Manifesto per la libertà di stampa presentato all’Eurocamera. Ruotolo (PD): “Attacchi mai visti prima”
Bruxelles – Un Manifesto per proteggere il giornalismo e renderlo solidamente indipendente, etico e resiliente è stato presentato oggi, 5 novembre, al Parlamento Europeo. Ad affrontare il complesso tema dell’indipendenza dell’informazione, una serie di testate europee insieme all’europarlamentare Sandro Ruotolo (S&D) e la presidente del Parlamento, Roberta Metsola. Il documento è stato redatto grazie al progetto europeo S-Info, con il lavoro di giornalisti europei e associazioni no-profit provenienti dall’Italia, Belgio, Malta e Romania.
Il sostengo del Parlamento
“Tutelare il giornalismo oggi significa far fronte a un attacco alla libertà di stampa mai vissuto prima. Non eravamo in un’epoca così pericolosa per i giornalisti dai tempi della Seconda guerra mondiale”, ammonisce Ruotolo, riferendosi ai circa 200 giornalisti uccisi a Gaza.
L’attacco ai media sta diventando sistematico. Ruotolo ricorda come “in Italia 29 giornalisti siano sotto scorta, dato che peggiora anno dopo anno”, ad essere sotto scorta è anche lo stesso Ruotolo. A confermare l’importanza del tema fa la sua comparsa anche Metsola, che mette in chiaro come “il problema è trasversale in Europa”.
“La presidente è sempre in prima linea quando si tratta di confrontarsi sulla libertà di stampa e il giornalismo”, afferma Ruotolo, dando forza alla presenza della presidente. Roberta Metsola, infatti, ha molto chiaro il problema. Il suo Paese d’origine, Malta, è considerato il peggiore dell’Unione per quanto riguarda libertà di stampa. L’episodio più grave nel 2017, quando la giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia fu uccisa con una bomba sotto la sua auto.

Il manifesto
Un primo passo per affrontare il problema è questo Manifesto. In Italia a lavorarci è stata Tele Radio City, una cooperativa sociale di Padova che gestisce diversi network d’informazione e inchiesta. Il documento è stato elaborato grazie al dialogo con studenti, università, giornalisti e associazioni locali, in collaborazione con i colleghi maltesi, romeni e belgi.
Il documento presentato si prefigge l’obiettivo di offrire delle linee guida su cosa debba essere l’informazione moderna e indipendente. I punti fermi sono la giustizia sociale e la tutela economica dei giornalisti, la crisi climatica, l’uguaglianza di genere e l’antirazzismo, per un impegno costante a proporre un’informazione profonda che denunci la corruzione e l’opacità delle istituzioni.
Gli attacchi ai giornalisti
Principi che volano alto, ma che devono confrontarsi con un giornalismo in crisi economica, proprio per questo più facilmente silenziato dal potere. L’Italia è stata scossa dall’attentato esplosivo contro il cronista RAI Sigfrido Ranucci. Più recente, invece, l’episodio accaduto a Bruxelles, dove Gabriele Nunziati, corrispondente europeo per Agenzia Nova, è stato licenziato dopo una domanda scomoda posta alla portavoce della Commissione Europea.
È un cane che si morde la coda: meno disponibilità economica per i giornali significa maggiore vulnerabilità per i giornalisti. La minaccia principale resta quella delle cosiddette “querele temerarie”, intentate da enti o persone coinvolte in scandali denunciati dalla stampa. Nel 2024 se ne sono contate circa 519, ricorda Ruotolo, che invita a parlare una vittima di questa pratica antidemocratica: il giornalista Fabrizio Bertè di Repubblica. Dopo aver pubblicato vari articoli sulla poca trasparenza nei posti assegnati presso l’Università degli Studi di Messina, Bertè ha subito diverse diffide con richieste di risarcimento per oltre un milione di euro. Gli articoli sono stati giudicati legittimi dall’Ordine dei Giornalisti italiani ma i processi continuano.

Le nuove strade da percorrere
Per poter affrontare processi, udienze e sentenze, è necessario avere dalla propria parte i lettori, gli unici che, pagando per informarsi, possono rafforzare il potere delle testate. Di questo parla la giovane giornalista belga Marine Genries, che riporta con i piedi per terra le ambizioni del Manifesto. “Non possiamo credere che il modello economico basato sulla pubblicità dei siti sia sufficiente per sostenere il lavoro giornalistico”, afferma Genries, per la quale “i giornalisti devono sviluppare più competenze nei nuovi mezzi d’informazione per poter essere al passo con i tempi”.
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