L’antisemitismo secondo Netanyahu

Lo scrittore israeliano Etgar Keret spiega benissimo, in un’intervista a Repubblica, la strategia di Benjamin Netanyahu: «Per anni ha detto al Paese che lo stava proteggendo da Hamas… salvo poi lasciargli uccidere 1200 persone. Ora dice che ha distrutto Hamas, quindi gli serve un altro spauracchio. Al momento direi che lo ha individuato nell’antisemitismo: il nostro primo ministro cerca continuamente di confondere l’idea di essere ebreo con quello che fa questo governo israeliano. Come se criticare il governo significasse per forza essere antisemiti. All’estero grida all’antisemitismo dilagante, all’interno del Paese dice “se sei ebreo, non puoi unirti a quelli che criticano l’Idf, perché sono antisemiti. Devi prendere posizione: stai con gli antisemiti o con il tuo Paese?”». Uno degli aspetti più rivoltanti di questa strategia, per la verità non nuova, è che ha fornito e continua a fornire un facile lascia-passare ai peggiori estremisti di destra, che antisemiti lo sono davvero, ma possono ora guadagnarsi immediatamente una sorta di indulgenza plenaria semplicemente schierandosi con il governo fascista di Israele. Cosa che, per ovvie ragioni, non deve costargli poi una gran fatica.
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