Von der Leyen all’Eurocamera: “Pace è scoraggiare aggressioni”

Ottobre 9, 2025 - 07:00
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Von der Leyen all’Eurocamera: “Pace è scoraggiare aggressioni”

Bruxelles – Chiamatela Europa di pace, anche se ci si prepara alla guerra. Di fronte alle invasioni dello spazio aereo UE da parte di velivoli appartenenti ad altri attori, la Commissione europea cambia narrativa. “La missione fondante dell’Unione Europea è preservare la pace. E oggi, ciò significa avere la capacità di scoraggiare aggressioni e provocazioni“, scandisce la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, nell’Aula del Parlamento europeo riunita a Strasburgo per discutere le presunte incursioni russe nei cieli europei. Tutto questo vuol dire che “l‘Europa deve dotarsi urgentemente di una capacità strategica di risposta”, aggiunge von der Leyen. Il che si traduce in corsa agli armamenti.

Lei, von der Leyen, non lo dice. Anzi, sembra aver imparato la lezione del passato recente. Aver dato alla sua agenda di difesa il nome di ‘RearmEU’ (riarmare l’Europa) è un qualcosa che le è costato in termini di consensi in seno al Parlamento, con il conseguente cambio di rotta: ‘RearmEU’ ha cambiato nome in ‘Readiness 2030’ (essere pronti per il 2030). Ora si sta per aggiungere un tassello: “Presenteremo presto la nostra tabella di marcia ‘Preserving Peace – Readiness 2030′”, annuncia la presidente della Commissione europea. Gioca con i nomi e la semantica. ‘Preservare la pace’ attraverso il riarmo, quello di nuova generazione, perché dentro l’agenda che verrà ci saranno i droni e le nuove soluzioni che la tecnologia potrà e saprà offrire.

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Del resto von der Leyen intercetta gli umori dell’Aula e risponde alle aspettative diffuse tra i gruppi. A chiedere una risposta muscolare sono popolari (PPE), socialisti (S&D), liberali (RE), Verdi. Da ogni schieramento arriva la conferma di un’Unione europea che muta pelle. “La sola cosa che la Russia capisce è la forza“, sostiene Andrzey Halicki (PPE), il primo in ordine di interventi a offrire una visione tutt’altro che isolata. “L‘Unione Europea deve rafforzarsi“, le fa eco la presidente dei socialdemocratici, Iratxe Garcia Perez. “Putin sfida la nostra libertà, ma la nostra risposta sarà più Europa: un’Europa forte e unita, capace di proteggere il suo cielo, la sua terra e il suo futuro”.

Se vogliamo pace, serve forza“, fa eco Valerie Hayer, presidente dei liberali. “[Il presidente russo Vladimir] Putin capisce solo la forza”, insiste. La co-presidente del Verdi, Terry Reintke, cambia l’ordine dei vocaboli, ma il senso è lo stesso: “Serve un’Europa con forza“. Spetta al suo collega e co-presidente dei Greens, Bas Eickut, chiarire: “Putin rispetta solo la forza, non la diplomazia”. Dai banchi dei socialisti Yannis Maniatis chiede ancora la stessa cosa in modo diverso: “La Russia ci sta mettendo alla prova, e sfortunatamente scopriamo di non essere pronti. Dobbiamo essere pronti“.

L’UE parla di pace con investimenti in industria pesante. Una narrativa che ripropone le censure provenienti dalle opposizioni ai due estremi. I sovranisti (PfE) e la sinistra radicale (laSinistra), che hanno riposto von der Leyen al centro di mozioni di sfiducia (si vota domani, 9 ottobre, ma non sembrano esserci i numeri), attaccano: “Non siamo in guerra con la Russia“, ricorda Pierre-Romain Thionnet (PfE). “Sparare a ogni cosa che entra è controproducente, alimenta la propaganda russa di vittima” dell’occidente. Però, ammette, “deterrenza è meglio di guerra”. Alla fine arriva un implicito via libera a investimenti laddove Commissione e Parlamento vogliono.

Ursula von der Leyen
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (foto: Dati Bendo/Commissione europea)

Dalle fila della sinistra radicale attacca Danilo Della Valle (M5S): “L’UE è ostaggio di una leadership pericolante e morente, che ci sta spingendo alla terza guerra mondiale solo per coprire la propria inadeguatezza. Presidente Von der Leyen, mandi i suoi figli in guerra se ci tiene tanto!”, la critica diretta, peraltro non l’unica. Anders Vistisen (PfE) rincara la dose quando ricorda a tutti, puntando il dito contro la presidente della Commissione europea, di aver fatto parte del governo Merkel, in veste di ministra della Difesa, quando la Germania comprava il gas russo.

In un dibattito accesso e non scevro di tensioni, si arriva anche alla censura dell’Aula per Ozmel Demirel, eurodeputata tedesca de laSinistra. Lei afferma che “la guerra ibrida va avanti da anni, e non da una parte sola”, dice denunciando non precisate “operazioni militari segrete e di droni condotte dall’UE in altri Paesi“. Parole che le valgono la verifica delle dichiarazioni. Sarà la presidente del Parlamento, Roberta Metsola, che nel frattempo aveva lasciato la conduzione dei lavori, a dover gestire le accuse di destabilizzazione mosse da Demirel.

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