Digiuno e ormoni: cosa succede al corpo quando digiuni

Novembre 8, 2025 - 12:31
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Digiuno e ormoni: cosa succede al corpo quando digiuni

Le persone che praticano il digiuno lo fanno per motivi di salute, religiosi o culturali. Quando si tratta di salute, il digiuno è spesso legato a condizioni come ipertensione, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari o infiammatorie. Quello che sappiamo meno però, è che rapporto c’è tra digiuno e ormoni. Un rapporto che potrebbe fare la differenza sia per le donne in età fertile che in menopausa.

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Da qualche tempo poi, va di moda la dieta del digiuno intermittente, che permette di raggiungere risultati rapidi senza soffrire la fame. Il sogno di tutte. Secondo il digiuno intermittente 16/8 o 14/10, è possibile dimagrire senza troppa fatica e senza dover contare le calorie. Sicuramente benefico, ma un po’ diverso dal digiuno tout court.

Digiuno e ormoni: benefici e controindicazioni secondo la Dr. Verena Buchinger

Reese Witherspoon è una delle celeb che pratica regolarmente il digiuno – Foto IPA

«Il digiuno è come un pulsante di reset del corpo: aiuta a ricalibrare ciò che è in squilibrio e a riportare gli ormoni alla loro naturale sincronia», dice la Dr. Verena Buchinger, direttore medico della clinica Buchinger Wilhelmi Überlingen Lake Constance.

Foto Courtesy Buchinger-Wilhelmi

Gli ormoni regolano ogni funzione vitale: dal metabolismo all’umore, dal sonno alla fertilità. Quando sono in equilibrio, il corpo lavora in modo armonico; quando si alterano, anche piccoli squilibri possono riflettersi su energia, peso e benessere generale. Negli ultimi anni, il digiuno intermittente e il digiuno prolungato sono diventati strumenti sempre più studiati per il loro impatto positivo sul sistema ormonale.

Come funziona il digiuno intermittente

Foto Courtesy Buchinger- Wilhelmi

Per comprendere gli effetti del digiuno sugli ormoni, è utile capire come funziona il digiuno intermittente. Si tratta di un regime alimentare in cui si alternano periodi di alimentazione e di astensione dal cibo, mantenendo comunque un apporto calorico equilibrato nel tempo. Il protocollo più diffuso è il digiuno intermittente 16/8, che prevede 16 ore di digiuno e una finestra di 8 ore in cui si può mangiare.

«Questo schema favorisce la flessibilità metabolica, ossia la capacità del corpo di utilizzare sia il glucosio che i corpi chetonici come fonti di energia. Questa alternanza stimola la sensibilità all’insulina, migliora il metabolismo e aiuta a mantenere stabile la glicemia», spiega la Dr. Buchinger. «Nella dieta digiuno intermittente, il corpo entra in una fase chiamata autofagia, in cui le cellule si “ripuliscono” dai materiali danneggiati, migliorando l’efficienza del sistema immunitario e la risposta infiammatoria. È anche il momento in cui si attivano i processi di riequilibrio ormonale».

Digiuno e ormoni: il ruolo del fasting nel riequilibrio

Il digiuno intermittente e soprattutto il digiuno prolungato agiscono come veri strumenti di ricalibrazione endocrina.« Dopo i primi due o tre giorni di digiuno», spiega la Dr. Buchinger, «si verifica un abbassamento dei livelli di insulina e IGF-1, con un miglioramento della sensibilità insulinica fino al 30%. Parallelamente, ormoni come leptina, adiponectina e grelina tornano in equilibrio, regolando fame, metabolismo e senso di sazietà».

Il digiuno stimola inoltre il sistema nervoso simpatico nei primi giorni – una forma di stress buono – e poi attiva il sistema parasimpatico, quello del riposo e della rigenerazione. È in questa seconda fase che il cortisolo, l’ormone dello stress, diminuisce, e il corpo entra in uno stato di calma metabolica.

