Jan Brueghel dei Velluti, l’amico pittore del cardinal Federico Borromeo



È una storia di stima reciproca e di amicizia, quella fra Jan Brueghel e il cardinale Federico Borromeo. Che inizia a Roma, dove il pittore fiammingo era giunto poco più che ventenne nel 1592: per studiare e imparare l’arte dei maestri italiani, certo, ma anche per farsi conoscere da committenti e mecenati. Come era appunto il giovane principe della Chiesa, cugino di san Carlo e destinato a succedergli alla guida della Diocesi di Milano, uomo tra i più colti del suo tempo, raffinato collezionista che darà vita alla Biblioteca Ambrosiana.
Una sintonia intensa e profonda, che si consolidò in quell’anno passato nel capoluogo lombardo, ospite dell’arcivescovo, e che continuerà anche al ritorno del pittore ad Anversa, con scambi epistolari e offerte di opere, fino alla sua scomparsa nel 1625.
Proprio in occasione del quarto centenario della morte di Jan Brueghel, la Pinacoteca Ambrosiana ha realizzato il riallestimento della sua settima sala, quella dedicata appunto alla pittura fiamminga del Seicento. Dove, da oggi, i visitatori potranno servirsi anche di una nuova installazione multimediale, per immergersi, tra notizie, curiosità e immagini.
Jan Brueghel, nato a Bruxelles nel 1568, era figlio d’arte. Suo padre, infatti, fu il celebre Pieter Brueghel, uno dei più grandi pittori del Rinascimento del nord Europa. Poiché anche lui ebbe un figlio che, con il suo stesso nome, si dedicò alla pittura, viene detto «il Vecchio». Ma, soprattutto, è chiamato «dei velluti», proprio per la morbidezza e la lucentezza dei suoi colori, che già affascinarono i contemporanei.
Ma uno degli appellativi più ricorrenti per Jan Brueghel il Vecchio era anche quello «dei fiori», ed è facile comprenderne il motivo osservando i suoi dipinti, dove la natura è protagonista assoluta e le varie forme vegetali sono ritratte con perizia sorprendente.
Come si può ammirare in quello che probabilmente è il suo capolavoro assoluto, custodito proprio all’Ambrosiana. Stiamo parlando di quel meraviglioso «Vaso di fiori» che Brueghel dipinse attorno al 1605: un olio su rame di 65 centimetri d’altezza e dai colori smaglianti che riproduce tutti i particolari, anche infinitesimali, di decine di specie floreali, dalle più comuni alle più rare ed esotiche, che dimostra non solo il talento artistico del pittore, ma anche la sua profonda conoscenza per la botanica. Un’opera che il cardinal Federico non si stancava mai di osservare, come scrisse, scoprendovi ogni volta nuovi dettagli. E di cui fu così contento che, per ricompensare l’autore, fece realizzare da orafi milanesi quel gioiello prezioso che Jan aveva dipinto ai piedi del suo vaso di fiori, facendolo poi recapitare al suo domicilio ad Anversa.
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