto per secoli nel commercio londinese.

L’area, tuttavia, non era nota solo per il mercato. Durante il Medioevo fu teatro di esecuzioni pubbliche, alcune delle quali passate alla storia. Tra gli episodi più ricordati vi è l’uccisione del leader della rivolta contadina, Wat Tyler, nel 1381, e le esecuzioni di eretici durante il XVI secolo. Questi eventi fanno parte della memoria storica londinese e sono documentati nelle principali fonti accademiche, alcune delle quali sono accessibili tramite il sito della City of London Corporation, l’ente che ancora oggi amministra l’area e che ricostruisce la storia del mercato nella sezione “History of the Market” del suo portale istituzionale, raggiungibile su cityoflondon.gov.uk.

L’enorme popolarità del mercato del bestiame continuò per tutto il Medioevo e l’età moderna, rendendo Smithfield un punto di riferimento economico strategico per la città. Era uno spazio affollatissimo, dove migliaia di animali venivano scambiati, venduti o condotti verso altre zone della città. Tuttavia, con l’arrivo dell’Ottocento e l’esplosione demografica di Londra, il vecchio mercato all’aperto iniziò a essere considerato insalubre, pericoloso e logisticamente inefficiente. La città si stava modernizzando, le richieste dei consumatori aumentavano e i vecchi sistemi non erano più sostenibili. La soluzione arrivò con una delle più grandi trasformazioni urbanistiche dell’epoca vittoriana.

Fu infatti nel XIX secolo che Smithfield conobbe un cambiamento radicale, grazie alla costruzione di nuovi edifici coperti specificamente progettati per il commercio della carne. Il Metropolitan Meat and Poultry Market Act del 1860 diede il via allo sviluppo di un complesso moderno e all’avanguardia per l’epoca. L’architetto Sir Horace Jones, già progettista di celebri mercati londinesi, fu incaricato di realizzare una struttura imponente, ventilata, dotata di spazi razionali e collegata direttamente alla rete ferroviaria sotterranea, così da facilitare il trasporto delle merci. La costruzione fu completata nel 1868, inaugurando ufficialmente la fase moderna di Smithfield Market. Le informazioni sull’architettura vittoriana del mercato sono riccamente documentate dal Museum of London, che dedica una sezione alle trasformazioni del distretto consultabile su londonmuseum.org.uk.

Il nuovo complesso rappresentò una svolta per l’igiene, la sicurezza e la logistica della distribuzione alimentare nella capitale. Era un mercato chiuso, regolamentato, dotato di ghiacciaie e collegato direttamente con le linee che portavano le merci in tutta Londra: un piccolo capolavoro ingegneristico per l’epoca vittoriana. Questa trasformazione pose le basi per più di un secolo di attività fiorente, rendendo Smithfield un elemento indispensabile per l’alimentazione della città.

Il cuore del commercio londinese: il grande mercato vittoriano della carne

Con l’apertura del nuovo complesso vittoriano nel 1868, Smithfield Market divenne uno dei centri nevralgici del commercio alimentare londinese. La struttura progettata da Sir Horace Jones era imponente, con vaste navate in ferro e vetro che permettevano una ventilazione costante e un controllo della temperatura molto più efficace rispetto ai vecchi mercati all’aperto. La grande hall centrale, le arcate colorate e la presenza di magazzini sotterranei collegati alla ferrovia fecero del nuovo Smithfield un punto di riferimento per l’Europa intera. Per molti aspetti fu un’innovazione straordinaria: un mercato moderno, pensato per il commercio intensivo, ordinato e conforme alle necessità igieniche di una città in rapido mutamento. Il Museum of London ricorda come il nuovo impianto rappresentò un vero esempio di ingegneria urbana vittoriana, sottolineando nel suo archivio digitale – consultabile tramite londonmuseum.org.uk – la presenza di tunnel sotterranei che consentivano il trasporto della carne direttamente dalle stazioni ferroviarie alle aree di vendita.

La routine del mercato era frenetica e coinvolgeva migliaia di lavoratori: grossisti, trasportatori, macellai, portatori, ispettori sanitari, commercianti e rivenditori che acquistavano carne per ristoranti, hotel o per le piccole botteghe diffuse in tutta la città. L’attività iniziava nelle primissime ore del mattino, spesso prima delle due, quando camion e carri raggiungevano le banchine di carico, mentre i negozianti si preparavano a contrattare. Per più di un secolo questa scena si ripeté ogni notte, definendo il ritmo del quartiere e contribuendo a creare una cultura del lavoro particolarmente intensa e riconoscibile.

