La strumentalizzazione della religione in politica è una tattica antica e ancora attuale

Ottobre 12, 2025 - 06:30
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La strumentalizzazione della religione in politica è una tattica antica e ancora attuale

Missili balistici intercontinentali russi benedetti con acqua santa dai pope in paramenti liturgici, l’Ufficio della Fede alla Casa Bianca, abiti da crociati medievali e croci brandite in aria nella manifestazione londinese di estrema destra United the Kingdom. E poi ancora i Patrioti europei: dal segretario leghista Matteo Salvini che bacia il rosario durante i comizi, al leader spagnolo di Vox Santiago Abascal che si lancia in frasi islamofobe definendosi «l’ultimo dei buoni cristiani». Fino a Giorgia Meloni che, pur non appartenendo all’eurogruppo dei Patrioti, si definisce una patriota, ma soprattutto grida: «Sono una donna, sono una madre, sono cristiana».

La strumentalizzazione della religione a fini politici è vecchia quanto il mondo: dai tempi dell’imperatore Costantino e dell’apparizione in cielo della frase “In hoc signo vinces” (in greco, in realtà) accanto alla croce di Cristo ai re taumaturghi francesi raccontati dallo storico Marc Bloch, passando per il “Deus vult” pronunciato da Papa Urbano II che inaugurò la Prima Crociata: nel primo caso, un evento celeste prodigioso che, sotto le insegne cristiane, portò l’esercito romano alla vittoria; nel secondo, poteri curativi miracolosi di re privi di forza militare, millantati per legittimare la propria sovranità politica per via sacrale.

Oggi l’intreccio fra politica e religione continua, ma si radicalizza in forme populiste sempre più massificate e aggressive. Dio, come ha scritto lo psicoanalista Massimo Recalcati in un articolo su Repubblica, è ridotto a strumento ideologico, arma identitaria,  discorso che «non pacifica, non unisce, ma divide ed uccide» in nome di una non meglio specificata «purezza etnica e culturale».

La storia si ripete, e la strategia del divide et impera è più efficace e attuale che mai. Creare divisioni interne su basi etnico-religiose, guerre di civiltà, allarmismi sociali e urgenze securitarie contro la microcriminalità.

In un lungo articolo pubblicato su UnHerd, lo storico Michael Ledger-Lomas ripercorre i vari snodi cruciali in cui la fede cristiana è stata strumentalizzata a fini politici, fino a renderla ciò che è oggi, un «ecumenismo senza religione», un «cristianesimo zombie». Inizialmente, protestanti e cattolici si scontravano duramente su divergenze dogmatiche, etiche e teologiche (un’inimicizia risalente ai tempi della Riforma e Controriforma).

Ma ecco che, all’inizio del Novecento e poi durante la Prima Guerra Mondiale, i nemici comuni del socialismo e del femminismo – entrambi movimenti con una forte connotazione politica – unirono le due correnti: il cristianesimo, all’alba della società di massa, già si stava trasformando da un credo basato su contenuti religiosi specifici (e divisivi, per le due professioni di fede), a una «difesa di base della famiglia nucleare contro la minaccia del piacere egoistico e “animalesco”», così come contro quella dei moti socialisti, molti dei quali facevano professione di ateismo.

Il cammino verso lo svuotamento dottrinale del cristianesimo in favore di una sua crescente radicalizzazione ideologica sul piano sociale e dei soli costumi conobbe poi una drammatica svolta all’indomani della Prima Guerra Mondiale, quando «il timore che la diffusione del comunismo avrebbe avviato lo stesso tipo di scristianizzazione che era evidente nella Russia sovietica spinse i principali protestanti e cattolici a collaborare con governi fascisti e autoritari» (sempre Ledger-Lomas), confidando in quello che Adolf Hitler chiamava il «Cristianesimo positivo» contro il «Giudeo-bolscevismo».

Se Ledger-Lomas lamenta uno svuotamento dottrinario del cristianesimo, consumatosi nel suo crescente accostamento a battaglie politiche, è possibile sospendere il giudizio di valore negativo e concentrarsi sulla diagnosi di fatto: oggi la religione è sempre più uno strumento retorico-propagandistico della politica, una leva di coesione identitaria (e in secondo momento elettorale) che si nutre soltanto della contrapposizione con l’altro, il diverso, l’avversario.

