La situazione sta sfuggendo di mano: “Siamo pronti a usare i fucili in città”
La situazione in Giappone è critica per la presenza di orsi che attaccano turisti e cittadini: negli ultimi mesi sono stati abbattuti oltre 4.000 esemplari della specie e sono morte tredici persone.

Tredici persone sono morte e oltre cento sono rimaste ferite, gettando il Giappone in uno stato di allarme nazionale a causa dell’aumento degli attacchi degli orsi. Nelle prefetture settentrionali, come Akita e Iwate, i residenti evitano le foreste e camminano con campanelli legati alle borse. Di fronte a questa crisi, il governo ha rotto un tabù storico in materia di armi da fuoco, autorizzando la polizia a utilizzare i fucili contro gli orsi nei centri urbani.
Aumentano gli attacchi di orsi in Giappone: in otto mesi sono morte 13 persone e sono stati abbattuti 4.200 esemplari
Questa revisione straordinaria delle rigide normative sul porto d’armi è una risposta diretta alla serie di aggressioni mortali, un’emergenza che ha portato persino l’ambasciata statunitense a Tokyo a emettere un avviso sulla fauna selvatica. Da aprile, gli orsi hanno ucciso tredici persone, attaccando agricoltori, residenti davanti alle loro case e passanti vicino a scuole e supermercati. Un episodio particolarmente emblematico ha visto un cucciolo di orso costringere alla chiusura temporanea della pista di decollo dell’aeroporto di Iwate.

L’Agenzia Nazionale di Polizia (NPA) ha giustificato la nuova direttiva, sottolineando che le pistole in dotazione agli agenti non sono sufficientemente potenti per affrontare la minaccia. Le nuove misure prevedono l’impiego di unità armate, specificamente addestrate da cacciatori locali, nelle regioni più colpite di Akita e Iwate. L’inizio delle operazioni è stato fissato per il 13 novembre. Le truppe di supporto non useranno armi da fuoco, ma saranno equipaggiate con spray anti-orso, protezioni e lancia-reti per le catture.
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La paura nel nord del Giappone ha un nome e un volto, come quello di Keiji Minatoya, 68 anni, pasticcere di Akita sopravvissuto a un assalto nel 2023: “Un orso è uscito dal mio garage, mi ha atterrato e mi ha morso il viso. Pensavo: ‘Ecco come morirò'”. Gli avvistamenti di orsi nei centri abitati sono in forte crescita, un fenomeno che gli scienziati attribuiscono a due fattori principali: una carenza di cibo, in particolare di ghiande, e lo spopolamento rurale che ha lasciato vaste aree montane deserte, rendendo le montagne “sovraffollate di orsi affamati“.

I dati confermano l’escalation: nella prefettura di Akita, gli incidenti stradali legati agli orsi hanno raggiunto un record di 118 casi nel 2025, quintuplicando rispetto all’anno precedente. Il governo ha registrato oltre 20.000 avvistamenti tra aprile e settembre, il picco massimo degli ultimi cinque anni, con più di 100 attacchi a persone nello stesso periodo.
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Le autorità stanno studiando sistemi di allerta più rapidi e una migliore gestione delle risorse alimentari naturali per scoraggiare gli animali. Tuttavia, la paura spinge i villaggi a raccomandare di portare campanelli e di evitare di uscire dopo il tramonto. La crisi ha colpito duramente il settore turistico nel nord-est, proprio durante la stagione del “koyo” (il foliage autunnale), tradizionalmente la più redditizia. Onsen (stabilimenti termali) e ryokan (locande tradizionali) registrano un crollo delle prenotazioni. Parchi e sentieri, come il celebre parco Senshu di Akita, sono stati chiusi in seguito a ripetuti avvistamenti, lasciando gli operatori della regione di Tohoku a parlare di un “autunno perduto” e a temere “un lungo inverno di incertezza”.

La popolazione di orsi abbattuti è significativa, con più di 4.200 esemplari uccisi solo tra aprile e settembre di quest’anno, superando i 9.000 abbattimenti totali tra il 2023 e il 2024. Nonostante ciò, il giovane Kakeru Matsuhashi, uno dei pochi “Matagi” (cacciatori tradizionali) rimasti, esprime un profondo disagio: “Sentiamo notizie quasi ogni giorno di persone attaccate o ferite. Sta diventando spaventoso”.
Le uccisioni di orsi
I cacciatori, essenziali per la gestione della fauna selvatica, sono sempre meno. Dai migliaia di un tempo, si contavano solo circa 220.000 Matagi nel 2020, la maggior parte dei quali over sessanta. Il dottor Hajime Nakae, che da trent’anni cura le ferite da orso all’Ospedale Universitario di Akita, avverte di un cambiamento inquietante: “La loro natura sta cambiando. In passato un orso spaventato fuggiva. Ora ti carica da circa dieci metri e poi ti salta addosso”.
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Il ricercatore Naoki Ohnishi, del Forestry and Forest Products Research Institute, ritiene che la popolazione di orsi abbia superato la capacità di sostentamento delle montagne. Per lui, “Abbatterli per ridurne il numero è l’unico modo efficace per far calare il rischio“. Tuttavia, il professore Shinsuke Koike aggiunge un altro elemento: il contatto con l’uomo rende i cuccioli meno timorosi e li abitua a gusti “umani” come i cachi. L’unica speranza immediata è legata al ciclo naturale: l’arrivo del letargo. “Almeno in questo”, concludono gli scienziati, “i modelli di comportamento degli orsi non sono cambiati”. Il Giappone, un Paese che venera la natura e l’equilibrio, si ritrova a confrontarsi con un nemico sempre più vicino. L’emergenza non riguarda solo gli orsi, ma il fragile confine tra uomo e natura che si sta spezzando, costringendo il ricorso alle armi per un problema che spesso non viene risolto alla radice.
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Gli orsi marsicani si differenziano completamente dagli esemplare di orso nero americano o baribal (nome scientifico secondo la classificazione tassonomica di Ursus americanus) il plantigrado più comune in Nord America, avrà avuto circa otto mesi e secondo i ranger sarebbe abbastanza grande per sopravvivere anche senza la madre. Gli orsi neri americani sono una specie di orsi relativamente piccoli e dal peso e dalle dimensioni molto inferiori rispetto alle altre specie di orso; sono tra gli orsi più timorosi nei confronti degli umani: ogni volta che si trovano a stretto contatto con le persone preferiscono darsi velocemente alla fuga. Gli orsi sono comunque animali selvatici e un incontro ravvicinato con loro potrebbe essere per gli umani fonte di pericolo. Ciò non giustifica però l’uccisione di questi animali. Mettere in atto misure rispettose nei confronti degli esseri viventi e della natura dovrebbe essere la priorità di tutte le regioni. (di Elisabetta Guglielmi)
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