La destra americana prova a distruggere e colonizzare l’Europa

C’è un nuovo acronimo nel vocabolario del sovranismo mondiale: Mega, cioè Make Europe Great Again. Il copyright è americano, riprende volutamente lo stilema trumpiano del Make America Great Again. L’idea arriva dalla Heritage Foundation, il think tank che quarant’anni fa forniva a Ronald Reagan la cornice intellettuale per la sua proposta conservatrice, e oggi è il laboratorio del trumpismo istituzionale.
Dopo aver scritto le novecentoventidue pagine del Project 2025, il documento programmatico per il secondo mandato di Donald Trump, la Heritage Foundation ha deciso di esportare il modello in Europa. Il piano è semplice: costruire un fronte comune di movimenti nazionalisti, illiberali e antiprogressisti, con una nuova etichetta. Ma emerge subito una contraddizione: la visione sovranista del modello americano non può sposarsi con un modello europeo, entrerebbero in conflitto. Ma il populismo funziona più o meno sempre così. Contano gli slogan, non la pratica; si porta avanti un’idea anche se irrealizzabile.
Il progetto americano nasce per rendere l’Europa più debole e più dipendente da Washington. Eppure, oggi, gli stessi ideologi vogliono convincere gli europei a unirsi contro «l’invasione woke», «la dittatura climatica» e «la crisi della natalità». Un cortocircuito perfetto. L’illusione di una sovranità europea riscritta da chi, negli Stati Uniti, non ha mai voluto che l’Europa fosse davvero sovrana.
Il piano è stato descritto da Politico Europe, che ha raccontato i movimenti della Heritage Foundation. Il motore intellettuale del trumpismo sta «collaborando con una costellazione di movimenti nazionalisti di estrema destra europei per esportare il suo manuale di strategia per contrastare le politiche progressiste». Tra queste, c’è stata una conferenza di fine ottobre a Roma incentrata sulla crisi demografica europea e sull’idea che il calo delle nascite rappresenti una minaccia per la civiltà occidentale.
La conferenza aveva un titolo apocalittico: “La crisi demografica come crisi di civiltà”. Tra i relatori figuravano Roger Severino, vicepresidente per la politica interna della Heritage e ideatore della campagna del gruppo per ridurre l’accesso all’aborto negli Stati Uniti, la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Eugenia Roccella, la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli e diversi membri di think tank di destra italiani. Severino e il presidente della Heritage Foundation, Kevin Roberts, sono stati anche ospiti a summit e assemblee di partiti politici di estrema destra, come la famiglia europea dei Patrioti per l’Europa, che accoglie tra le sue fila il Rassemblement National di Marine Le Pen e la Lega di Matteo Salvini.
L’Italia è una tappa centrale nel piano del think tank americano. Perché in fondo le linee guida del Project 2025 sono in gran parte sovrapponibili alla retorica della destra neo, ex, post fascista al governo. Un’agenda che parla di sostegno alla natalità, lotta alla sinistra woke e limitazione dei diritti delle persone trans si sposa benissimo sia con i programmi della Casa Bianca sia con quelli di Palazzo Chigi.
La Heritage Foundation è attiva in Europa da diversi anni, ma il ritorno di Trump alla presidenza ha dato una nuova spinta al progetto di internazionalizzazione. Politico ha incontrato Mike Gonzalez, ricercatore senior del think tank, che ha detto: «I leader di destra europei vedono Trump e quello che sta facendo e dicono: “Voglio fare lo stesso”».
Un programma del genere si era già visto prima della pandemia, quando Steve Bannon, l’ex stratega di Donald Trump, aveva tentato di unire i partiti nazionalisti populisti fondando a Bruxelles l’organizzazione “The Movement”, ma poi il piano era naufragato per mancanza di adesioni tra i partiti.
Ci sono quindi elementi per pensare che andrà a finire allo stesso modo. In fondo, ovunque in Europa la destra ha già risorse e legittimazione popolare a sufficienza per produrre da sé la sua agenda.
Per fare un esempio tutto italiano, due anni fa il senatore Roberto Menia (Fratelli d’Italia, con una lunga militanza che parte del Msi) ha presentato un disegno di legge pro-life – riprendendo una proposta già avanzata da Maurizio Gasparri (Forza Italia) – che renderebbe di fatto impossibile l’aborto in Italia. La Giunta regionale del Lazio, invece, vorrebbe approvare una legge che garantirebbe la protezione del feto «dal concepimento».
E ancora: la ministra Roccella sta cercando di bloccare una legge regionale della Sicilia che vieta agli obiettori di coscienza di ricoprire ruoli nelle cliniche che forniscono aborti. Nel frattempo, il senatore Lucio Malan (Fratelli d’Italia) – protagonista di conferenze organizzate insieme a Heritage Foundation – ha tentato di abolire il divieto di pubblicità omofobe e sessiste. L’Italia dimostra che in Europa il populismo di destra sta benissimo anche senza aiuti esterni.
Ma di sicuro l’assonanza tra i programmi potrebbe amplificare il messaggio. Solo nell’ultimo anno la Heritage Foundation ha tenuto sette incontri ufficiali con eurodeputati, mentre ce n’era stato solo uno negli ultimi cinque anni.
Secondo Gonzalez «c’è un interesse esistenziale nel far sì che l’Europa sia sovrana, libera e forte», ma è solo una formulazione diversa del solito gioco delle tre carte. Dagli Stati Uniti arrivano solo spinte per indebolire l’Europa e l’unità dei Paesi che la compongono. D’altronde il Project 2025 propone di subordinare la politica estera europea agli interessi di Washington, smantellare la Nato e imporre dazi punitivi su tutto ciò che non sia made in Usa. È il più scolastico dei divide et impera, difficile non riconoscerlo. «Per i politici europei, la Heritage è una scorciatoia per entrare nell’orbita trumpiana. Per Heritage, è il modo per entrare nel mercato ideologico europeo con il sigillo del potere americano», scrive Politico.
La destra americana, in questa versione feroce e trumpizzata, vede nel Vecchio Continente una terra promettente, e si aspetta che la destra europea si faccia sedurre facilmente. Perché i partiti sovranisti europei sono sempre alla ricerca di nuova forza e nuovo impeto per la prossima tornata elettorale, e un think tank come Heritage Foundation offre un megafono potente.
Al momento però è difficile dire se il progetto Make Europe Great Again avrà successo o meno. Anzi, visto da fuori sembra una parodia del sovranismo: l’idea che l’interesse nazionale si possa difendere copiando modelli altrui. Più che un atto di forza, sembrerebbe un inchino al re di Washington.
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