Nasce il “modello Lazio” tra risultati, strategie e confronto: a Roma gli Stati generali della Salute
Nel segno dell’ascolto e dell’innovazione, sono iniziati a Roma gli Stati generali della salute del Lazio. Tra oggi e domani, nel complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia, oltre 700 partecipanti, tra addetti ai lavori, professionisti, figure istituzionali, accademici e rappresentanti dei cittadini, si confrontano per fare il punto sullo stato del servizio sanitario e per individuare, attraverso un dialogo aperto e costruttivo, le priorità e le strategie per garantire una sanità sempre più vicina alle persone, capace di rispondere ai bisogni reali dei cittadini e di valorizzare le professionalità del settore. Un mega evento che inaugura un nuovo metodo di lavoro, già ribattezzato “modello Lazio”. La due giorni è stata aperta questa mattina dal ministro della Salute Orazio Schillaci e dal presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Con loro anche i direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere. “Questa iniziativa che riunisce in un confronto operativo tutti gli attori della sanità del Lazio, inaugura di fatto un metodo di lavoro basato sull’ascolto e sulla proposta. Un metodo che credo possa diventare modello anche per altre regioni”, ha dichiarato il ministro Schillaci. Nel corso della mattina è stata presentata una sintesi dei risultati raggiunti in questi due anni e mezzo, tra i quali le condizioni per l’uscita dal piano di rientro e, soprattutto, la trasparenza contabile con bilanci i del 2023 e 2024 che sono stati parificati, “per una visione chiara e condivisa della situazione finanziaria”, ha puntualizzato il presidente Rocca.
Secondo i dati illustrati, la riprogrammazione della rete ospedaliera, con attivazione di nuovi servizi e riequilibrio dei posti letto nelle province, ha consentito un incremento di tasso di occupazione dei posti letto per acuti dal 71,4 per cento del 2022 al 79,9 per cento del 2025, mentre sulle cure domiciliari si è raggiunta una copertura del 10,32 per cento degli over-65 (era inferiore al 4 per cento nel 2023), alla quale si aggiungono più 59 Centrali operative territoriali (Cot), più 397 posti letto salute mentale, più 464 posti dipendenze residenziali, più 299 posti dipendenze semiresidenziali e le 1.836 autorizzazioni di posti Rsa-disabili-Hospice. Anche per quanto riguarda i pronto soccorso del Lazio si è parlato di “risultati straordinari”, dove si è registrato un numero di accessi maggiore del 15 per cento, con un tempo medio di attesa dalla visita medica alla dimissione di 5 ore e 39 minuti (nel 2022 era di 7 ore e 9 minuti) e un tempo medio di attesa dalla visita medica al ricovero di poco più di 15 ore, rispetto alle oltre 19 del 2022. Degni di nota i numeri del blocco ambulanze con un decremento del 49 per cento del blocco ambulanze, passando da 188 ore di stallo a 95 ore rispetto al 2022. Quella del pronto soccorso “è una delle sfide che il presidente Rocca ha preso sulle sue spalle al momento dell’insediamento”, ha detto Andrea Urbani, direttore della della Direzione regionale salute e integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio. “Questi risultati non si raggiungono per caso, ma sono figli di mille piccole micro-azioni che, come per incanto, danno un risultato”, ha proseguito, ringraziando “il privato accreditato che ci è stato di aiuto in questo passaggio. Sono partner flessibili reattivi alle nostre richieste in tempo reale”.
Gli interventi chirurgici ordinari sono aumentati del 7,3 per cento e gli interventi oncologici entro soglia sono arrivati al 90 per cento. Tutte le strutture sono state inserite nell’agenda digitale Recup, 100 per cento del 2025 contro il 10,3 per cento del contesto iniziale. Al 97,1 per cento i tempi di attesa per prestazioni critiche sono rispettati. E’ stato evidenziato un miglioramento generale sull’accesso e la tecnologia, anche grazie agli investimenti del Pnrr che hanno consentito l’acquisto di 336 grandi apparecchiature, e sulla formazione, dove sono stati formati 16.000 operatori su Ica e coinvolti 30 punti nascita nella campagna Vrs. Mentre le campagne di prevenzione hanno coinvolto 75.000 tra studenti e docenti e quasi il 50 per cento delle scuole. “È innegabile che questo governo abbia invertito la rotta: il Fondo sanitario nazionale è passato dai 125 miliardi del 2022 ai quasi 143 nel 2026, con incrementi medi annui decisamente maggiori rispetto al passato”, ha spiegato ancora il ministro Schillaci. Queste risorse sono state investite soprattutto per “valorizzare il personale sanitario e far fronte alle carenze di organico, migliorare le retribuzioni e garantire più sicurezza contro le vergognose aggressioni”, ha sottolineato Schillaci.