Smithfield non era solo un luogo di commercio, ma un microcosmo sociale. Le figure storiche dei lavoratori del mercato sono ricordate ancora oggi nella narrativa popolare londinese: uomini robusti abituati a sollevare enormi mezzi bovini, venditori rapidi nella contrattazione, grossisti famosi per il loro fiuto commerciale. L’ambiente aveva un carattere ruvido ma profondamente comunitario, in cui generazioni successive si tramandavano mestieri e conoscenze. Le fotografie d’epoca, conservate negli archivi del London Metropolitan Archives, mostrano scene di intensa vita quotidiana: file di carcasse appese, aste animate, carrelli pieni di prodotti, clienti che entrano nella hall al sorgere del sole.

Durante il XX secolo, il mercato dovette adattarsi a nuove normative sanitarie e a cambiamenti significativi nel sistema di distribuzione alimentare. L’avvento della refrigerazione moderna e la diffusione dei grandi magazzini influenzarono il ruolo dei mercati all’ingrosso, ma Smithfield mantenne una posizione centrale grazie alla sua capacità di adattamento. La City of London Corporation, che lo gestisce tuttora, implementò nuove regolamentazioni, servizi di ispezione sanitaria più avanzati e interventi strutturali per assicurare la continuità dell’attività. Il sito istituzionale dell’ente, disponibile su cityoflondon.gov.uk, illustra l’evoluzione recente delle norme che hanno accompagnato la transizione verso uno standard europeo per la vendita e la lavorazione della carne.

A partire dagli anni Ottanta e Novanta, mentre Londra si trasformava in una capitale finanziaria globale, l’area di Smithfield iniziò ad attirare l’attenzione degli investitori immobiliari e degli urbanisti. La sua posizione strategica, nel cuore della City e vicino a snodi di trasporto come Farringdon, lo rese un potenziale polo di sviluppo. Tuttavia, l’attività del mercato continuò, seppur con un progressivo ridimensionamento, mantenendo una funzione essenziale per la distribuzione alimentare londinese. È proprio questa convivenza tra passato operativo e nuove visioni urbanistiche a caratterizzare la fase contemporanea del luogo, che oggi si prepara a un cambiamento epocale destinato a ridefinirne completamente l’identità.

Declino, battaglie per la conservazione e il lento passaggio verso una nuova era

Con l’inizio del XXI secolo, Smithfield Market iniziò ad affrontare un periodo di incertezza. Il mercato della carne, pur rimanendo operativo e fondamentale per molti grossisti, dovette confrontarsi con cambiamenti profondi nel settore alimentare, con l’ascesa della distribuzione su larga scala, l’evoluzione delle tecniche di refrigerazione e la trasformazione economica della City di Londra, sempre più orientata verso servizi finanziari e funzioni terziarie. Il calo generale dell’ingrosso tradizionale mise sotto pressione l’attività quotidiana del mercato e iniziò a emergere l’idea che l’area potesse essere riconvertita a nuovi usi.

A partire dagli anni Duemila, alcuni sviluppatori immobiliari manifestarono interesse per i vasti edifici vittoriani di Smithfield, vedendo in essi un potenziale enorme per realizzare spazi commerciali, residenziali o direzionali. Tuttavia, i progetti di demolizione parziale o totale incontrarono una forte opposizione da parte di associazioni culturali e di tutela del patrimonio, tra cui SAVE Britain’s Heritage, che lanciò una campagna nazionale per proteggere l’integrità del complesso storico. La battaglia fu lunga e accesa: da una parte i fautori della modernizzazione, dall’altra i difensori della storia urbana londinese. La vicenda finì anche al centro dell’attenzione dei media, alimentando un dibattito più ampio sul ruolo dei mercati storici nella città contemporanea.

Un momento decisivo arrivò quando il Secretary of State for Communities and Local Government respinse una proposta di demolizione dei vecchi edifici nell’area occidentale di Smithfield, riconoscendo che rappresentavano un bene culturale di altissimo valore storico e architettonico. Il caso fu oggetto di analisi approfondite da parte dello stesso governo britannico, con documenti ancora oggi consultabili tramite i registri pubblici riportati su historicengland.org.uk, il portale nazionale dedicato ai beni tutelati. La decisione segnò una svolta: Smithfield non poteva essere cancellato, ma andava reinterpretato.

Parallelamente, la City of London Corporation elaborò varie strategie per garantire un futuro sostenibile all’area, valutando scenari che includessero sia la conservazione degli edifici sia la possibilità di introdurre nuove funzioni culturali e pubbliche. Il mercato continuò a operare, ma con una progressiva riduzione del volume d’affari e un aumento dei costi operativi. Alcuni commercianti storici, pur desiderosi di rimanere, iniziarono a percepire l’incertezza del contesto e la concorrenza crescente di sistemi di distribuzione più moderni e centralizzati.

