Accolti e inviati: la forza della santità
Ragazzi partecipanti alla «Notte dei Santi nei pressi del Duomo. Agenzia FotogrammaNel cuore di Milano, tra la gente distratta e tanti giovani che, sotto una pioggia leggera, trascorrono la sera rumorosa della grande città, li vedi subito i gruppi di ragazzi che vivono la loro «Notte dei Santi». L’appuntamento, ormai divenuto atteso e tradizionale, con il quale la Diocesi e la Fondazione degli Oratori Milanesi che lo organizzano, intendono ogni anno proporre qualcosa di diverso dal “dolcetto o scherzetto”. Infatti, la “Notte” – come la chiamano con semplicità gli adolescenti che provengono da tutte le zone della Diocesi e che si ritrovano in piazza del Duomo, per poi raggiungere altre piazze come San Babila, San Fedele e piazza Fontana -, coincide con la data di halloween, ma offre ben altro. Non leggende venute da altrove, ma la concretezza di donne e uomini che hanno segnato la storia della cristianità e della nostra Chiesa, con vicende di santità e di lavoro, di impegno quotidiano e di generosità senza tempo e confini. Proprio perché, come ha detto l’Arcivescovo a proposito di san Carlo Acutis, «La città è un luogo in cui si può diventare santi», con un’espressione che fa da guida, infatti, al cammino e una figura di santo adolescente che ne è l’icona di riferimento.

Invitati a collegarsi con un Qr code alla “Enter room” per scoprire gli itinerari, più di un migliaio di partecipanti con educatori e animatori, attraversano le vie del centro, giocando e scoprendo vicende antiche, ma soprattutto vivendo, così, la straordinaria modernità del vero incontro con l’altro ritmato da parole come ascolto, empatia, perdono, umiltà, fiducia, desiderio, e da gesti come porsi a cerchio nel cuore delle piazze per indicare la coralità che viene dal «non essere fotocopie».
Poi, per tutti – che a gruppetti, si incrociano percorrendo i rispettivi cammini – l’ingresso in Duomo, dove trovano ad accoglierli, in orari diversi, i 3 Vescovi ausiliari che si alternano per una breve predicazione tra le navate della Cattedrale. Dapprima, il vicario generale, monsignor Franco Agnesi, seguito dal vicario di Zona I-Milano, monsignor Giuseppe Vegezzi e, infine, dal vicario di Zona IV, monsignor Luca Raimondi.

Entrando, ognuno vive il rinnovo della professione di fede presso il battistero carolino, guidato da don Stefano Guidi, direttore della Fom e davanti all’altare maggiore, si legge il Vangelo di Giovanni al capitolo 10, in un Duomo che – senza turisti disordinati e gente ovunque – rivela la sua silenziosa e maestosa bellezza. Così, tra i colori delle vetrate illuminate e le statue dei santi in penombra, pare quasi di toccare con mano ciò che – sempre riguardo a san Acutis – ha più volte sottolineato il vescovo Mario: «Si può dire, si deve dire, che l’adolescenza è un tempo adatto per diventare santi». Per “farsi avanti”, come recita il motto dell’anno oratoriano 2025-2026, dicendo, con i fatti, che la fede non è mai qualcosa di statico, ma è un dinamismo del cuore e della mente, specie nell’età giovane, quando si è «germogli di speranza». Come sono coloro che, indossando giubbotti e sneakers di ordinanza, portano delle piccole luci tra le mani e ascoltano il Vicario generale in un silenzio attento, anche un po’ intimiditi dalla potenza evocativa della Chiesa cattedrale.
L’intervento del vescovo Agnesi
«Gesù si presenta come la porta. Quante volte, anche pensando anche a me stesso, sento il bisogno di una porta aperta, di sentirmi accolto e salvato. Gesù è questa porta e questa è anche la prima scoperta che può fare un ragazzo, una ragazza che cresce e a cui viene proposto di camminare nella santità», spiega il vescovo Franco, che aggiunge.
«Il Signore non solo accoglie, ma invita a uscire: non vi trattiene, non costringe a rimanere, ti manda a condividere il pascolo, a nutrire la vita degli altri: ti fa uscire. Questa e l’altra forza della santità. I santi, infatti, hanno scoperto queste due grandi cose: che sono stati accolti come amici e salvati per quello che sono, ma che, poi, sono andati “fuori” per inventarsi qualcosa, per diventare nutrimento e fiducia per gli altri».

Il richiamo è al pellegrinaggio dei Vescovi lombardi in Terra santa, appena conclusosi, e all’incontro con il patriarca di Gerusalemme dei Latini, il cardinale Pierbattista Pizzaballa. «È lui che ci ha raccontato – spiega monsignor Agnesi – che la parrocchia di Gaza, in tanto disastro, si sta organizzando, specie con i giovani, per l’arrivo dei primi aiuti, al fine di distribuire i doni che giungono perché non siano preda del mercato nero o dei ladri, e in modo che tutti possano fruirne. Loro fanno la carità così. È un segno bellissimo, grande. Hanno scoperto che Gesù ci aiuta a stare con lui in questi giorni difficili: apre la porta sempre. Fate anche voi così, stasera dite al Signore che, forse, potete decidere qualcosa del vostro modo di vivere, magari con una piccola scelta che, però dice uno stile. Ci aiuti la bontà di Dio che sa accompagnarci ogni giorno».
Infine dopo il Padre Nostro recitato coralmente e la benedizione, i passi finali portano i ragazzi verso il tempio eucaristico, la vicina e quasi nascosta chiesa di San Raffaele, con il Santissimo illuminato sull’altare di fronte al quale si prega nel silenzio dell’adorazione.
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