Da un puntatore laser rotto alle carte Pokémon, eBay macina ancora miliardi

Ha da poco compiuto trent’anni. E in tre decenni ha attraversato tutte le stagioni di Internet. Ma eBay, la più anziana delle piattaforme di e-commerce fondata nel 1995 da un programmatore franco-iraniano, sta vivendo ora una seconda giovinezza. Trainata dai trend antispreco e dalla passione per vintage e collezionismo, ma anche da una maggiore propensione al risparmio negli anni di inflazione alle stelle, conta oggi 134 milioni di compratori in 190 Paesi con 2,4 miliardi di inserzioni. Sulla piattaforma si trova di tutto, compresi oggetti iconici introvabili, tanto da aver presentato da poco anche una propria linea d’archivio di abiti usati alle fashion week di New York, Londra e Milano.
Seguendo una politica di acquisizione di altri marketplace più piccoli (l’ultimo Tise), eBay si guadagna così via via spazio nel mondo del riuso. Il secondo trimestre del 2025 si è chiuso con ricavi a 2,7 miliardi di dollari, con un più sei per cento rispetto allo stesso periodo del 2024. E l’Italia si piazza tra i primi dieci mercati a livello globale, dietro il podio composto da Stati Uniti, Regno Unito e Germania.
«In Italia siamo arrivati un po’ dopo rispetto ad altri Paesi, come la Francia, dove la vendita tra privati è un’abitudine consolidata da tempo. Fino a pochi anni fa c’era anche un certo bias culurale, per cui il second hand era percepito non proprio positivamente», spiega Margot Olifson, country manager di eBay in Italia. «Il boom delle vendite l’abbiamo registrato con il Covid. Siamo stati più a casa e abbiamo avuto tempo di mettere ordine tra quello che ci serviva e quello che era inutile. E questo si è unito certamente alla maggiore sensibilità alla sostenibilità ambientale delle nuove generazioni, ma anche l’inflazione ha inciso sui budget familiari. L’opportunità di trovare un extra guadagno rivendendo oggetti inutilizzati sicuramente è una delle motivazioni che spinge a usare la nostra piattaforma».
Da quando, nel 1995, Pierre Omidyar ha fondato eBay, sono cambiate però tante cose nel mondo digitale. Come ha fatto eBay a sopravvivere e ad adattarsi?
Noi siamo partiti come piattaforma di vendita tra privati, soprattutto di usato. Il primo oggetto venduto nel 1995 fu un puntatore laser rotto a un prezzo di poco più di 14 dollari, a dimostrazione che anche ciò che sembra privo di valore può trovare il suo acquirente ideale. Quello che abbiamo fatto nel corso del tempo, poi, è stato intercettare le opportunità che arrivavano dal mercato. Per cui ci siamo accorti che anche le vendite fatte da venditori professionali stavano prendendo piede e così abbiamo aperto immediatamente la piattaforma ai venditori professionali.
Intanto, sono apparsi sul mercato altra grandi nomi e competitor, da Amazon a Vinted. Perché ancora tanta gente continua a vendere e comprare su eBay?
In primo luogo, il fatto di essere presenti da trent’anni dà un maggiore valore aggiunto sulla sicurezza e affidabilità delle transazioni. Questo tema della fiducia è fondamentale. Ma la cosa più importante è la possibilità di avere una vetrina con ben centotrentaquattro milioni di acquirenti attivi in centonovanta mercati in tutto il mondo. Non è raro che un italiano venda una carta Pokémon in Giappone o in Cina. In più, tendenzialmente su eBay si vendono oggetti a un prezzo medio più alto rispetto alla media del mercato.
Secondo Ipsos, più del sessanta per cento degli italiani ha venduto un articolo inutilizzato nell’ultimo anno, con guadagni fino a 200 euro per oltre due persone su tre. Come si posiziona il nostro Paese?
Oggi l’Italia per noi è sicuramente tra i primi dieci mercati a livello globale, con cinque milioni di compratori attivi e oltre dieci milioni di articoli messi in vendita ogni anno, di cui il quaranta per cento usato o ricondizionato. Il trend della retromania e il mercato della nostalgia, con la passione per gli oggetti degli anni Ottanta-Novanta e Duemila, sta trainando le vendite. E poi incide anche il cosiddetto “deconsumismo” delle generazioni più giovani, meno inclini all’accumulo e più attenti alla qualità e al riuso.
Ma oltre ai privati, su eBay ci sono anche molte imprese.
I venditori professionali in Italia sono decine di migliaia, comprese molte piccole e medie imprese che usano la piattaforma come trampolino per le vendite all’estero. Ci sono venditori che non hanno un proprio e-commerce, ma anche molti che ce l’hanno e usano eBay proprio per l’opportunità di poter raggiungere anche acquirenti dall’altra parte del mondo. Noi offriamo sempre il supporto di un account manager nella fase iniziale a tutti i venditori professionali che si iscrivono alla piattaforma. Ma ci sono anche molti venditori privati che poi ne hanno fatto un vero e proprio business, soprattutto nel mondo del collezionismo. E anche in questo caso noi offriamo figure di affiancamento.
Una scelta che avete fatto per l’Italia è stata quella di dimezzare le commissioni di vendita per i privati. Perché?
È una scelta che risale a fine 2021. Abbiamo deciso di passare dal dieci al cinque per cento. Era una cosa su cui ragionavamo da tempo. Ma in quegli anni, con la pandemia, ci siamo resi conto che era il momento giusto per prendere una decisione del genere. E abbiamo avuto subito un riscontro positivo dai venditori, con crescite a doppia cifra del business.
Cosa si vende in Italia?
In Italia la categoria più ampia di oggetti venduti su eBay è composta da ricambi moto e auto, anche usati, sia da venditori professionali sia privati. E poi stanno emergendo le carte Pokémon, che sono gli oggetti che si vendono più velocemente, con una media di soli 2 minuti e 41 secondi.
I giovani sono più inclini a vendere e comprare online?
Sì, a vendere online sono principalmente le fasce di età più giovani: oltre il settanta per cento di chi ha venduto almeno un oggetto nell’ultimo anno ha tra i diciotto e i quarantaquattro anni. La propensione alla vendita cresce anche tra le persone con un titolo di studio elevato, mentre non ci sono differenze significative tra uomini e donne e tra aree geografiche di provenienza.
C’è un momento dell’anno in cui si vende di più?
Ogni momento è buono, ma ci sono momenti più propizi, come traslochi o il cambio stagione. O anche fasi di cambiamento come l’allontanamento dei figli da casa, un lutto, divorzi o la nascita di un figlio. Ma il picco delle vendite c’è subito dopo Natale, con il regifting, ovvero quando vendiamo i regali che non ci piacciono. Un tempo finivano dimenticati o buttati nella pattumiera, ora tornano a nuova vita.
Come il puntatore laser rotto, anche il regalo più brutto può trovare il suo acquirente ideale.
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