Nel frattempo, il dibattito cittadino si arricchì di nuove prospettive. Urbanisti, storici, architetti e residenti iniziarono a immaginare Smithfield non più soltanto come un luogo di commercio, ma come uno spazio urbano complesso, capace di accogliere funzioni culturali, creative e comunitarie. L’arrivo della Elizabeth Line e il potenziamento dell’hub di Farringdon resero l’area ancora più strategica, aprendo la strada a nuovi investimenti.

La discussione raggiunse un punto di svolta negli anni più recenti, quando divenne evidente che mantenere il mercato all’ingrosso nella sua sede originaria non era più sostenibile nel lungo periodo. I costi di manutenzione, la necessità di adeguamenti strutturali e sanitari e la difficoltà di operare nel cuore della City portarono a valutare seriamente l’ipotesi di trasferire l’intera attività in un’area più adatta. Questa scelta, seppur difficile, risultò coerente con l’evoluzione urbanistica di Londra, una città che negli ultimi decenni ha cercato di combinare conservazione e innovazione senza sacrificare il proprio patrimonio.

La chiusura del mercato all’ingrosso e il mancato trasferimento a Dagenham

Negli ultimi anni la discussione attorno a Smithfield Market ha assunto una dimensione decisiva quando la City of London Corporation ha confermato che l’attività all’ingrosso della carne, dopo oltre un secolo e mezzo, sarebbe stata definitivamente chiusa. Per anni era stato considerato un fatto acquisito che il mercato si sarebbe trasferito nell’area di Dagenham, nell’est di Londra, nell’ambito di un ambizioso piano che prevedeva la creazione di un grande polo alimentare unico, capace di ospitare anche i mercati di Billingsgate (pesce) e New Spitalfields (frutta e verdura). L’obiettivo era razionalizzare le operazioni, ridurre i costi di gestione e modernizzare l’intera filiera dell’ingrosso. Tuttavia, nonostante anni di progettazione e investimenti preliminari, il trasferimento non è mai diventato realtà.

Nel 2024, infatti, la City annunciò ufficialmente che il progetto di Dagenham non sarebbe proseguito. Le ragioni furono molteplici: l’aumento vertiginoso dei costi di costruzione, le difficoltà logistiche e i continui ritardi resero l’intero piano economicamente insostenibile. Secondo un’inchiesta pubblicata dal “Financial Times”, consultabile anche tramite ft.com, i costi complessivi avevano superato di molto le stime iniziali, costringendo la City a prendere una decisione drastica. Il mercato della carne sarebbe stato chiuso senza trasferimento immediato e la sua attività ridistribuita attraverso modalità alternative. Per molti commercianti, questa scelta rappresentò un duro colpo: alcuni storici operatori espressero preoccupazione per il proprio futuro, altri criticarono la gestione protratta e incerta che aveva accompagnato l’intero progetto.

La chiusura di Smithfield Market, prevista entro il 2028, non significa tuttavia la fine del ruolo dell’area nella vita cittadina. Anzi, ha accelerato un processo di riconversione ambizioso, già avviato negli ultimi anni, che vede protagonista uno dei più importanti musei della capitale: il Museum of London. L’istituzione ha annunciato il trasferimento nella zona di West Smithfield, occupando parte degli edifici vittoriani del mercato e trasformandoli in un grande polo culturale destinato a diventare una delle principali attrazioni della città. Il progetto, presentato in modo approfondito sul sito ufficiale del museo – londonmuseum.org.uk – prevede un restauro integrale delle strutture e una riqualificazione che manterrà gli elementi architettonici originari, valorizzandone la bellezza storica.

Il nuovo complesso museale diventerà un luogo aperto e accessibile, progettato per ospitare mostre permanenti, installazioni interattive, eventi e spazi pubblici destinati alla comunità. La visione alla base della trasformazione è chiara: Smithfield non deve essere un sito congelato nel passato, ma un quartiere vivo, capace di dialogare con i cittadini, i residenti e i visitatori. L’obiettivo è quello di dare nuova vita a un’area che per secoli è stata sinonimo di commercio e lavoro, trasformandola in un punto di riferimento culturale e sociale.

