Sostenibilità, passo indietro della Germania: vuole ridurre i controlli sulla supply chain

Ottobre 11, 2025 - 08:30
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Sostenibilità, passo indietro della Germania: vuole ridurre i controlli sulla supply chain
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Il panorama della regolazione europea sugli obblighi di due diligence nelle supply chain — già al centro di aspri dibattiti — si infiamma in Germania. Il Governo di Friedrich Mertz ha presentato nei giorni scorsi la Supply Chain Act Initiative, che prevede l’abolizione dell’obbligo per le aziende con meno di mille dipendenti di redigere una relazione annuale sul rispetto degli obblighi di due diligence, di trasmetterla all’ufficio federale per l’economia e il controllo delle esportazioni (BAFA) e di pubblicarla sul proprio sito web.

Il progetto di legge introduce anche una stretta nelle sanzioni. Mentre in passato anche aspetti più formali in termini di sostenibilità potevano determinare sanzioni, adesso questa nuova proposta di legge prevede contravvenzioni solo per violazioni gravi come l’omissione totale o tardiva delle misure preventive o delle procedure di rimedio. La riforma, che nelle prossime settimane sarà discussa al Bundestag, promette di far risparmiare allo Stato circa 4,1 milioni di euro all’anno grazie all’eliminazione del costo amministrativo legato alla raccolta, alla revisione, all’approvazione e alla diffusione di quei report.

Al contempo però questa manovra ha aizzato un fronte di proteste che accusano il Governo di fare un “passo indietro” rispetto all’impegno tedesco e europeo su diritti umani e ambiente. ONG e sindacati tedeschi hanno denunciato così un indebolimento della trasparenza raccogliendo oltre 210 mila firme per richiedere al Cancelliere di bloccare la riforma. In più, il fronte critico denuncia che questa decisione mette in atto una strategia da “regolazione al ribasso”. Secondo queste associazioni, il settore moda e tessile è tra i più toccati dalla Supply Chain Act Initiative, poiché opera su filiere globali spesso esposte a rischi etici e ambientali. L’abolizione dell’obbligo di reporting riduce la trasparenza sui fornitori, creando potenziali criticità reputazionali per i brand tedeschi.

Il Governo, d’altra parte, sostiene che questa procedura mira a snellire la burocrazia e “rendere la regolazione più proporzionata”, soprattutto nei casi delle medie imprese che hanno risorse limitate. In più, spiegano i portavoce di Mertz, l’impatto pratico di questa abolizione sarà “relativamente modesto”, poiché le imprese interessate dovranno comunque continuare a rispettare gli obblighi fondamentali di due diligence come analisi dei rischi, misure preventive, rimedi e procedure di reclamo, anche senza la relazione formale.

La Supply Chain Act Initiative è pensata come misura transitoria in attesa della direttiva UE CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), che i Paesi membri dovranno attuare entro il 26 luglio 2027. La normativa europea potrebbe imporre la reintroduzione delle relazioni e delle sanzioni più aspre per chi non rispetta i criteri di sostenibilità in tutti i Paesi europei, tuttavia anche al livello europeo questo resta un tema caldo perché a seguito delle resistenze avanzate da Germania, Francia, Stati Uniti e Qatar, la maggioranza europarlamentare ha chiesto una modifica della legge per evitare di gravare eccessivamente da un punto di vista economico e burocratico sulle aziende europee. La direttiva sulla due diligence per la sostenibilità aziendale dell’Unione Europea è stata adottata lo scorso anno e impone alle aziende di regolarizzare tutti gli aspetti legati  ai diritti umani e all’ambiente all’interno delle loro catene di fornitura secondo le normative europee, pena multe pari al 5% del fatturato globale.

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Redazione Redazione Eventi e News