Le elezioni regionali e Fico mandano in fibrillazione la politica per un gozzo di 10 metri

Novembre 16, 2025 - 02:00
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Le elezioni regionali e Fico mandano in fibrillazione la politica per un gozzo di 10 metri

In questi giorni vicinissimi alle elezioni regionali è assai difficile barcamenarsi nei segreti  (e anche negli intrighi) della politica italiana.

Quando si è sicuri di un fatto stai pur certo che il giorno dopo verrai smentito. Il sostantivo alleanza barcolla, tra gli uomini o le donne di uno stesso partito non c’è quella unità necessaria che renda facili le interpretazioni di chi li enuncia.

A sinistra, ma anche a destra, raccapezzarsi è un problema. Ieri, ad esempio, i parlamentari di ogni ordine e grado hanno dovuto interessarsi di quel massacro che sta succedendo in Ucraina. Missili e droni a manciate, città distrutte dai bombardamenti, morti, feriti e popolazione allo stremo.

Regionali e soldi a Kiev

Le elezioni regionali e Fico mandano in fibrillazione la politica per un gozzo di 10 metri, nella foto matteo salvini con la t-shirt pro-Putin
Le elezioni regionali e Fico mandano in fibrillazione la politica per un gozzo di 10 metri -Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

Che fare? Inviare nuovi aiuto a Kiev? È qui che si apre la diaspora: Antonio Tajani non ha dubbi: bisogna agire in fretta, altrimenti quella gente non ci sarà più. Ma……. eccolo il punto dolente: riguarda la destra, cioè la maggioranza che guida il Paese.

Mentre da una parte il leader di Forza Italia ritiene che non bisogna perdere nemmeno un minuto di tempo, Matteo Salvini, il numero uno della Lega, riflette e pensa a quel che è avvenuto negli ultimi giorno in Ucraina. Si è scoperta una vera e propria organizzazione corrotta che si appropriava dei beni che arrivavano dall’Europa.

Due ministri si sono dovuti dimettere, Zelensky non ha più la solidarietà di una volta, le ripercussioni sono innumerevoli, anche quelle italiane. Ragione per cui la Lega non la pensa come Forza Italia: “Noi spendiamo soldi, magari facciamo sacrifici per risolvere  i problemi del nostro Paese. Chi li riceve li sperpera o, peggio, se li intasca”.

Salvini è furioso, alza la voce, punta il dito contro questa gentaglia fino a ieri fedelissima di Zelenski. Conclude: “Stop agli aiuti, se questo è il quadro che ci offre l’Ucraina. Piuttosto chiediamo più soldi alle banche e alle assicurazioni per la manovra economica”.

Cosa deve pensare chi fra una settimana deve andare a votare in Campania, Puglia o Veneto? Dove troviamo il bandolo di una matassa così intricata? Già, perché questo non è il solo ed unico problema che deve farci pensare.

Nelle forze politiche che ci rappresentano il divario dilaga e mette uno contro gli altri amici e nemici. Nella maggioranza, si è visto quali sono le divisioni. tra Lega e Forza Italia. La differenza di opinioni è tale che non si comprende più chi è a favore e chi contro.

Gran confusione nel Pd

A sinistra, la situazione è forse più delicata perché in via del Nazareno, sede del Pd, la confusione è grande e la segretaria vacilla. Non sono con lei alcuni pezzi da novanta considerati i big del Pd. Fuori i nomi e i cognomi Romano Prodi, Dario Franceschini, Ernesto Ruffini, un riesumato Massimo D’Alema, i quali ritengono che l’asse del partito si è spostato troppo a sinistra, di modo che i riformisti si interrogano e studiano le contromosse.

La “rivoluzione” della Schlein è sotto accusa ed è difficile prevedere che cosa potrebbe succedere se il voto sarà favorevole alla sinistra più moderata dei dem.

La magistratura è contro la riforma della giustizia, ritiene la divisione delle carriere un guaio che patiremo in futuro. Però quando si va a stringere e si ipotizza un confronto fra Cesare Parodi, il presidente dell’ANM, e il ministro Carlo Nordio, alla vigilia dell’appuntamento, quella parte dei giudici si ritrae dicendo che non vuole essere considerata un soggetto politico: nè di destra, nè di sinistra. Allora perché fa campagna elettorale, anzi è l’acerrima nemica del Guardasigilli e della sua iniziativa?

La campagna elettorale non è mai stata così violenta. Anche nel linguaggio, oltre che nei propositi. Meloni e Tajani in Campania pensano ad un condono edilizio e subito vengono tacciati di andare alla disperata ricerca di voti, dato che in quella Regione l’abusivismo delle costruzioni dilaga.

Roberto Fico, il candidato della sinistra, è nell’occhio del ciclone perché è proprietario di una barca, proprio lui che quando era presidente della Camera prendeva l’autobus per dare il buon esempio. “Lo avrà fatto si e no un paio di volte”, sostengono i suoi detrattori.

Maurizio Landini, che ancora non riesce a sfondare in politica, va in tv a dire che gli scioperi di venerdì  servono per sfasciare il più possibile e rompere le scatole.

Da ultimo, la mossa a sorpresa di Maria Rosaria Boccia, la signora del “caso Giuliano”, il ministro che fu costretto a dimettersi per via di una sua “amicizia” (eufemismo) con la predetta. Dapprima si era candidata con la lista di Stefano Bandecchi, il sindaco di Terni. In un secondo momento disse di no. Ora  (contrordine elettori) ci  ha ripensato, perché lo fa “per amore della gente”. Vorremmo conoscere queste persone come vorremmo stringere amicizia con gli organizzatori di una mostra del patriarcato, dove gli uomini pagheranno per visitarla, le donne giammai.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia