Musica Elettronica | Indie Tales

Quando scappare diventa la soluzione bisogna avere coraggio. Inconsciamente il coraggio lo ha chi è più giovane, chi ha più da perdere rischiando di fare la scelta sbagliata, sacrificando un futuro che esiste, ma non ha memoria. Andare via tanto per andare. Per spingersi oltre. Lasciare indietro tutto. Scoprire l’ignoto, o vedere il mondo che corre veloce verso la sua esplosione.
Un tramonto violaceo e il freddo che faceva appassire i fiori, vecchie fabbriche abbandonate con la stazione che era sempre lì, anche se ormai sempre meno treni avevano l’obbligo di fermarsi qui, in quella stazione che da arrivo era sempre più una partenza.
I jeans strappati, un piccolo zainetto e i capelli arruffati. Una felpa sporca di sangue alla quale era troppo affezionata per lasciarla dove all’improvviso non sarebbe più tornata. Elena aveva 18 anni, forse 20 o qualcuno in più. Lei voleva dimenticarsi della sua età, delle incomprensioni di un paese pronto sempre a giudicare, invece che a tendere la mano. Aveva una famiglia? Forse. Degli amici? Chissà?
Tutti sapevano che stava andando via. Ecco non stava facendo niente d’illegale, ma la sensazione di sentirsi una ribelle era quella spinta interiore che le faceva muovere le gambe e trascinarsi verso un confine che non sapeva neanche bene dove fosse. Da piccola aveva visto una foto riguardante la caduta del muro di Berlino. La forza di una generazione che aveva buttato giù a mani nude una barriera per provare a unificare e vivere insieme. Est e Ovest. Due distanze opposte che si riuniscono al centro di Berlino.
Ora la grande capitale europea era diventata più accogliente, e allo stesso tempo sempre più fredda e inospitale. Almeno da ogni parte però suonava musica elettronica. Dalle case fino alle discoteche della periferia, vecchi edifici abbandonati simili a quelli che stava abbandonando ora, con timore e paura.
C’era molta rabbia nel suo addio. Sputava bile per il fatto di non essere accettata e perché, nonostante il suo modo di essere neanche troppo fuori dagli schemi, qualcosa stava bruciando dentro. Non si sentiva comoda al contesto. Adatta a quella provincia del Nord dove tutto aveva senso in funzione del soldo e del guadagno. Si sentiva stanca, oppressa, e addirittura sporca quando i suoi genitori la invitavano alle cene tra imprenditori. Ormai non aveva neanche voglia di opporsi. Saliva in macchina, si metteva la cintura e stava in silenzio. Zitta come le urla che un condannato non vuole regalare al proprio boia.
Tutte quelle famigli felici che segreti nascondevano? Dove stava la fregatura? Come mai era così difficile, per lei, una ragazza come tante, abbassare il capo, il braccio sinistro e scegliere una vita conveniente però allo stesso tempo asettica.
I suoi occhi guardavano oltre. Al di là del cielo, dentro le nuvole. I piedi calpestavano sentieri aridi e sterrati. I binari del treno indicavano la via. La linea gialla era l’ultima barriera. Il solco da non superare, l’ancora di salvezza per far finta di nulla e tornare indietro. Questa fuga, disorganizzata, sarebbe stata senza dubbio perdonata.
Nella testa aveva mille parolacce da urlare ad alta voce, fanculo tutto quel perbenismo che avrebbe dovuto ingoiare ancora chissà per quanti anni. Da domani poteva diventare la Elena che voleva essere, senza troppi fronzoli. Aveva l’attenzione tutta su se stessa. Era protagonista e antagonista, in uno di quei dualismi che non lasciano scampano. Odio e amore. Nascere o morire. Restare per andare via. Ritornare domani per chiedere scusa a quello che è stato.
Fuori da qui esistevano nuove possibilità, ma anche l’opportunità di fallire, cadendo a terra nell’indifferenza generale, tra le piazze vuote e i bar che prima o poi chiuderanno. Il suo cuore batteva all’impazzata. Le mani tremavano e nonostante fosse pieno inverno, la pelle era fradicia di sudore. Il treno era davanti a lei, fermo ad aspettarla.
Ma quel viaggio era questione di pochi km, poi si sarebbe alzata da terra e sarebbe atterrata al di là delle Alpi, in una città ancora più sconosciuta del posto dove era nata e aveva trascorso tutta la sua esistenza. Adesso si stava portando via la sicurezza di una vita come tante, barattando le certezze con nuovi pericoli, talvolta incomprensibili anche solo all’udito.
Berlino era voglia di rivoluzione. Era bruciare davvero sentendo il fuoco dentro. Era scegliere cosa fare da grande, potendo davvero prendere le proprie decisioni.
Elena cosa ti farà davvero questa immensità? Non se lo stava chiedendo davvero, ora era pronta a scoprirlo.
Racconto liberamente ispirato al brano “Musica Elettronica” di Miglio
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