Un fiume di gente per la Palestina, milioni di italiani furiosi per gli scioperi, grazie Landini

Ottobre 5, 2025 - 12:00
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Un fiume di gente per la Palestina, milioni di italiani furiosi per gli scioperi, grazie Landini

È vero: c’era un fiume di gente ieri in piazza a manifestare per la Palestina.

Ma chiedete a chi è stato imbottigliato per la paralisi del traffico o a quanti sulle autostrade o le tangenziali sono rimasti fermi per ore, domandatelo a loro che cosa ne pensano dello sciopero che ha paralizzato il Paese.

Il ritornello è sempre lo stesso, ma stavolta davvero l’Italia che lavora è rimasta immobile per un giorno intero. Stazioni, aeroporti, treni fermi, voli cancellati: un delirio.

Con migliaia di persone che non sapevano dove sbattere la testa per raggiungere “il luogo agognato”. La musica non cambia quando vince la protesta.

Il popolo ha il diritto di far sentire la propria voce, ci mancherebbe, è un diritto sancito dalla Costituzione.

Dalla parte di chi subisce gli scioperi

Un fiume di gente per la Palestina, milioni di italiani furiosi per gli scioperi, grazie Landini, nella foto sciopero treni
Un fiume di gente per la Palestina, milioni di italiani furiosi per gli scioperi, grazie Landini – Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

Ma è giusto mettersi anche dalla parte di coloro che non  possono smettere di lavorare perché hanno preso impegni improrogabili.

Invece, non esistono ragioni che possano comprendere il malcontento di quanti magari non sono contrari a quella manifestazione, però vorrebbero vivere in città o paesi in cui tutte le attività non vengano completamente dimenticate. Molti contro pochi, il paragone è evidente. Ma quei pochi chi li difende, chi spende una sola parola in loro favore? Il sindacato plaude,  Maurizio Landini non sta nella pelle quando vede quella platea formata da cortei che sembrano non avere una coda.

È in prima fila, si offre volentieri ai microfoni, stavolta non teme che qualche sconsiderato giornalista gli faccia domande che lo possano mettere in imbarazzo. Dice: “Oggi chi guida l’Italia, il governo, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Taiani dovrebbero ringraziarci vedendo questo spettacolo. Abbiamo dimostrato che l’Italia non si piega ai soprusi, respinge la violenza, inorridisce dinanzi ad uno sterminio senza sosta”.

Dove erano gli aiuti per la Palestina?

Naturalmente, vuole magnificare anche il coraggio di quei valorosi che sono arrivati non lontani dalla Palestina. Volevano solo portare aiuti umanitari a quella povera gente che muore spesso di fame, ma dove sono quegli aiuti?

Se fosse stato vero un tale scopo della “crociera” perché hanno risposto con quattro no a chi li invitava a deporre il carico a Gerusalemme e, con l’aiuto della Chiesa, far arrivare le vettovaglie a destinazione? Al contrario, hanno fatto spallucce respingendo gli appelli del capo dello Stato, del Papa e del presidente del consiglio.

Probabilmente, il loro vero obiettivo era quello di provocare, andare alla ricerca di un particolare che li avrebbe resi famosi in tutto il mondo: una vittima sacrificale su cui avrebbero costruito un’impresa senza precedenti.

Fallito il viaggio non si poteva fare a meno di sfruttare il momento propizio per dare una spallata al governo e alla sua leader. Ecco, dunque, il capo della Cgil diventare protagonista e dimostrare agli italiani che è ancora lui il capo della contestazione. Maurizio Landini non vuole nemmeno sentir parlare degli amici-nemici che vorrebbero fargli ombra impedendogli di lasciare il sindacato e di buttarsi in politica con un posto consono alla sua personalità.

Non c’è dubbio che ieri ha vinto se è vero che è riuscito a portare per le strade di mezza Italia (e forse più) quel mare di folla che sbandierava il vessillo della Palestina. Dove erano finiti in quello storico momento i “capitani coraggiosi” (così li definisce un giornalista che ha dimenticato la terzietà della nostra professione) della Flotilla? Arrestati e finiti in un carcere che non deve essere un luogo delle meraviglie. Sono quaranta in attesa di un giudizio che speriamo arrivi in fretta.

Non tutti hanno patito: i quattro parlamentari del Pd e dei 5Stelle sono saliti in fretta e furia su un aereo che li ha riportati in meno di tre ore a Fiumicino. Vorremmo chiedergli: la legge non è uguale per tutti? Perchè allora non sono rimasti con gli altri protagonisti della missione aspettando tutti insieme il via libero delle autorità israeliane? Avrebbero avuto meno pubblicità di quella avuta quando sono scesi?

Loro in Paradiso, i manifestanti nelle piazze “rovinati” da quei teppisti che ogni volta non mancano di dimostrare la loro democraticità anche a parole. Un  grande cartello su tutti: “Meloni, Taiani, Salvini farete la fine di Mussolini”. La rima è salva, ma il resto lo lasciamo giudicare a quei due lettori che vorranno perdere il loro tempo scorrendo questo scritto.

Oggi, sabato, la politica tace. È la giornata del silenzio, vigilia delle elezioni regionali in Calabria. La destra spera in un bis, la sinistra in un miracolo, lo stesso che promette alla gente il candidato che si oppone a Roberto Occhiuto, al secolo Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps, nuovo esponente di spicco dei pentastellati.

Nell’ultimo giorno di campagna, è andato in giro in lungo e in largo per la Calabria promettendo a quanti andranno a votare un premio: “Abolirò il bollo auto finché non saranno sistemate le strade della regione”.

Beh, dopo il reddito di cittadinanza di cui lui fu uno dei padrini, il regalo ha certamente un minor valore. Ma la colpa non è sua, ma del governo che non sa stendere nemmeno un bilancio. Evviva la sincerità

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