Hamas ha riconsegnato tutti gli ostaggi israeliani ancora vivi

Ottobre 13, 2025 - 13:30
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Hamas ha riconsegnato tutti gli ostaggi israeliani ancora vivi

Stamattina tutti gli ostaggi israeliani ancora vivi sono stati riconsegnati alle loro famiglie. I venti prigionieri rimasti nelle mani di Hamas fin dal 7 ottobre 2023 sono stati affidati alla Croce Rossa Internazionale in due momenti: i primi sette nella zona settentrionale di Gaza attorno alle 7:00 italiane (le 8:00 locali), gli altri tredici circa tre ore dopo, verso le 10:00 italiane (le 11:00 locali) nel sud della Striscia, a Khan Younis. Sarebbero tutti in buone condizioni. I corpi degli ostaggi deceduti saranno invece restituiti questo pomeriggio, riporta il canale saudita Al-Hadath: dovrebbero essere almeno ventisei, ma di alcuni la localizzazione sarà difficile, ha dichiarato Hamas.

Sull’altro fronte, il Times of Israel riporta che tutti i millenovecentosessantasei detenuti palestinesi scarcerati dalle prigioni israeliane sono saliti sugli autobus in vista del loro rilascio. Tra i detenuti ci sono duecentocinquanta condannati per terrorismo che dovrebbero essere liberati dalla prigione di Ofer in Cisgiordania. Altri circa millesettecento carcerati di Gaza, arrestati nel corso della guerra, saranno liberati e riconsegnati nella Striscia dalla prigione di Ketziot, nel sud di Israele.

Nel frattempo, mentre avvenivano i primi scambi fra prigionieri, alle 8:45 circa l’Air Force One con a bordo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è atterrato all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, in Israele. Ad attendere Trump sulla pista c’erano il premier israeliano Benjamin Netanyahu e sua moglie Sara, l’inviato speciale americano Steve Witkoff, il consigliere e genero del presidente Jared Kushner e la figlia Ivanka, come si vede dalle immagini trasmesse in tv.

Il presidente statunitense si è recato alla Knesset, il Parlamento israeliano, dove più tardi nella giornata terrà un discorso. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, invece, ha parlato con il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, e lo ha informato che nel pomeriggio parteciperà alla cerimonia di firma del piano Trump a Sharm el Sheikh. Al vertice parteciperà anche Abu Mazen, il presidente dell’Autorità palestinese.

Il rilascio degli ostaggi è avvenuto in luoghi adibiti alla riconsegna, senza il clamore né la spettacolarizzazione mediatica delle volte precedenti. I casi precedenti di rilascio da parte di Hamas risalgono al 24 novembre 2024, quando nell’ambito di un cessate il fuoco vennero liberati tredici ostaggi, e al febbraio 2025: durante un accordo di tregua, vennero restituite quattro salme e sei prigionieri ancora vivi.

Tutti gli occhi della politica internazionale sono ora puntati sul Medio Oriente: Donald Trump parla di «un nuovo inizio», dice che «la guerra è finita»; la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dichiara che «finalmente si può girare pagina, che un nuovo capitolo può cominciare»; il presidente francese Emmanuel Macron in un post su X condivide la gioia per il rilascio degli ostaggi, e aggiunge che con questa restituzione la pace per Gaza, Israele e l’intera regione è finalmente possibile: «La Francia sarà coinvolta in ogni fase del piano Trump», scrive; l’Alto rappresentante per la politica estera europea Kaja Kallas, invece, sottolinea che «garantire la pace a Gaza sarà estremamente complesso», ma che l’Unione Europea è pronta a fare la sua parte nel concerto diplomatico internazionale.

Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha annunciato che Qatar, Egitto, Turchia e altri stati arabi stanno ora esercitando pressioni su Hamas a Gaza affinché accetti il disarmo, al fine di sostenere il proseguimento dei negoziati di pace con Israele.

Il ministro italiano degli Affari Esteri, Antonio Tajani, ha scritto su X che «dal Medioriente si accende un’altra luce di speranza dopo due anni di orrori», aggiungendo che «l’Italia contribuirà a far sì che il progetto dei “2 popoli 2 Stati” non rimanga uno slogan vuoto».

Il suo omologo iraniano Abbas Araghchi ha annunciato che il suo Paese non sarà presente al vertice di Sharm el-Sheikh sulla pace a Gaza: «Pur favorendo l’impegno diplomatico, né il presidente Masoud Pezeshkian né io possiamo interagire con le controparti (americane), il cui paese ha attaccato l’Iran durante la guerra Iran-Israele di giugno, e continua a minacciarci e sanzionarci».

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Redazione Redazione Eventi e News