Il Consiglio supremo di Difesa conferma il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina

Il Consiglio supremo di Difesa ha scelto di riaffermare con chiarezza il proprio sostegno all’Ucraina. L’organo presieduto dal presidente della Repubblica, e incaricato di coordinare le decisioni più importanti sulla sicurezza nazionale, si è riunito al Quirinale per esaminare la situazione internazionale, ribadendo che l’invasione russa in Ucraina continua a essere il principale fattore di instabilità in Europa.
Nel comunicato finale il Consiglio ha rilevato che non ci sono «segnali di distensione» e ha definito «accanimento» la strategia russa che cerca da quattro anni di annettere territori ucraini. Le forze di Mosca continuano a colpire infrastrutture critiche e aree civili, soprattutto a Kyjiv, con nuove vittime e interruzioni energetiche. Per questo l’Italia conferma il dodicesimo decreto di aiuti militari e il proprio impegno nelle iniziative dell’Unione Europea e della Nato. Il Consiglio ha ricordato che la ricostruzione dell’Ucraina sarà una parte fondamentale del lavoro internazionale nei prossimi anni.
Una parte significativa della riunione è stata dedicata all’evoluzione del conflitto sul piano tecnologico. La Russia impiega sempre più droni, spesso anche oltre i confini dell’Ucraina. Alcuni hanno violato lo spazio aereo di Paesi NATO ed europei. Secondo il Consiglio questi episodi mostrano da un lato la prontezza dell’Alleanza, dall’altro l’urgenza di aggiornare le capacità europee. I progetti del Libro bianco per la difesa 2030 vengono indicati come essenziali per farlo.
Il Consiglio ha dedicato ampio spazio anche alle minacce ibride, cioè alle attività ostili che non usano mezzi militari tradizionali. Nel comunicato si parla di operazioni che sfruttano la rapidità e l’ampiezza delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale. La manipolazione dello spazio informativo, attraverso campagne di disinformazione e interferenze nei processi democratici, è considerata un rischio diretto per la stabilità interna. A queste attività si aggiungono gli attacchi informatici contro infrastrutture critiche, ospedali, reti finanziarie e sistemi logistici. Il Consiglio chiede di rafforzare la difesa cyber e di proteggere meglio gli obiettivi sensibili. Nel documento si segnala inoltre che anche il dominio spaziale e la dimensione subacquea stanno diventando aree vulnerabili ed essenziali per la sicurezza europea.
Sul Medio Oriente, il Consiglio ha descritto una situazione ancora molto fragile. Il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi sono stati accolti con favore, ma la violenza resta alta e continua a colpire le popolazioni civili. Il comunicato insiste sul fatto che le reazioni agli eventi non devono sfociare nell’«ignobile» ritorno dell’antisemitismo, che «oggi appare talvolta riaffiorare». Per l’Italia la prospettiva resta quella prevista dal piano di pace di Sharm el-Sheikh: il disarmo di Hamas, la conclusione dell’occupazione militare israeliana nella Striscia e l’avvio della ricostruzione, con un ruolo centrale dell’Autorità nazionale palestinese. L’Italia continuerà a fornire assistenza umanitaria e contribuirà all’addestramento delle forze di Polizia palestinesi. Nel comunicato è ribadito che una pace duratura è possibile soltanto con la soluzione «due popoli due Stati».
Il Consiglio ha affrontato anche la situazione nel Sud del Libano, dove la missione Onu Unifil, guidata dall’Italia, opera dal 2006 per monitorare il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. Il quadro di sicurezza è definito fragile e il Consiglio denuncia «inaccettabili» attacchi israeliani contro il contingente internazionale. La missione è destinata a chiudersi secondo le decisioni delle Nazioni Unite e il Consiglio ritiene prioritario garantire la sicurezza della Linea Blu, il confine provvisorio tra Israele e Libano, e rafforzare le Forze Armate Libanesi.
L’attenzione si è poi spostata sulla Libia, sul Sahel e sulla guerra civile in Sudan. L’area nordafricana e quella subsahariana vengono giudicate cruciali per la sicurezza dell’Europa, mentre per il Sudan il Consiglio esprime «forte allarme» per una crisi umanitaria sempre più grave. L’Italia rimane inoltre impegnata nei Balcani, dove persistono tensioni bilaterali che potrebbero riaccendere instabilità nella regione. Le presenze di attori ostili nel Mediterraneo, secondo il Consiglio, richiedono una vigilanza costante anche da parte della Nato.
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