Cavalleria Rusticana, torna al Carlo Felice l’allestimento del 2019: la guida all’opera di registi, maestro e cast

Novembre 7, 2025 - 05:00
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Cavalleria Rusticana, torna al Carlo Felice l’allestimento del 2019: la guida all’opera di registi, maestro e cast
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Genova. Un allestimento del 2019 della produzione realizzata dal Teatro Carlo Felice a firma di Teatrialchemici – Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, riproposto con un cast rinnovato quello di Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni (1890) che torna in questa stagione con un cast rinnovato. Prima il 14 novembre alle 20, repliche sino al 23.

La vicenda, tratta dalla novella di Giovanni Verga, all’epoca diede il via all’opera verista. Oggi è un classico del repertorio: In un paesino della Sicilia, a Pasqua, si ode una serenata dedicata a Lola, moglie del carrettiere Alfio. Lucia, madre di Turiddu, affronta Santuzza, la futura nuora: la ragazza le rivela che Turiddu la tradisce. Prima di partire per il servizio militare il ragazzo si era promesso a Lola, ma la famiglia alla fine, stanca di attendere, aveva preferito un matrimonio di convenienza con Alfio. Tuttavia Turiddu aveva approfittato delle assenze di Alfio per riprendere clandestinamente la relazione con Lola. Stanca delle negazioni di Turiddu, Santuzza rivela ad Alfio la tresca, che giura vendetta. Al termine della messa, nell’osteria di Lucia, i paesani festeggiano e Alfio sfida Turiddu a duello e lo uccide. 

“Cavalleria Rusticana è contestualizzata in un’epoca ben precisa con aspetti arcaici e mitologici che risultano attualissimi − racconta Luigi Di Gangi, che con Ugo Giacomazzi (Teatrialchemici) dà vita alla regia − Verga ha studiato i codici dei mafiosi che hanno un ché di teatrale come l’abbraccio che si trasforma in sfida e omicidio. Siamo anche dentro il teatro borghese, quindi il triangolo marito, moglie e amante, ma li sceglie con accuratezza: il carrettiere è un ambasciatore. Chi trasporta deve essere in pace con tutti e ogni carrettiere aveva una sua canzone. Accanto c’è il paese, che è importantissimo: è la società, sa tutto. Il privato è difficilissimo mantenerlo, le passioni intime sono ancora ostacolate. Alfio, Turiddu e Lola si amavano veramente e Lola sposa un carrettiere perché Turiddu parte soldato”.

Sul podio ci sarà Davide Massiglia: «Musicalmente quest’opera apre il verismo, è innovativa. Mascagni, all’epoca sconosciuto, vince il concorso Sonzogno, che obbligava a scrivere solo un atto e illumina dopo vent’anni bui in cui non si era scritto così tanto. Mascagni racconta l’uomo della vita reale con melodie che comunicano passione e verità. Anche l’utilizzo del dialetto è innovativo. Inoltre ci sono diverse irruzioni musicali, come la cosiddetta Siciliana nel preludio, o lo stornello di Lola. Mascagni poi utilizza l’arpa e il timpano che danno tre colpi a fine preludio e sono i tre colpi del destino. Li sentiremo sempre  passione amorosa, collettiva e religiosa. Arpa e timpano danno i tre colpi del destino a fine preludio. Li sentiremo sempre”.

Le scene sono di Federica Parolini, i costumi di Agnese Rabatti e le luci di Luigi Biondi; assistente alla regia Francesco Traverso, ai costumi Anna Varaldo.

Luciano Ganci e Leonardo Caimi (il 15, 21 e 23 novembre) interpretano Turiddu. “La protagonista di quest’opera è la legge dell’onore − sostiene Caimi − Turiddu è cosciente che deve morire e lo canta nella serenata. Lui lancia una sfida nei confronti di Dio, ha una reazione contro tutto, contro la società quando torna e vede Lola sposata con un altro”. Per Ganci l’opera racconta l’amore di Turiddu in quattro declinazioni: per Lola (impossibile), per Santuzza, per la madre “e anche per il vino”, scherza. Lui protegge tutte. “Per Turiddu Mascagni ha pensato note scomode e questo rende drammatico chi lo deve cantare”.

E le donne di quest’opera come ne escono? Manuela Custer, che interpreta Lucia, sostiene che tutte e tre “mostrano forza e coraggio”.

Valentina Boi, Santuzza nelle repliche del 15, del 21 e del 23 novembre, dice: “Santuzza è una testimonianza forte del costume arcaico della nostra società. Io sono sarda e so quanto sia stato importante la compattezza della famiglia, il mantenimento dell’onore. Come si fa ad andare avanti? Riportando l’ordine nella società perché quelle sono le regole”.