Molti osservatori vedono in questo cambiamento un esempio di come Londra si reinventa continuamente. La città conserva il proprio patrimonio, ma lo reinterpreta alla luce delle esigenze contemporanee. È un processo complesso e a volte doloroso, soprattutto per chi ha legato la propria storia personale e professionale al mercato. Tuttavia, la riconversione rappresenta anche un’opportunità per creare uno spazio che racconti la storia di Londra non solo attraverso gli oggetti esposti, ma attraverso gli edifici stessi. Dopo secoli di vita commerciale, Smithfield è pronto a diventare un luogo di conoscenza, incontro e partecipazione, dove la memoria del passato convive con il desiderio di guardare al futuro.

Un quartiere in rinascita: trasformazioni urbane, comunità e nuovi equilibri

La trasformazione di Smithfield non riguarda solo il mercato, ma l’intero quartiere circostante, che negli ultimi vent’anni ha vissuto una lenta ma costante rinascita. L’arrivo della Elizabeth Line a Farringdon ha reso l’area uno degli hub di trasporto più importanti di Londra, con collegamenti diretti ad Heathrow, Canary Wharf e Paddington. Questo cambiamento infrastrutturale ha attirato investitori, ristoratori, aziende creative e residenti in cerca di una zona centrale ma non ancora completamente saturata dai costi elevatissimi di altre parti della City. Con la nuova stazione e il flusso crescente di persone, Smithfield ha iniziato a trasformarsi in un quartiere più dinamico, dove uffici, ristoranti, caffè indipendenti e spazi culturali convivono con edifici storici e strade dal carattere unico. Le trasformazioni sono state seguite e monitorate da enti urbanistici e culturali, e molte di queste analisi sono consultabili attraverso il portale del Greater London Authority, disponibile su london.gov.uk, che offre una panoramica sui progetti di rigenerazione attivi in città.

La futura presenza del nuovo Museum of London rappresenta solo una parte della metamorfosi. Attorno a West Smithfield stanno nascendo iniziative culturali, spazi creativi e progetti dedicati alla comunità, con l’obiettivo dichiarato di mantenere un equilibrio tra sviluppo contemporaneo e identità storica. È proprio questo equilibrio il tema più delicato per gli urbanisti: come preservare il carattere autentico del quartiere senza trasformarlo in un semplice polo commerciale o turistico? La direzione sembra orientata verso un modello ibrido, che unisce cultura, tempo libero e vita quotidiana. Il complesso museale, infatti, non sarà un blocco isolato, ma un centro aperto con piazze, percorsi pedonali, spazi pubblici e collaborazioni con scuole, residenti e associazioni di zona.

Il principio guida è chiaro: Smithfield deve diventare un “quartiere museo vivo”, non una cartolina statica. Questa visione si riflette anche nei progetti di riqualificazione delle facciate, nella conservazione dei dettagli decorativi vittoriani e nell’attenzione posta sul racconto delle comunità storiche che per secoli hanno animato il mercato. Il futuro distretto culturale sarà un esempio di come Londra riesca a trasformare edifici funzionali in spazi di relazione, senza perdere il loro valore identitario.

Allo stesso tempo, la chiusura del mercato all’ingrosso ha sollevato domande sul destino dei commercianti storici e delle famiglie che per generazioni hanno lavorato all’interno degli edifici vittoriani. Alcuni operatori hanno espresso timori riguardo alla perdita di un ambiente lavorativo che ha definito per decenni la loro vita quotidiana. Altri, invece, riconoscono le difficoltà logistiche e normative che avrebbero reso impossibile continuare a operare nel lungo periodo. È un momento di transizione complesso, in cui l’evoluzione della città si intreccia con le trasformazioni personali di chi ha fatto parte del mercato per anni.

Un aspetto positivo è che la riqualificazione dell’area non comporterà una cancellazione della memoria storica. I nuovi spazi culturali integreranno racconti, oggetti, fotografie e testimonianze legate al mercato, preservando una storia che fa parte del DNA londinese. Il lavoro di documentazione svolto dal Museum of London – ampiamente consultabile su londonmuseum.org.uk – è fondamentale per garantire che il lascito culturale non vada perduto. Parallelamente, diverse associazioni di quartiere stanno lavorando per promuovere eventi, mostre temporanee e visite guidate che valorizzino il passato di Smithfield, trasformandolo in un patrimonio condiviso.

Oggi il quartiere appare come un ponte tra ciò che è stato e ciò che sarà. Da una parte si percepisce la memoria robusta di una Londra commerciale, fatta di lavoro fisico, comunità e tradizioni forti. Dall’altra, emerge chiaramente il fermento culturale che renderà Smithfield uno dei poli più interessanti della città. Questo equilibrio tra radici e innovazione è ciò che caratterizza la Londra del futuro: una città che continua a cambiare, ma che sa raccontare le storie che l’hanno formata.

