Il paradosso delle Cinque Terre, e i dilemmi irrisolvibili dell’overtourism

Le immagini della Via dell’Amore deserta a Ferragosto rientrano di diritto tra i simboli di questa strana estate italiana, fatta di stabilimenti balneari semivuoti, montagne affollate e infinite riflessioni sul destino del turismo di massa, inevitabilmente influenzato da un insieme di fattori: costi sempre più alti, scarsa qualità dei servizi, destagionalizzazione, nuove esigenze di viaggio e temperature in aumento a causa del cambiamento climatico.
Riaperto a febbraio dopo più di tredici anni, il sentiero panoramico a picco sul mare delle Cinque Terre è accessibile solo su prenotazione (quattro slot orari di quindici minuti) e a pagamento. Il ticket d’ingresso per i turisti non residenti ha un costo che parte dai 17,50 euro.
Il 15 agosto, complice anche l’ondata di calore, ci sono state delle fasce orarie senza neanche una prenotazione. Intervistata da Repubblica, la sindaca di Riomaggiore, Fabrizia Pecunia, ha detto che il numero di visitatori di quest’anno è più basso rispetto al 2012, l’anno della chiusura del sentiero a causa di una frana. Le difficoltà della via dell’Amore si inseriscono all’interno di un trend più ampio, che sta vedendo le Cinque Terre perdere appeal e numeri rispetto ai folli anni del post-Covid.
Secondo i nuovi dati dell’osservatorio turistico ligure, nei primi sei mesi del 2025 Vernazza ha avuto 8.434 pernottamenti in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 (-16,31 per cento); Riomaggiore ha fatto registrare 9.021 ingressi in meno (-8,33 per cento), Monterosso 2.841 in meno (-2,47 per cento), Levanto 17.097 in meno (-9,04 per cento). Non sono disponibili i dati di Manarola e Corniglia. Sommando le perdite dei primi sei mesi del 2024 e del 2025, il calo dei pernottamenti tra Cinque Terre (Riomaggiore, Vernazza, Monterosso) e Levanto sfiora quota cinquantamila.
Dietro questi numeri non c’è mai una singola motivazione. Le Cinque Terre erano diventate impraticabili a causa di un sovraffollamento che, evidentemente, sta disincentivando i turisti a recarsi in quelle zone. Subentrano poi i temi dei costi, del potere d’acquisto sempre più basso, del caldo e dell’attrattività delle sottovalutate località limitrofe. I Comuni, negli anni, hanno anche adottato una serie di misure più o meno strutturali per contrastare l’overtourism. Numeri alla mano, stanno ottenendo ciò che volevano, ma la questione è molto più complessa di quanto appare.
Le amministrazioni comunali delle Cinque Terre stanno studiando il numero chiuso per i gruppi turistici (massimo venticinque persone per ogni guida o accompagnatore) e il divieto di sostare in determinati luoghi dei borghi come i tunnel, le scalinate, i carrugi e le piazzette. Questi interventi dovrebbero essere applicati in via sperimentale nel 2026. Inoltre, esistono delle norme già in vigore all’interno dei Comuni della riviera ligure – non solo nelle Cinque Terre – più sensibili al turismo sregolato, come le misure di contingentamento dei bus turistici e dei grandi tour guidati, i portali digitali per le prenotazioni e i parcheggi di interscambio strategici per gestire l’arrivo dei veicoli di grandi dimensioni.
Le misure “anti-overtourism” stanno in parte contribuendo a ridurre il numero di viaggiatori, spalmandolo in altre località regionali come il Tigullio. Tuttavia, in base alle prime segnalazioni, si sta creando una sorta di paradosso che vede aumentare il turismo “mordi e fuggi” e diminuire quello stanziale, lento, contraddistinto da pernottamenti che durano più giorni consecutivi.
«Si sta assistendo all’incremento delle comitive con visita, in un solo giorno, di due paesi e Pisa, organizzate tramite piattaforma, e una riduzione delle comitive con programma di più giorni sul nostro territorio», si legge in una nota congiunta firmata da Federagit Confesercenti Liguria, Associazione Guide Ambientali Escursionistiche Liguria (Agael), Associazione Guide Turistiche Liguria (Agtl), Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche (Aigae), Associazione Ligure degli Accompagnatori degli Interpreti Turistici e delle Guide Turistiche Nazionali (Alait).
A farne le spese, secondo le associazioni di categoria, sono gli operatori turistici più piccoli e radicati nel territorio, che fondano la loro offerta su esperienze meno standardizzate, più ricercate, originali e rispettose delle esigenze dei residenti e dei produttori locali. «Il numero limitato degli stalli per bus disponibili e la modalità di prenotazione, nei siti a noi conosciuti per esperienza diretta, stanno portando molte agenzie a desistere, perché quando il gruppo si è concretizzato scoprono di non poter più realizzare il programma come proposto, ai costi già preventivati», si legge nella nota.
Si tratta di una preoccupazione che non affligge i grandi tour operator, che comprano blocchi da centinaia di prenotazioni che riescono comunque a riempire. Lo fanno tagliando fuori le piccole agenzie locali, meno flessibili e più penalizzate da regole e cancellazioni. «Hanno maggiori possibilità di prenotare con largo anticipo gli stalli, contando da un lato su un bacino molto più ampio di utenti – e quindi potendo prevedere di concretizzare la maggior parte dei gruppi – e dall’altro potendo riorganizzare il tour da un giorno all’altro, ammortizzando assai più agilmente i costi anche nel caso di aumenti inaspettati», prosegue il comunicato.
Secondo le associazioni delle professioni turistiche, alle Cinque Terre i tour operator più grandi stanno sostituendo i gruppi di piccole agenzie «che hanno più tempo a disposizione per la visita e programmi più articolati». I big offrono spesso pacchetti che garantiscono le visite a Pisa, Manarola e Monterosso nello stesso giorno, senza pernottamento. In questo modo riescono ad aggirare le norme comunali contro il sovraffollamento turistico, ma non creano realmente valore per le economie locali.
L’aumento del turismo standardizzato e “mordi e fuggi” è stato confermato anche da Patrizia Lombardo dell’Associazione guide turistiche della Liguria, che a Repubblica ha detto: «Ne sono sentinelle i ristoratori delle Cinque Terre, che stanno lamentando perdite nelle ore serali. La limitazione delle comitive rischia di discriminare i piccoli e medi operatori turistici che costituiscono l’ossatura dell’economia turistica nazionale e che organizzano pacchetti di proposte per far fermare i turisti sul territorio».
Secondo Lombardo, si stanno perdendo «le offerte locali diversificate», che puntano a un turismo «che dà consapevolezza, che sosta fino a tre giorni, che insegna a conoscere il territorio. Chi beve un vino in vigna, non andrà al ristorante alle Cinque Terre a chiedere il Barolo o il Chianti. I piccoli operatori hanno ridotto il numero di notti proposte, da tre a due o una o addirittura zero». Il paradosso delle Cinque Terre conferma che non esistono soluzioni facili, e che le misure emergenziali – come il contingentamento e il numero chiuso – sono una pericolosa arma a doppio taglio.
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