La vigilanza allentata da Trump sui Bitcoin ha favorito flussi illeciti (che sorpresa!)

Novembre 18, 2025 - 09:30
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La vigilanza allentata da Trump sui Bitcoin ha favorito flussi illeciti (che sorpresa!)

Neanche le dichiarazioni roboanti di Donald Trump sono bastate a cambiare la traiettoria dei bitcoin, considerati anche dai non addetti ai lavori un ircocervo a metà tra la truffa online e la bolla finanziaria più prevedibile del mondo. E forse non avrebbe potuto andare diversamente. Mentre il presidente prometteva di fare degli Stati Uniti «la capitale mondiale delle criptovalute» e la sua famiglia costruiva un proprio impero nel settore con World Liberty Financial e American Bitcoin, il mercato sembrava convincersi che la politica potesse trasformare un asset volatile in un sistema stabile. Poi è arrivato il crollo sotto i novantacinquemila dollari, a metà novembre, che ha bruciato più di mille miliardi di capitalizzazione e riportato tutti giù per terra.  L’idea che un intero ecosistema potesse diventare all’improvviso sicuro e regolato era già fragile mentre l’euforia saliva, e ora che l’aria è uscita di colpo riemerge ciò che la corsa aveva nascosto: un’infrastruttura ancora permeabile al denaro illecito, sostenuta da controlli deboli e incapace di distinguere davvero tra finanza legittima e reti criminali. 

Secondo una vasta indagine giornalistica internazionale, coordinata dal New York Times insieme all’International Consortium of Investigative Journalists e a decine di testate nel mondo, almeno 28 miliardi di dollari legati ad attività illecite sono transitati negli ultimi due anni sulle principali piattaforme online (exchange) dove si comprano, si vendono e si scambiano criptovalute, convertendole anche in dollari o euro. Hacker nordcoreani, truffatori transnazionali e gruppi criminali cambogiani hanno utilizzato gli stessi canali in cui ogni giorno fluiscono miliardi di transazioni legittime.

Binance è il punto di passaggio più importante di questa rete opaca. È la piattaforma con i volumi di scambio più alti al mondo e il partner scelto dalla famiglia Trump per il loro progetto cripto, con un accordo da 2 miliardi di dollari firmato lo scorso maggio con World Liberty Financial. Tra il 2024 e il 2025, su Binance sono arrivati oltre 400 milioni di dollari collegati a Huione Group, un conglomerato cambogiano che il Tesoro statunitense considera un ingranaggio fondamentale nei cyberfurti e nelle truffe d’investimento che colpiscono migliaia di risparmiatori.

Secondo gli esperti che hanno seguito i flussi, la tempistica e il percorso di questi movimenti erano abbastanza anomali da far scattare subito gli allarmi interni. Ma non è detto che le piattaforme intervengano rapidamente. Bloccare un conto sospetto significa rinunciare a commissioni e volumi di scambio. E da quando l’amministrazione Trump ha smantellato la task force del Dipartimento di Giustizia che indagava sulle exchange, chiedendo ai procuratori di concentrarsi solo sulle organizzazioni criminali e non sugli intermediari, è diventato ancora più facile lasciar correre.

Il risultato è che le truffe continuano a prosperare. Solo nel 2024 le frodi legate alle criptovalute hanno sottratto 5,8 miliardi di dollari agli investitori, secondo i dati federali. I casi analizzati dall’inchiesta mostrano lo stesso schema: risparmiatori convinti di affidarsi a consulenti finanziari, identità rubate per aprire conti, fondi che finiscono su exchange come Binance e OKX attraverso una serie di wallet difficili da ricondurre ai responsabili. 

Accanto a queste fragilità esiste un altro circuito che sfugge quasi del tutto ai controlli, ma che il New York Times segnala: i crypto to cash desks, sportelli nascosti in negozi, uffici o retrobottega da Hong Kong a Dubai. Funzionano così: si invia criptovaluta a un indirizzo comunicato via chat e, pochi minuti dopo, si riceve contante, spesso senza nessun tipo di verifica dell’identità. Nel 2024 solo a Hong Kong questi sportelli hanno gestito almeno 2,5 miliardi di dollari. Più di mezzo miliardo dei fondi che transitano da Binance, OKX e Bybit finisce regolarmente in questi servizi. L’anonimato e la velocità li rendono un mezzo ideale per nascondere l’origine del denaro.

Che queste crepe tornino a emergere adesso non è un caso. Dall’inizio di ottobre il mercato è sceso bruscamente: oltre al crollo di Bitcoin c’è quello di Ether che ha toccato i minimi delle ultime settimane. Gli exchange traded funds hanno visto deflussi per circa 870 milioni in un solo giorno. Gli investitori di lungo periodo hanno venduto 815 mila Bitcoin in un mese, e la liquidità, già debole dopo il crollo di inizio ottobre, si è ulteriormente ridotta. Con la Federal Reserve più prudente sui tagli ai tassi, la fuga dal rischio è diventata più rapida.

La bolla che si è sgonfiata non riguarda soltanto i prezzi. Riguarda l’idea, coltivata per mesi, che il settore potesse diventare stabile e affidabile quanto i mercati regolati. Le vulnerabilità tecniche e l’infiltrazione criminale nelle piattaforme di scambio stanno rendendo sempre più evidente agli investitori che queste strutture non sono un semplice rischio operativo, ma una minaccia diretta alla tenuta dell’intero ecosistema.

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Redazione Redazione Eventi e News