Domande frequenti e il futuro culturale di Smithfield: un patrimonio che continua a vivere

Il processo di trasformazione di Smithfield, pur essendo ancora in corso, ha generato molte domande tra residenti, lavoratori, appassionati di storia urbana e semplici curiosi. L’immaginario collettivo legato al mercato della carne è incredibilmente forte, e l’idea che la sua attività storica stia per concludersi ha inevitabilmente sollevato dubbi sul futuro dell’area. Le domande frequenti che emergono attorno a Smithfield non sono solo interrogativi pratici, ma riflettono una riflessione più ampia su come Londra scelga di custodire e reinterpretare il proprio patrimonio.

Una delle domande più comuni riguarda la timeline della chiusura: quando cesserà definitivamente l’attività del mercato della carne? La City of London Corporation ha indicato il 2028 come data obiettivo, ma il processo è progressivo e richiede tempo, sia per motivi logistici sia per la complessità dei contratti con gli operatori. Non si tratta di un evento improvviso, ma di una transizione graduale che accompagnerà le attività verso una nuova organizzazione esterna all’area storica. Molti chiedono anche cosa ne sarà dei commercianti: una parte di loro sta valutando alternative operative, mentre altri attendono che la City definisca con precisione quali strutture sostitutive saranno messe a disposizione. È un capitolo ancora aperto, che dipende da decisioni amministrative e accordi economici.

Un’altra domanda frequente è: Smithfield rimarrà visitabile durante i lavori di trasformazione? La risposta, almeno per ora, è sì. Sebbene alcune aree possano essere temporaneamente transennate o soggette a interventi di restauro, il quartiere non verrà chiuso al pubblico. La presenza del futuro Museum of London, i ristoranti circostanti, gli uffici e gli spazi creativi manterranno viva la zona, rendendola frequentabile anche mentre i lavori sono in corso. L’obiettivo delle istituzioni è evitare che Smithfield perda vitalità durante la transizione, trasformandolo invece in un laboratorio urbano aperto, che i cittadini possano osservare e vivere in tempo reale.

Molti si chiedono anche quale sarà l’identità del nuovo Smithfield. Sarà un quartiere prettamente culturale? Diventerà un polo turistico o un distretto creativo? Le prime anticipazioni da parte del Museum of London indicano che gli edifici ospiteranno non solo mostre e installazioni, ma anche spazi per eventi, aree pubbliche, laboratori educativi, percorsi espositivi che racconteranno la storia della città attraverso gli oggetti e le testimonianze raccolte nel corso dei decenni. Non sarà quindi un museo tradizionale, isolato dal contesto urbano, ma un luogo dinamico, in dialogo con la vita quotidiana di Londra. I dettagli del progetto sono documentati sul sito del museo, in particolare nella sezione dedicata a West Smithfield, consultabile tramite londonmuseum.org.uk.

Un’altra domanda ricorrente riguarda la conservazione dell’architettura vittoriana: quali elementi storici verranno preservati? Le linee guida ufficiali prevedono la tutela degli edifici principali, delle arcate in ferro, delle facciate in mattoni e di molte decorazioni tipiche del complesso. Non tutto potrà essere conservato nella forma originale, ma l’intento dichiarato è quello di evitare demolizioni invasive. Questo aspetto è confermato anche da Historic England, l’ente nazionale per la tutela dei beni culturali, che nel suo portale – historicengland.org.uk – elenca gli edifici protetti di Smithfield e ne descrive il valore storico.

La domanda più ampia, però, riguarda cosa rappresenterà Smithfield per la Londra del futuro. Sarà ancora un luogo identitario, oppure perderà il suo carattere? In realtà, tutto indica che la trasformazione non eliminerà la memoria storica del quartiere; piuttosto, la incanalerà in una forma diversa. Le storie dei lavoratori, dei commercianti, delle comunità che per secoli hanno attraversato queste strade non scompariranno: verranno raccontate attraverso nuove narrazioni, nuovi spazi e un nuovo modo di vivere l’area. Smithfield diventerà un luogo di incontro, di scoperta e di cultura, capace di connettere passato e futuro con una prospettiva innovativa.

In questa trasformazione, gli italiani che vivono a Londra potranno riscoprire un pezzo di città che per troppo tempo è rimasto ai margini dei percorsi turistici tradizionali. Visitare Smithfield oggi significa osservare una Londra autentica, fatta di storia, lavoro, architettura e cambiamenti profondi. Visitare Smithfield domani significherà vivere un nuovo distretto culturale, testimone della capacità della città di reinventarsi senza cancellare ciò che la rende unica.


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Redazione Redazione Eventi e News