Regole che oggi, ribadisce il co-regista Ugo Giacomazzi, “ci mettono in imbarazzo, anche alla luce del sentire comune di soli sette anni fa, quando fu proposto questo allestimento. Noi non siamo tipi di registi che andiamo contro testo e musica per adattarci al contemporaneo. Provo imbarazzo quando Santuzza si inginocchia e chiede battimi a Turiddo, ma il testo è quello. Dietro queste apparenze di cliché sta agli interpreti di comunicare altro. Il rispetto dell’origine è fondamentale, se lo spettatore resta indifferente allora c’è un problema, se invece si imbarazza alla luce di quanto sono cambiati i tempi oggi, ecco che abbiamo smosso qualcosa”.

Nino Chikovani, che interpreta Lola, aggiunge: “Lola è bella, vivace e giovane. È sposata con Alfio, ma ama Turiddu e rappresenta la potenza dell’amore, ma anche la fragilità. È al centro del dramma e non è facile essere in questa situazione”.

Alfio sarà interpretato da Gezim Myshketa e Massimo Cavalletti (il 15, 21 e 23 novembre). Per Cavalletti anche Alfio mantiene una posizione imposta dalla famiglia, sa anche lui i retroscena di Lola e Turiddu. “Abbiamo pensato che il rapporto con Turiddu abbia qualcosa che va al di là della conoscenza. Turiddu gli lascia il testimone della sua vita in mano e lui è costretto a fare ciò che tutti si aspettano”. Myshketa, che non torna a Genova dal 2010 ed è felice anche perché lui viene da Durazzo, nome che evoca personaggi importanti per la città, sottolinea: “Queste scene non sono mica così lontane da ciò che accadeva in Albania. Qui tutti sanno tutto, ma è importante mantenere il decoro. Alfio cerchiamo di non dipingerlo solo come un mafioso, ha la sua umanità e le sue ragioni”.

Ma che cosa hanno chiesto i registi ai cantanti?  “Di sentirsi posseduti − risponde Giacomazzi − cominciamo con i diavoletti fatti dai bambini e il vino. L’opera si deve muovere su vari livelli, un livello è quello della storia che può essere quella di un tradimento, di un dolore, di una sofferenza, di un omicidio, ma il libretto poi fa partire delle emotività interne che non hanno a che fare con la razionalità, quindi noi chiediamo che l’interprete deve farsi governare da una parte apollinea che è quella della razionalità, sono le note, il pentagramma, la musica è anche matematica, ma allo stesso modo dalla parte dionisiaca, dalla parte che lo sorprende, che sorprende lo spettatore, che sorprende l’orchestra, che sorprende se stesso e il collega, mossa da quel pathos che nasce da dentro, che è insondabile, che deriva da un entusiasmo, l’entusia è quando sei posseduto dal Dio che ti parla. Chi sono gli dèi qui? A parte Dioniso e Apollo, che sono quelli che governano la tragedia greca mettendo prima uno poi un altro, è la musica e quindi i cantanti sono agevolati, sostenuti da quest’orchestra che è come se fosse il cuore pulsante del teatro che pompa i loro sentimenti, è come un cuore che pompa il loro sangue, ma devono farsi governare in maniera anche istintiva, non perdere l’istinto, è quello che chiediamo tantissimo”.

Cavalleria Rusticana, eventi collaterali

Anche per Cavalleria rusticana sono in programma due incontri di presentazione al Teatro Auditorium Eugenio Montale: giovedì 6 novembre, alle ore 18, appuntamento con gli studenti del Liceo Musicale “Sandro Pertini” che – in collaborazione con l’Associazione Carlo Felice Young – presentano l’opera ai loro coetanei e a tutti coloro che vogliono partecipare, con un incontro dal titolo Amore, gelosia e vendetta.
Quindi sabato 8 novembre, alle ore 16 – in collaborazione con gli Amici del Teatro Carlo Felice e Conservatorio Niccolò Paganini – in conversazione con Roberto Iovino su Cavalleria rusticana e la nuova stagione teatrale italiana.

Fatto tesoro dell’esperienza del Don Giovanni, nello spirito di divulgazione e coinvolgimento del pubblico, confermate anche le introduzioni all’ascolto di circa 30 minuti che gli spettatori delle singole recite potranno seguire in Sala Paganini, da 45 minuti prima dell’inizio, a cura degli allievi del Conservatorio “Niccolò Paganini”.

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Redazione Redazione Eventi e News