Per la sanità italiana “il cuore dei problemi” è rappresentato dalle liste d’attesa. Su questo “abbiamo dato un segnale forte e concreto. Per la prima volta c’è una legge che indica alle Regioni strumenti concreti per efficientare il sistema: Cup unico; aperture degli ambulatori il sabato e la domenica; presa in carico del cittadino al quale, se non c’è posto nel pubblico, deve essere garantita la visita o l’esame nel privato accreditato o in intramoenia. Ovviamente pagando solo il ticket, se previsto. Dove queste misure trovano applicazione – come nel Lazio – iniziamo a vedere i risultati: nei primi 7 mesi del 2025 in Italia l’offerta di prestazioni in oltre mille strutture è aumentata del 20 per cento”, ha precisato il ministro. “Abbiamo aumentato di 500 milioni i fondi per l’investimento del Pnrr sulla telemedicina, che è essenziale per una efficace gestione delle cronicità, per ridurre le distanze e superare le disuguaglianze. Così come abbiamo accelerato lo sviluppo di strumenti avanzati come il nuovo Fascicolo sanitario elettronico: a oggi sono attivi 57 milioni di Fascicoli sanitari elettronici che andranno a integrarsi con l’ecosistema dei dati sanitari. Sappiamo che non tutto è risolto”, ma “abbiamo intrapreso la strada giusta per un cambio di rotta perché a differenza del passato, abbiamo un progetto che non interviene con misure spot ma con riforme strutturali. E credo che questo sia anche lo spirito di questi Stati generali che hanno il merito di voler mettere a terra strategie a medio e lungo termine per una sempre maggiore efficacia ed efficienza dell’assistenza sanitaria regionale”. Infine, “dobbiamo puntare molto, e lo stiamo facendo, sulla prevenzione. Dobbiamo avere una forte alleanza e collaborazione con le regioni: nell’ultima legge finanziaria ci sono 500 milioni sulla prevenzione. Le regioni devono investire in questo”, ha concluso Schillaci.
Gli Stati generali della salute del Lazio si riuniscono “per fare le strategia, per ascoltare gli operatori, la società civile, potendolo fare alla luce di una lavoro di due anni e mezzo che ha fatto emergere tanti aspetti positivi ma anche le criticità che abbiamo dovuto affrontare e risolvere. Oggi abbiamo una situazione finanziaria finalmente chiara, abbiamo un quadro chiaro dei fabbisogni sul territorio – ha detto il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca -. Su questo vogliamo programmare insieme e farlo in maniera tecnica, pulita, con gli strumenti normativi che abbiamo a disposizione e magari fare uscire qualche idea e proposta per il governo, approfittando della presenza del ministro per affrontare alcune delle sfide che non sono solo della parte finanziaria ma legate alla parte ordinamentale. È un servizio sanitario ragionale che ha recuperato e deve affrontare nuove sfide”. In particolare, sul fronte liste d’attesa, nei giorni scorsi ci sono state anche delle polemiche sollevate da alcuni media, in merito al monitoraggio: “I dati citati nascono dal portale di Agenas che vedono la Regione Lazio, insieme alla Basilicata, unica che danno i dati nativi, cioè noi siamo trasparenti rispetto ai dati che sono letti così come chiede la legge. Le altre Regioni si stanno adeguando – ha precisato Rocca -. Io su questo ho chiesto al ministro della Salute Schillaci e ad Agenas di accelerare: credo che il nuovo commissario dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), Americo Cicchetti stia recuperando il tempo perduto, affinché tutte le Regioni diano i dati nativi. Io non ci sto che la Regione Lazio rischi di passare come una Regione che pubblica dati ‘aggiustati’, quando siamo l’unica regione che da’ i dati puri così come deve essere, perché quello ci aiuta a migliorare”, ha rivendicato Rocca. Il Lazio “sta migliorando tantissimo: nel 2022/23 era circa 2,5 milioni le prestazioni che passavano per il Recup, oggi sono 6 milioni. Questi sono numeri e fatti che nessuno può smentire. Poi ci sono delle sfide e dei problemi che noi abbiamo ereditato. Stiamo lavorando per ridurre gli ambiti di garanzia già da gennaio”, ha assicurato il presidente.
Nella seconda giornata saranno presentati i risultati dei lavori realizzati nel pomeriggio del 18 novembre come spazio di confronto e co-progettazione voluto dalla Regione Lazio con i professionisti del Ssr, i rappresentanti dei cittadini ed esperti del settore per individuare 5 sfide prioritarie che serviranno a orientare la programmazione sanitaria regionale nei prossimi 2,5 anni. I tavoli toccano tanti grandi temi, dalla salute mentale alle risorse umane, dalle liste d’attesa all’appropriatezza, dall’umanizzazione delle cure, all’analisi dei bisogni, dal rapporto col privato accreditato alle tecnologie, anche farmacologiche, e alla assistenza protesica senza dimenticare l’importante ruolo del volontariato e della sostenibilità a medio e lungo termine del servizio sanitario regionale. La metodologia di lavoro prevede proprio l’ascolto delle sollecitazioni di quei cittadini ed operatori che vivono ogni giorno la sanità. Il risultato dei lavori di ciascun tavolo verrà presentato in plenaria nella giornata di domani 19 novembre.
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