Transizione 5.0 al capolinea: risorse esaurite e stop alle prenotazioni
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Transizione 5.0 al capolinea: risorse esaurite e stop alle prenotazioni
Con l’esaurimento delle risorse residue, dopo la riduzione da 6,3 a 2,5 miliardi stabilita con il piano di rimodulazione del PNRR, si chiude l’esperienza del piano Transizione 5.0. Un decreto del Mimit dispone che il GSE non dia più conferma alle domande di nuova presentazione. Ecco che cosa succede adesso.

Volge al capolinea la stagione di uno degli incentivi più chiacchierati della storia della politica industriale, il piano Transizione 5.0. Un decreto direttoriale MIMIT a firma di Paolo Casalino ha disposto la chiusura de facto della piattaforma del GSE per la raccolta delle domande per accedere ai crediti d’imposta. Tecnicamente le imprese potranno ancora presentare la domanda, ma riceveranno in risposta dal GSE un avviso di esaurimento risorse, come accadde (per errore) a inizio anno con il piano Transizione 4.0.
Le domande presentate d’ora in avanti entreranno in una sorta di coda e saranno riammesse in caso di nuova disponibilità di risorse, per esempio per rinunce di progetti già presentati (uno scenario che, come vedremo più avanti, è poco probabile).
Transizione 5.0 chiusa, ecco che cosa è successo
Proviamo a spiegare che cosa è successo e che cosa succederà. Come è noto il piano, che doveva coprire il biennio 2024-2025 agevolando gli investimenti delle imprese in progetti di innovazione “green” volti a promuovere il risparmio energetico, è partito in enorme ritardo con il decreto attuativo arrivato solo ad agosto 2024.
La normativa è poi stata accolta piuttosto male dalle imprese per via della sua complessità rispetto al piano Transizione 4.0. Fino all’inizio del 2025 i 6,3 miliardi di euro sono quindi stati assorbiti molto lentamente.
A cambiare le carte in tavola è intervenuta prima la legge di bilancio 2025, che ha unito i primi due scaglioni e soprattutto introdotto una serie di rilevanti semplificazioni, la più rilevante delle quali è la presunzione di risparmio energetico per gli investimenti sostitutivi di beni obsoleti. A seguire sono stati pubblicati dal Mimit e dal GSE ulteriori chiarimenti in formato FAQ.
Questi fattori, uniti al fatto che imprese e consulenti hanno acquisito progressivamente familiarità con la normativa, hanno dato una spinta significativa agli investimenti che hanno iniziato a crescere in maniera significativa.
Nonostante il boost delle domande, però, di fatto l’obiettivo di spesa dei 6,3 miliardi è apparso comunque impossibile da raggiungere nei mesi residui del 2025.
Esclusa la proroga della misura, il Governo ha quindi deciso di destinare parte di queste risorse, attraverso la rimodulazione del PNRR, ad altre misure nell’ambito del PNRR, liberando così risorse nazionali per il prossimo piano di incentivi per il 2026 basato sull’iperammortamento che sostituirà sia Transizione 4.0 sia Transizione 5.0.
Il Governo ha quindi deciso di fissare a 2,5 miliardi il nuovo obiettivo di spesa per Transizione 5.0. Ma, come dicevamo, nelle ultime settimane le domande sono cresciute a un ritmo sempre maggiore, al punto da superare di slancio, nella giornata del 6 novembre, i 2,8 miliardi di prenotazioni.
Di qui la scelta del Ministero di chiudere la piattaforma, in modo da consentire il “consolidamento” delle pratiche già presentate (la maggior parte delle quali già in fase di acconto versato), nella convinzione che la spesa complessiva, tra completamenti e rinunce, consentirà all’Italia di raggiungere con sicurezza il target previsto.
Ma la scelta attuale consente anche al Governo, non sforando di troppo i 2,5 miliardi a valere sul PNRR, di non intaccare le risorse statali approntate per il piano 2026 (4 miliardi).
Che cosa succede adesso
Ma che cosa succede adesso? Le imprese che hanno già presentato domanda possono stare tranquille: le pratiche saranno gestite normalmente, anche qualora il montante di crediti da erogare dovesse superare i 2,5 miliardi.
Per le altre aziende invece in teoria ci potrebbero essere spiragli di una riapertura della piattaforma, ma ci sentiamo di escluderlo. Perché questo possa accadere dovrebbero esserci un bel po’ di rinunce esplicite – e dovrebbero essere tutte nelle prossime settimane. Solo a quel punto il GSE, procedendo in ordine cronologico di presentazione delle domande non ancora accolte, invierebbe nuova comunicazione alle imprese, che potrebbero portare avanti la pratica, sempre che gli investimenti siano già stati di fatto ultimati.
Purtroppo si tratta di uno scenario di difficile concretizzazione. Per chi sta avviando adesso nuovi investimenti vale sicuramente la pena puntare sul nuovo incentivo.
La vera questione riguarda chi ha già avviato i progetti di innovazione con tanto di ordini effettuati e magari anche accontati in vista della fruizione degli incentivi previsti dal piano Transizione 5.0.
Queste imprese rischierebbero di trovarsi ingiustificatamente a secco se per il nuovo incentivo 2026, che sarà operativo per investimenti effettuati da gennaio, il Governo optasse per il criterio adottato proprio per l’avvio del piano Transizione 5.0, cioè che l’ordine deve essere successivo al 1 gennaio 2026.
Contiamo però che prevalga il buon senso e che il Governo permetta l’accesso anche agli investimenti già avviati con ordini, ma “effettuati” nel 2026 ai sensi dell’articolo 109 del TUIR (cioè con consegna e collaudo successivi al 1 gennaio 2026).
Sicuramente un po’ di chiarezza sul punto, nelle more dell’approvazione della legge di bilancio che non arriverà prima di fine anno, sarebbe gradita.
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