Il ritardo italiano (e globale) nel raggiungimento del Goal 16 dell’Agenda 2030

Ucraina, Gaza, Sudan e non solo: le guerre e le relative tragedie umanitarie in corso stanno ridisegnando il perimetro e l’urgenza del Goal 16 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dal titolo “Pace, giustizia e istituzioni forti”. Formalmente, è un obiettivo dedicato alla «promozione di società pacifiche e inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile, e si propone inoltre di fornire l’accesso universale alla giustizia, e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli». Praticamente, è la condizione necessaria e sufficiente per soddisfare tutti gli altri traguardi fissati dal programma sottoscritto nel 2015 dai centonovantatré Paesi Onu.
Secondo l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), infatti, il raggiungimento del Goal 16 è un risultato «imprescindibile al perseguimento di tutti i Goal dell’Agenda 2030». È un tema che, per quanto riguarda l’Italia, passa anche attraverso il Piano d’accelerazione trasformativa (Pat), che il governo di Giorgia Meloni si è impegnato ad adottare in sede Onu nel settembre 2023. Ma procediamo per gradi.
Nel report “UN SDGs 2025”, ricorda ASviS nel suo Rapporto 2025, il sedicesimo obiettivo appare come il più carente in assoluto dell’Agenda 2030, fermo restando che nessuno dei target risulta al momento raggiungibile entro il periodo prefissato. Pesano negativamente, spiega l’organizzazione co-fondata e diretta da Enrico Giovannini, «le persistenti violazioni del diritto internazionale, le guerre, le crisi umanitarie, l’erosione dei diritti umani».
Nel 2024, per dire, ci sono state quasi cinquantamila vittime causate dai conflitti umanitari in corso: una ogni dodici minuti. Si tratta di un aumento del quaranta per cento rispetto al 2023. Nel biennio 2023-2024 sono stati uccisi circa quattro volte più bambini (+337 per cento) e donne (+258 per cento) rispetto al biennio precedente: di questi, otto decessi infantili su dieci e sette decessi femminili su dieci si sono verificati nella Striscia di Gaza, dove è in vigore un fragile cessate il fuoco.
A livello europeo, l’indice composito sul Goal 16 risulta comunque stabile, con gli unici (leggeri) incrementi registrati nel 2014 e nel 2021 che hanno generato una crescita complessiva di soli quattro punti in quell’arco di tempo. Sono sedici i Paesi europei ad aver migliorato le proprie performance nel raggiungimento del target. Tra questi c’è anche l’Italia, che resta tuttavia al di sotto della media continentale. L’indice composito, spiega ASviS nel Rapporto, è stato «abbastanza stabile» fino al 2020, mostrando poi un netto peggioramento.
A contribuire a questa tendenza sono gli indicatori relativi alle truffe e alle frodi informatiche, con un valore di 5,1 frodi per mille abitanti nel 2023 (solo 1,6 nel 2010). Cala, a livello nazionale, anche la partecipazione sociale, con una quota di persone attive ridotta di 5,7 punti percentuali tra il 2012 e il 2023.
ASviS, in riferimento all’Italia, ha approfondito due obiettivi quantitativi relativi al Goal 16. Il primo è l’azzeramento del sovraffollamento degli istituti di pena (Target 16.3), in preoccupante aumento a partire dal 2021. Il secondo riguarda la riduzione del quaranta per cento della durata media dei procedimenti civili rispetto al 2019, raggiungendo così un valore di 253 giorni (Target 16.7). Anche in questo caso, l’andamento osservato è insufficiente al raggiungimento dell’obiettivo perché, fa notare l’Alleanza, nel 2024, la durata media si è attestata a 447 giorni.
Nell’analizzare questi dati, ASviS ha segnalato che «sia l’approvazione di alcuni provvedimenti che presentano forti criticità sul piano della contrazione dei diritti e delle libertà della persona, sia il rifiuto a costituire un’istituzione nazionale per i diritti umani» hanno avuto un impatto negativo sul percorso dell’Italia verso il Goal 16 del 2030. ASviS si è soffermata soprattutto sulle «distorsioni segnalate dalla Consulta nel “Decreto Sicurezza” e nel sovraffollamento delle carceri», che rendono il nostro Paese passibile di sanzioni per “negligenza umanitaria”.
Per invertire la tendenza, ASviS – nel suo Rapporto 2025 – ha aggiornato e rilanciato l’identificazione di leve istituzionali e strategiche per accelerare l’attuazione dell’Agenda 2030 attraverso il già citato Piano d’accelerazione trasformativa (Pat). Il Pat proposto dall’Alleanza, «riprendendo la metodologia proposta dal gruppo di scienziati che ha prodotto un apposito Rapporto per l’Onu, si basa su azioni che riguardano due aspetti principali.
Il primo concerne cinque «leve trasformative», ossia governance, economia e finanza, azione individuale e collettiva, scienza e tecnologia, sviluppo delle capacità. Il secondo, invece, include sei «punti d’ingresso chiave»: benessere e capacità umane; economie sostenibili e socialmente eque; sistemi alimentari sostenibili e alimentazione sana; decarbonizzazione dell’energia e accesso universale; sviluppo urbano e periurbano; protezione dei beni comuni ambientali globali.
ASviS ha comunque accolto «con soddisfazione il fatto che il governo Meloni ha proposto al Parlamento, come suggerito dal 2016 e previsto dal Patto sul Futuro, di introdurre la Valutazione di impatto generazionale (Vig) e intergenerazionale delle nuove leggi». Il Ddl, già approvato dal Senato, è attualmente in discussione alla Camera. Per migliorare ancora, Roma dovrebbe definire una tabella di marcia per attuare il Patto sul Futuro nelle sue diverse dimensioni, anche attraverso strutture di previsione strategica (strategic foresight) in grado di dialogare con la società e con la pubblica amministrazione.
ASviS ha anche parlato della nuova Legge di Bilancio, recentemente approdata in Senato. La Manovra, spiega l’Alleanza, deve essere «coraggiosa e orientata ad accelerare il cammino verso gli SDGs, cosa che non emerge dalla lettura del Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) e delle anticipazioni giornalistiche». Non a caso, nella roadmap proposta dall’ASviS c’è anche «l’avvio di un processo di analisi e revisione del corpus normativo vigente» alla luce degli articoli 9 e 41 della Costituzione riformati nel 2022.
Al tempo stesso, è essenziale una visione a medio-lungo termine che sottolinei i costi dell’inazione, anche in termini ambientali: un euro speso oggi può farne risparmiare mille domani. Tra le altre cose, ASviS ha posto l’obiettivo di definire il Piano d’accelerazione trasformativa (a cura della presidenza del Consiglio) entro metà 2026, così da poter impattare positivamente sulla Legge di Bilancio per il 2027.
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