Parlando a Linkiesta, Stefania Palmisano, docente di Religioni nel mondo globalizzato presso l’Università di Torino, fra il 1980 e il 1990 si è affacciata «una nuova destra “estrema”, “radicale” o “populista”» caratterizzata da una forte contrapposizione alla globalizzazione e alla società multiculturale. L’ideologia di queste fazioni politiche si fonda sulla retorica dello “scontro di civiltà”, «focalizzando negativamente l’attenzione sulle comunità islamiche in Europa».

Questi partiti fanno ampio uso della religione cristiana e dei suoi simboli, un uso «che si fonda su una concezione della fede come un fatto identitario escludente e al tempo stesso un elemento di coesione e riconoscimento del campo populista», aggiunge Palmisano. L’identità cristiana dell’Europa si lega a doppio filo alla «lotta contro l’immigrazione e al riconoscimento dei diritti delle minoranze presenti nel vecchio continente».

La sociologa conclude che oggi «le religioni, con buona pace di quanti ne predicevano la secolarizzazione radicale e ne attendevano il cadavere, conoscono un nuovo protagonismo nella sfera pubblica, anche nelle società dove la fede religiosa non ha più l’evidenza collettiva del passato». L’alleanza fra trono e altare non è quindi una prassi d’altri tempi, e lo dimostrano i “grandi della Terra”: il «sodalizio tra Putin e il patriarca Kirill della Chiesa Ortodossa», da una parte, e le dichiarazioni di Donald Trump sull’essere sopravvissuto all’attentato del 13 luglio 2024 grazie a un intervento divino sono solo due esempi particolarmente eclatanti.

Anche qui, conservatorismo religioso ed estrema destra si stringono la mano contro quel pluralismo etnico, religioso e culturale che rappresenta il bersaglio della loro alleanza: in senso reazionario per i primi e populistico-suprematista per i secondi. Tornano in mente le parole di Gesù: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Matteo 22:39). La regola d’oro del Vangelo, precetto che Cristo estende a chiunque. Chiunque: non solo ai membri della propria comunità e della propria fede.

È proprio su questo punto che si sofferma Enrico Righini Locatelli, professore di Storia delle religioni e di Relazioni fra Stato e Chiesa all’Istituto Superiore di Scienze Religiose S. Apollinare. Davanti a gesti di strumentalizzazione politica della religione, sottolinea quanto questa propaganda faccia «sempre leva sul nome di Dio, mai su quello di Gesù. Parlare di Dio è rifarsi a una casella in bianco. È un’entità astratta che fa molta presa sulle coscienze e al tempo stesso un proclama populistico poco impegnativo. Parlare di Gesù, invece, pur essendo il Dio cristiano che si è fatto uomo, comporterebbe confrontarsi con il messaggio evangelico».

Il Vangelo, infatti, non è una teologia, ma un’etica: un insieme di precetti basati sulla fratellanza, sulla solidarietà. «È un messaggio di amore», dal porgere l’altra guancia all’accettare il diverso, l’ultimo. Un messaggio che ricorda: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. «E quando citi Gesù, devi citare tutto Gesù: il suo è un messaggio politico ben diverso dalla religione militante, identitaria, dalla religione dello scontro», aggiunge Righini Locatelli. Da qui il paradosso: nella retorica populista cristiana, Cristo non viene mai citato.

Quella fra potere politico e potere religioso è una tensione dialettica che, nonostante la progressiva secolarizzazione della società, non è mai venuta meno, né potrà mai scomparire, continua il professore: «Politica e religione rappresentano due aspetti coessenziali della natura umana. Da un lato l’esigenza di darsi delle regole, di governarsi per evitare l’anarchia – il potere politico – dall’altro la necessità di darsi un sistema di valori, che è il sistema religioso. Viviamo un’epoca apparentemente poco religiosa, ma che nei violenti sentimenti d’appartenenza, nel nazionalismo sciovinista e in certe ideologie politiche lo è ancora profondamente».

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Redazione Redazione Eventi e News