La Germania verso la riforma delle forze armate, ma senza leva obbligatoria (per ora)

Bruxelles – Avanti tutta con la rimilitarizzazione della Germania. Il cancelliere Friedrich Merz vuole ingrandire al più presto le dimensioni della Bundeswehr, l’esercito di Berlino che sconta decenni di sottoinvestimenti, e ha fatto pressione sul suo gabinetto per approvare la riforma delle forze armate. Il tema più delicato rimane l’obbligatorietà della leva di massa, sulla quale si registrano ancora distanze importanti tra conservatori e socialisti.
In tre mesi e mezzo al timone dell’esecutivo, Friedrich Merz non ha smesso di spingere per realizzare uno dei suoi principali obiettivi politici: il riarmo della Germania. Eletto cancelliere federale a maggio, il leader della Cdu ha fatto avanzare il Paese a tappe forzate per tradurre in termini concreti la Zeitenwende (“svolta epocale”) sulla difesa promessa in campagna elettorale. Prima l’abbandono del freno al debito per sbloccare centinaia di miliardi di euro in investimenti, quindi l’attivazione della clausola di salvaguardia del Patto europeo di stabilità.
Oggi (27 agosto), il suo gabinetto ha approvato il nuovo corso della Bundeswehr, le forze armate tedesche che il Bundeskanzler vuole trasformare nel “più forte esercito convenzionale nella Nato sul lato europeo“, come ha scandito lui stesso in conferenza stampa al termine della riunione, “in ragione della dimensione e della forza economica” del Paese mitteleuropeo.
Wir wollen die Bundeswehr personell stärken und für junge Menschen attraktiver machen. Das passiert jetzt mit dem Gesetz zur Modernisierung des Wehrdienstes. Damit setzen wir ein zentrales Projekt des Koalitionsvertrages um. pic.twitter.com/fByVxAuda0
— Bundeskanzler Friedrich Merz (@bundeskanzler) August 27, 2025
Accanto a lui il titolare della Difesa, il socialdemocratico Boris Pistorius, ha concordato che l’esercito di Berlino “deve crescere”: “Non abbiamo solo bisogno di una forza ben equipaggiata“, spiega, ma anche di un esercito “forte in termini di personale“. In effetti, riconosce Merz, “mancano le caserme e gli istruttori, il che significa che tutto deve crescere di nuovo dal basso, e ora questa crescita viene accelerata“.
Per arrivare a questo accordo ci sono volute molte settimane di intense trattative tra gli alleati di governo, i cristiano-democratici dell’Union (Cdu-Csu) e i socialisti dell’Spd. L’obiettivo comune è quello di portare le forze armate di Berlino dai circa 182mila effettivi attuali a quota 260mila (più 200mila riservisti) entro la fine del decennio, anche per centrare i nuovi obiettivi di capacità fissati in sede Nato.
Il principale nodo del contendere all’interno della coalizione rossonera ha riguardato le modalità con cui mettere in campo questa leva di massa. L’Spd di Pistorius preferisce un approccio basato sulla volontarietà, puntando a rendere “attraente” il servizio militare tra i giovani tedeschi. D’altro canto, il capo della diplomazia Johann Wadephul (Cdu) spinge per la coscrizione obbligatoria, ritenuta “inevitabile” anche dal premier bavarese Markus Söder (Csu).
Alla fine, il compromesso odierno sembrerebbe tener dentro entrambe le posizioni: in una prima fase l’arruolamento sarà volontario, per passare alla leva obbligatoria (sospesa nel 2011 da Angela Merkel) solo in casi eccezionali e previa autorizzazione del Parlamento federale. Gli obiettivi di reclutamento incrementeranno di anno in anno, dalle 20mila unità cui si punta nel 2026 alle 38mila previste per il 2030.
Dal prossimo anno, dunque, tutti i cittadini maschi nati dal 2008 in poi si dovranno sottoporre ad un controllo obbligatorio di idoneità per venire inseriti, in caso di esito positivo, in un registro militare nazionale, mentre il reclutamento femminile dovrebbe rimanere volontario anche in situazioni d’emergenza. Secondo i dati forniti dal ministero della Difesa, le forze armate tedesche hanno registrato un aumento del 28 per cento su base annua in termini di nuove reclute tra gennaio e luglio.
Stando alle ricostruzioni mediatiche, tuttavia, l’accordo non lascerebbe troppo soddisfatti i “falchi” conservatori, con un certo numero di malpancisti che vorrebbero vedere nero su bianco un meccanismo automatico per passare all’arruolamento obbligatorio se non si dovesse raggiungere la soglia minima di effettivi, ma il punto di caduta raggiunto fin qui sembra accettabile per il Bundeskanzler.
La proposta dovrà ottenere il via libera al Bundestag, il cui “sì”, in realtà, potrebbe non essere del tutto scontato. Ricevuto il disco verde dall’Aula, l’esecutivo si troverà a fare i conti con la cronica carenza di investimenti nelle sue forze armate. Una naturale conseguenza del “pacifismo costituzionale” imposto a Berlino dagli alleati nel secondo dopoguerra, in considerazione del passato bellicoso della Germania.
Il dibattito nazionale sulla riforma della Bundeswehr è in corso fin dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, lanciata nel febbraio 2022. Già il predecessore di Merz, il socialdemocratico Olaf Scholz, aveva annunciato una sua Zeitenwende, facendo cadere lo storico tabù del riarmo tedesco e introducendo un fondo speciale da 100 miliardi.
Mosca resta la minaccia strategica numero uno per Berlino. La Federazione “è e rimarrà nel lungo periodo la più grande minaccia alla libertà, alla pace e alla stabilità in Europa“, ha dichiarato Merz. Nella proposta legislativa targata Cdu-Spd si legge che la Russia starebbe “creando militarmente i presupposti” per essere in grado, in un futuro non troppo distante, “di attaccare i territori della Nato“. Le intelligence di diversi Paesi europei, inclusa quella tedesca, segnalano da tempo la possibilità che il Cremlino prenda di mira il fianco orientale dell’Alleanza entro il 2035.
Proprio in risposta all’aggressività russa, a maggio la Germania ha ufficialmente inaugurato il primo dispiegamento di truppe all’estero dal 1945 stazionando una brigata corazzata in Lituania. Ma la questione di un potenziale impiego della Bundeswehr in Ucraina, per monitorare un’eventuale tregua nel contesto delle garanzie di sicurezza promesse a Kiev dalla coalizione dei volenterosi, sta alimentando l’ennesimo, acceso dibattito politico tra i partner della maggioranza.
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