Arcipelago toscano, il commissario Arcenni si presenta alla Comunità del Parco

Ieri il neo commissario del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, il sindaco di Terricciola (PI) Matteo Arcenni, si è presentato formalmente alla Comunità del Parco: erano presenti 9 membri su 13, con l’assenza della Regione Toscana e dei Comuni di Rio, di Capraia Isola e di Livorno.
Nell’occasione la Comunità ha espresso (all’unanimità) parere favorevole sul Bilancio di previsione 2026 del Parco, che concluderà l’iter di approvazione con il provvedimento finale a cura di Arcenni. Da parte sua il commissario «ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto finora dall’Ente e per le significative potenzialità del territorio», oltre a evidenziare di «aver trovato un bilancio solido e una struttura amministrativa efficiente», snocciolando le priorità per il suo mandato: affrontare con urgenza la gestione degli ungulati nell’Isola d’Elba; favorire nuove iniziative imprenditoriali e attività sostenibili per valorizzare il territorio; avviare l’iter di individuazione di aree di protezione a mare da inserire all’interno del perimetro del Parco nazionale, con riferimento all’Elba e al Giglio; sviluppare un piano turistico sostenibile e sensoriale.
Nel corso della seduta è stata ribadita «la necessità che la Regione Toscana nomini un commissario straordinario per la gestione dell’emergenza ungulati all’Elba, al fine di garantire il coordinamento delle attività previste dal più volte citato piano di eradicazione, dentro e fuori dal Parco, e di assicurarne l’adeguato finanziamento e la successiva immediata esecutività».
Paradossalmente, sono però emerse frizioni sulla natura stessa del Parco. Il sindaco di Porto Azzurro, Maurizio Papi, si è rivolto ad Arcenni affermando che «fin dalla sua istituzione il Parco non è mai stato totalmente accettato dalla comunità locale in ragione dei vincoli e dell’imposizione dall’alto della sua perimetrazione, poiché si è ritenuto che il regime di tutela imposto dalla presenza dell’area protetta limiti le attività economiche dei cittadini e delle imprese, generando quindi diffidenza verso l’Ente Parco. Ha quindi richiesto un maggiore coinvolgimento della comunità locale nelle decisioni, con particolare riferimento all’ipotesi di istituzione dell’area marina protetta e alla revisione dei confini del Parco».
Da parte sua il direttore del Parco, Maurizio Burlando, ha evidenziato come «a ormai 30 anni dall’istituzione del Parco Nazionale il quadro regolamentare dell’area protetta sia ormai ben chiaro e noto, soprattutto a chi abbia inteso proporre iniziative o attività di varia natura e ha sottolineato che gli uffici dell’Ente Parco sono sempre stati e sempre saranno disponibili a fornire tutte le indicazioni e i chiarimenti del caso ai cittadini interessati. Ha affermato che la revisione dei confini del Parco richiede una procedura complessa e impegnativa che deve essere poi formalizzata con un decreto a firma del Presidente della Repubblica».
Allargando il quadro del dibattito, è utile ricordare – come emerso nel secondo rapporto annuale del National Biodiversity Future Center (NBFC) – il nostro Paese è ancora distante dagli obiettivi fissati dal Global Biodiversity Framework delle Nazioni Unite e dalla Strategia Ue per la biodiversità al 2030.
Per quanto riguarda le acque territoriali italiane, come sintetizza l’Università di Paadova, solo il 15,5% è attualmente protetto. È quindi necessario raddoppiare quasi questa quota – aggiungendo almeno un altro 14,5% – per rispettare l’impegno internazionale di tutelare almeno il 30% delle aree marine entro il 2030. Ancora più critica la situazione sul fronte terrestre: la superficie protetta è pari al 21,4%, un dato inferiore alla media europea (26,4%) e che, soprattutto, evidenzia una marcata frammentazione geografica delle aree sottoposte a tutela.
Per di più in Italia il mare realmente protetto è meno dell’1% secondo le stime di Greenpeace, che smentiscono quelle del governo. Ciò avviene perché nel conteggio ufficiale delle aree protette, il nostro governo include anche i SIC (Siti di Interesse Comunitario), aree individuate dalla “Direttiva habitat” europea per la loro importante biodiversità, tra cui vi è anche la Zona Speciale di Conservazione “Fondali Marini di Gaiola e Nisida”. In molti SIC però non vengono messe in atto misure di mitigazione o limitazione degli impatti antropici e manca una governance e una gestione dell’area che garantisca una tutela effettiva.
Burlando si è comunque impegnato «come già affermato dal commissario straordinario a implementare e migliorare la comunicazione verso l’esterno». Ma nel frattempo la prima priorità è chiara: Arcenni ha invitato la Comunità del Parco «a procedere, rapidamente e con attenzione alle quote rosa, nell’individuazione dei quattro designati per il nuovo Consiglio direttivo, in vista della scadenza del suo mandato commissariale, prevista tra sei mesi».
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