Dove finiscono i nostri abiti usati? Greenpeace e Report svelano che pochissimi vanno a riuso e riciclo

Novembre 10, 2025 - 21:30
 0
Dove finiscono i nostri abiti usati? Greenpeace e Report svelano che pochissimi vanno a riuso e riciclo

Ogni cittadino europeo acquista in media 19 kg di prodotti tessili e capi abbigliamento all’anno e produce 16 kg di scarti tessili. In Italia, sebbene la raccolta differenziata dei rifiuti tessili urbani sia obbligatoria dal 2022, solo il 19% di questi materiali viene gettato nei cassonetti dedicati. Ma poi, la domanda è: il materiale correttamente introdotto in questi cassonetti, dove va a finire? Ecco una prima risposta: solo 2 dei 26 capi di abbigliamento e accessori consegnati da Greenpeace Italia e Report ai servizi di raccolta per abiti usati di 11 città italiane hanno trovato collocazione nel mercato del riuso. Rimane incerto il destino di tutti gli altri: 4 sono finiti in India e 4 in Africa (2 in Tunisia, 1 in Sudafrica e 1 in Mali), in zone prive di strutture necessarie per trattare nel modo corretto gli scarti tessili, mentre i restanti si sono fermati tra Italia ed Europa. Questi sono i risultati dell'ultima indagine condotta dall’Unità investigativa di Greenpeace Italia insieme alla trasmissione Report di Rai 3. Questa ricerca nasce per svelare la fine di vestiti e scarpe buttati nei cassonetti per il riciclo o affidati ai servizi di raccolta di grandi marchi del settore moda come H&M, Zara e Nike. Greenpeace e Report hanno seguito per un anno, da giugno 2024 a maggio 2025, il percorso di 26 capi d’abbigliamento usati (14 integri e 12 danneggiati), dotati di tracker Gps in grado di trasmettere la posizione. Come raccontato ieri nel servizio di Report intitolato "Panni sporchi", il monitoraggio ha permesso di fare luce in una rete intricata, che spesso ha poco a che vedere con la beneficenza, e molto con il profitto e le illegalità.

Grazie al supporto della startup Indaco2, sono stati calcolati anche i chilometri percorsi e le emissioni di gas serra generate dal sistema di raccolta e smaltimento. I capi monitorati hanno percorso in media 3.888 chilometri, con il caso più eclatante che ha superato i 21.000 km. In totale, la distanza coperta dai 26 abiti tracciati è stata di oltre 100.000 km, pari a 2,5 volte la circonferenza della Terra. Viaggi così lunghi e dispendiosi in termini di emissioni sarebbero giustificati solo se alla fine di ogni percorso si arrivasse al riutilizzo del vestito usato.

 Alcuni vestiti sono arrivati in Tunisia, Mali e Sudafrica, alimentando un sistema che sfugge a qualsiasi controllo; 3 capi hanno raggiunto Panipat, un’area dell’India in cui l’inquinamento generato dall’industria informale del riciclo avvelena le acque, mentre i vestiti non recuperabili finiscono per essere bruciati rendendo l’aria irrespirabile.

 «Il tracciamento mostra una realtà nascosta: anche quando gettiamo i nostri abiti nei cassonetti nel modo corretto, il loro destino non è chiaro - commenta Greenpeace Italia - Come dimostrato negli ultimi anni da diverse inchieste giornalistiche e indagini dell’Antimafia, si tratta infatti di una filiera opaca e spesso soggetta a infiltrazioni criminali».

Questo sistema è insostenibile, denuncia l’associazione ambientalista. Oggi i Paesi occidentali non solo delocalizzano in Asia gli impianti produttivi della fast fashion e dell’ultra fast fashion, generando ben documentati impatti ambientali e sociali, ma finiscono anche per rispedire una buona parte dei propri rifiuti tessili nel Sud globale, in zone che spesso non hanno la capacità di gestire questi scarti.

 Greenpeace, ricorda quanti kg acquisti e quanti ne getti ogni anno un cittadino europeo sottolinea che solo il 19% dei rifiuti tessili urbani viene appunto effettivamente conferito nei cassonetti dedicati, ovvero meno di 3 kg pro capite. «L’inchiesta lancia un chiaro segnale: non solo la gestione dei rifiuti tessili deve essere ripensata - conclude Greenpeace - ma serve agire all’origine del problema, mettendo subito un freno alla produzione massiva di abiti a basso costo della fast fashion e dell’ultra fast fashion».

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia