I dazi di Trump non hanno fermato le esportazioni italiane

I dazi americani imposti dall’amministrazione Trump non hanno, almeno finora, prodotto l’effetto dirompente temuto sull’export italiano. A dirlo non sono solo gli analisti, ma anche i dati: a settembre le esportazioni verso i Paesi extra-Ue hanno registrato un rimbalzo del 9,9 per cento su base annua, segno di una tenuta notevole del made in Italy nonostante il nuovo scenario commerciale.
Tuttavia, come osserva Il Sole 24 Ore, è ancora presto per valutare l’impatto effettivo dei dazi. Secondo un’indagine condotta da Assocamerestero tra le Camere di commercio italiane all’estero in dieci Paesi chiave, il contesto resta complesso ma non privo di potenziali note positive. «Le imprese italiane devono affrontare un quadro difficile», spiega Domenico Mauriello, segretario generale dell’associazione, al quotidiano economico. «Ma proprio da queste tensioni emergono anche opportunità nuove, in settori e mercati specifici».
Il punto, osserva Mauriello, non è solo diversificare i mercati, ma diversificare il modo in cui si opera all’interno di ciascuno di essi. Le Camere italiane nel mondo, ottanta in tutto, servono anche a questo: leggere le tendenze globali e orientare le imprese nel processo di internazionalizzazione.
Dallo studio di Assocamerestero analizzato da Giovanna Mancini per il Sole 24 Ore emergono segnali incoraggianti in diversi mercati – dagli Stati Uniti alla Germania, dall’India alla Corea del Sud – dove i dazi contro la Cina, paradossalmente, hanno reso più competitivi alcuni prodotti italiani, in particolare nei settori del design e dell’agroalimentare. Anche in America, spiega il rapporto, i dazi sui beni cinesi hanno aperto spazi inattesi per i marchi europei.
La riallocazione delle catene di fornitura e la ricerca di nuovi hub regionali stanno ridisegnando le rotte del commercio mondiale. Paesi come Singapore e Corea del Sud stanno assumendo un ruolo crescente, mentre l’Unione europea sta accelerando i negoziati con mercati promettenti come Brasile, India e Thailandia.
Un altro dato interessante riguarda l’evoluzione della domanda. In economie avanzate come il Giappone, tradizionalmente interessate alla moda e all’arredo italiani, cresce ora la richiesta di tecnologie e soluzioni innovative made in Italy, legate alla transizione energetica e alla sostenibilità industriale.
Per Mauriello, questo scenario suggerisce un messaggio chiaro: «Senza sottovalutare le difficoltà, l’Italia può giocare un ruolo da protagonista nella nuova mappa del commercio mondiale, puntando su innovazione, sostenibilità e investimenti di lungo periodo».
In altre parole, dietro la sfida dei dazi si nasconde una possibile riscrittura delle strategie d’impresa: un terreno su cui l’Italia, con la sua capacità di adattamento e il suo saper fare, può ancora muoversi da protagonista.
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