Nei casi di sindrome premestruale (PMS), perimenopausa, post-menopausa e PCOS (sindrome dell’ovaio policistico), la clinica Buchinger ha osservato una significativa riduzione dei sintomi grazie al fasting regolare. Anche i disturbi tiroidei, come l’Hashimoto, traggono beneficio da una riduzione dell’infiammazione e da una normalizzazione del TSH.

Benefici e controindicazioni del digiuno

Il digiuno intermittente non è solo uno strumento per il controllo del peso, ma un approccio terapeutico completo. Durante un digiuno prolungato (tra 4 e 28 giorni), l’organismo entra in uno stato di chetosi controllata, producendo corpi chetonici che hanno un effetto neuroprotettivo e antinfiammatorio. In questo stato, si riduce il grasso viscerale, si migliora la salute cardiovascolare e si osserva un effetto positivo sull’umore e sull’energia mentale.

Tuttavia, come sottolinea la Dr. Buchinger, «non tutti possono praticare il digiuno senza controllo medico». Chi soffre di disturbi endocrini gravi, diabete o fragilità muscolare dovrebbe sempre essere monitorato. La dieta minima digiuno adottata in clinica – circa 250 calorie al giorno sotto forma di brodi vegetali e succhi – garantisce sicurezza e sostegno metabolico durante il percorso.

@buchingerwilhelmi

The real restart for the body begins after fasting! Our Head Physician Dr. Verena Buchinger explains why it is so important to provide the body with organic, high-quality, nutrient-rich foods after fasting. During this time, the body forms new, fresh cells - a unique opportunity to support it with the best nutrients and benefit from the positive effects of fasting in the long term! #fyp #viral #longevity #longevitylifestyle #fasting #buchingerwilhelmi ♬ Complete Work - fiikuri

Digiuno intermittente e ormoni femminili

Per le donne, il digiuno intermittente può avere effetti differenti a seconda delle fasi ormonali. Nelle donne fertili, il digiuno aiuta a regolare gli androgeni e favorisce l’equilibrio ovarico, migliorando anche la fertilità. In menopausa invece, contribuisce a ridurre i picchi di insulina e cortisolo, stabilizzando il peso e migliorando il sonno.

La Dr. Buchinger consiglia periodi di 7-14 giorni di digiuno prolungato per riequilibrare gli ormoni, seguiti da una reintroduzione graduale del cibo, che educa il corpo a rispondere ai segnali di fame e sazietà in modo più consapevole.

Quante volte si può digiunare in un anno?

«Dopo aver fatto il digiuno in clinica, nei casi migliori si possono osservare i benefici ancora dopo 3 o 4 mesi», spiega la Dr. Buchinger, «e abbiamo dei programmi alimentari per digiunare anche a casa».

«La possibilità di digiunare dipende più dallo stato di salute che non dal genere o dall’età: abbiamo pazienti over 80 le cui condizioni fisiche glielo consentono senza problemi. Tuttavia, le volte in un anno in cui praticare il digiuno dipende dalla lunghezza del fasting. Ventotto giorni è perfetto, ma c’è chi lo prolunga e arriva anche a quaranta: in questo caso si dovrebbe fare una volta l’anno. Se invece il digiuno è più breve, di 7-10 giorni, si può fare anche 2 o 3 volte l’anno».

Un reset naturale per corpo e mente

Il digiuno, nelle sue diverse forme, agisce come un reset naturale. «Il digiuno non è privazione, ma un ritorno all’essenziale: il corpo si rigenera, la mente si schiarisce, e gli ormoni ritrovano la loro armonia», sottolinea la Dr. Buchinger. Aiuta a ridurre lo stress ossidativo, riequilibra il sistema ormonale e promuove una maggiore connessione con il corpo. Il digiuno intermittente rimane un approccio accessibile a molti, purché personalizzato e consapevole.

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