Buoni fruttiferi postali: TAR del Lazio riaccende le speranze dei risparmiatori

Settembre 3, 2025 - 23:30
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Buoni fruttiferi postali: TAR del Lazio riaccende le speranze dei risparmiatori

lentepubblica.it

Una nuova sentenza del TAR del Lazio rimette in discussione una vicenda in materia di buoni fruttiferi postali che, negli ultimi anni, ha lasciato migliaia di risparmiatori italiani con l’amaro in bocca.


Con la decisione n. 15916 del 1° settembre 2025, i giudici romani hanno infatti confermato la multa inflitta nel 2022 dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato a Poste Italiane per la scarsa chiarezza nella vendita di alcuni buoni fruttiferi postali a termine, in particolare per l’assenza di un’informazione chiara sulla data di scadenza dei titoli.

Buoni fruttiferi postali: TAR del Lazio riaccende le speranze dei risparmiatori

Si tratta di un passaggio giudiziario che potrebbe avere effetti molto concreti per chi, negli anni, si è visto rifiutare il rimborso delle somme investite perché i buoni risultavano “prescritti”. In molti casi, infatti, i risparmiatori, spesso persone comuni che avevano affidato i propri risparmi alle Poste confidando in un prodotto sicuro e semplice, si sono ritrovati improvvisamente senza poter reclamare né il capitale né gli interessi maturati.

Il TAR ha sostanzialmente riconosciuto che, in quelle circostanze, la responsabilità non può essere scaricata unicamente sui cittadini. Secondo i giudici, Poste non aveva messo a disposizione informazioni sufficientemente trasparenti, lasciando i sottoscrittori all’oscuro di elementi essenziali, come la durata effettiva dei buoni e la scadenza entro cui riscuotere il denaro. La sanzione da 1,4 milioni di euro già comminata dall’Autorità Antitrust risulta quindi proporzionata e corretta, rafforzando il quadro a tutela dei piccoli investitori.

Soddisfazione dalle associazioni dei consumatori

La notizia ha avuto il favore dalle associazioni dei consumatori, che da anni seguono casi simili in tutta Italia. Federconsumatori, tra le prime a commentare la sentenza, ha evidenziato come la decisione del TAR rappresenti un riconoscimento importante per le persone coinvolte. “Ora i cittadini hanno un pronunciamento autorevole in più per rivendicare ciò che è loro dovuto”, hanno spiegato dall’associazione, sottolineando che la pronuncia ribadisce anche un principio chiave: chi acquista un buono postale in queste condizioni è a tutti gli effetti un consumatore e come tale deve essere tutelato.

Sulla stessa linea, Adiconsum Basilicata ha parlato di “un passo essenziale per la difesa di cittadini vessati da pratiche non accettabili nel settore finanziario”. L’avvocato Telesca, interpellato sull’argomento, ha evidenziato come per anni siano stati ignorati obblighi elementari di trasparenza e correttezza informativa nei confronti dei risparmiatori. “Finalmente viene riaffermato un diritto fondamentale: quello di ricevere informazioni chiare, complete e comprensibili sui prodotti finanziari che si acquistano”, ha commentato.

La questione, però, non è ancora chiusa. Alcuni ricorsi pendono davanti alla Corte di Cassazione, chiamata a esprimersi su casi analoghi.

Se anche la Suprema Corte dovesse allinearsi a questa interpretazione, si aprirebbe la strada a una tutela più ampia, consentendo a molti cittadini di rivalersi su somme che, fino a oggi, sembravano perdute.

Adiconsum Basilicata, intervenendo nel dibattito, ha auspicato proprio questo: “Sarebbe un segnale importante se anche i giudici di legittimità confermassero questo orientamento. Vorrebbe dire garantire, una volta per tutte, regole chiare e certe in un settore dove per troppo tempo si sono creati equivoci costosi per i cittadini”.

Il nodo: la fiducia nel sistema finanziario da parte dei cittadini

Il tema tocca una questione più ampia: la fiducia nel sistema finanziario e, in particolare, in prodotti considerati tradizionalmente sicuri. I buoni fruttiferi postali, infatti, hanno rappresentato per decenni uno strumento di risparmio popolare, scelto soprattutto da famiglie e pensionati per la loro semplicità e per la reputazione di affidabilità che le Poste italiane avevano costruito nel tempo.

Scoprire, anni dopo, che quei titoli non erano più esigibili ha incrinato profondamente questa fiducia, generando un senso di smarrimento e, in molti casi, rabbia.

In attesa delle prossime mosse, una cosa appare chiara: la vicenda dei buoni fruttiferi postali prescritti non è più una questione confinata a dispute private tra clienti e Poste, ma si sta trasformando in un caso emblematico sul rispetto dei diritti dei risparmiatori, sull’obbligo di trasparenza degli intermediari e sulla capacità delle istituzioni di ristabilire l’equilibrio quando una parte debole del mercato subisce un torto.

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