Ilaria Salis, i popolari sosterranno la revoca dell’immunità. Ma il voto sarà segreto

Bruxelles – “Non voteremo a favore dell’immunità per Ilaria Salis”. Daniel Köster, responsabile del Dipartimento Stampa Europea per il Partito Popolare Europeo (PPE), non usa mezze misure e svela le intenzioni dei popolari in vista del voto decisivo di martedì 7 ottobre all’Assemblea Plenaria di Strasburgo. L’eurodeputata italiana, eletta nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra, non potrà dunque beneficiare dei 190 voti provenienti dalle file dei popolari: una defezione pesante per il mantenimento dell’immunità e per le sorti di Salis, accusata in Ungheria di aggressione contro militanti neo-nazisti.
Quella che si delinea è una posizione leggermente diversa rispetto al voto del 23 settembre, quando la Commissione Affari Legali del Parlamento europeo si era espressa per il mantenimento dell’immunità alla Salis, con un solo voto di scarto. Il risultato era stato di 13 voti a favore e 12 per la revoca, conseguenza – secondo alcune ricostruzioni – di una spaccatura interna al PPE.
Il possibile “Caso Salis”
Ora lo scenario potrebbe ribaltarsi, con i popolari orientati a non confermare l’immunità. In questo caso, l’attivista ed eurodeputata italiana avrebbe pochissime chance di evitare il processo in Ungheria. Potendo contare soltanto sui voti di The Left, Verdi, Renew e S&D: insufficienti per la maggioranza in Parlamento.
Anche sul fronte nazionale la volontà di Forza Italia (parte del gruppo PPE all’Eurocamera) è stata chiarita dal portavoce Raffaele Nevi: “La linea di FI diventa la linea del Partito Popolare Europeo”, aggiungendo che “abbiamo sempre sostenuto che non si tratta di una vicenda politica, ma di fatti giudiziari che non devono essere strumentalizzati. L’immunità parlamentare serve a tutelare i parlamentari nello svolgimento del loro mandato, non possiamo trasformarla in uno scudo per evitare processi su fatti avvenuti prima dell’elezione”.
Con affermazioni di questo tipo sembrerebbe semplice fare un pronostico sul destino dell’eurodeputata di AVS. La realtà, tuttavia, è più complessa, perché, come ricordato oggi dal portavoce del Parlamento Europeo Delphine Colard, “il voto per la mozione sarà segreto”. Questo scenario potrebbe favorire l’azione di alcuni franchi tiratori (soprattutto italiani) tra le file della destra europea, interessati a non creare un “caso Salis” che potrebbe ridestare la minoranza italiana. Scenario già in parte osservato durante il voto del 23 settembre.
Il voto a specchio
Ad arricchire la trama politica ci sarà poi un altro voto analogo della plenaria: quello sull’immunità dell’eurodeputato Peter Magyar. Il politico ungherese è il principale oppositore del presidente Viktor Orbán. Alle elezioni del 2024 venne eletto tra le file dei popolari grazie ai voti affluiti al suo partito Tisza. In pochi anni l’ex braccio destro di Orbán è stato capace di raccogliere il 30 per cento dei consensi, dimostrandosi il più attendibile candidato per insidiare il leader magiaro. La prima finestra utile saranno le elezioni parlamentari di aprile 2026.
Le autorità di Budapest per ostacolare questa corsa, hanno presentato, durante il suo mandato europeo, tre richieste di revoca della sua immunità: una per presunto furto e due per diffamazione. La risposta di Bruxelles è stata quella di aver fatto fronte comune in Commissione Affari Legali (la stessa di Salis). Il 23 settembre al Parlamento Europeo si era dato indicazione di voto per il mantenimento della sua immunità, che ora dovrà essere confermata a Strasburgo.
La votazione a specchio per Salis e Magyar potrebbe aprire la strada a scambi politici tra i gruppi europei, agevolati dal voto segreto che non metterebbe in imbarazzo i leader. Quello che appare certo è che Magyar gode di maggiori chance: i 190 eurodeputati del PPE sono orientati a confermare la sua immunità.
Istanza ribadita anche da Daniel Köster, che ha tracciato una linea di demarcazione tra i due casi: “Ilaria Salis ha commesso atti violenti prima del suo mandato (è accusata di aver aggredito tre militanti neonazisti durante una contromanifestazione al “Giorno dell’Onore”, un evento di estrema destra, ndr). Peter Magyar è il leader dell’opposizione ungherese e siamo a un paio di mesi dalle elezioni nazionali. Per noi si tratta di due casi completamente diversi e agiremo in modo diverso”.
Il giudizio di Budapest
In un contesto ancora nebuloso rimane una sola certezza: la volontà del governo ungherese di colpire i propri oppositori. Anche attraverso palesi interferenze nei processi e – nel caso di Salis – un vero e proprio accanimento. Zoltán Kovács, portavoce del governo ungherese, aveva risposto a un post social dell’eurodeputata italiana indicando le coordinate del penitenziario di Márianosztra. Nel frattempo, Orbán ha parlato pubblicamente della necessità di eliminare “l’esercito ombra” – ONG, media, giornalisti, attivisti – che accusa di sostenere interessi stranieri.
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