Nei Paesi OCSE gli immigrati disoccupati sono meno del 10 per cento

Novembre 3, 2025 - 18:00
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Nei Paesi OCSE gli immigrati disoccupati sono meno del 10 per cento

Bruxelles – Di fronte ad una retorica sempre più dura sull’immigrazione e sui suoi presunti effetti sulle società europee ed occidentali, la fotografia scattata oggi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) offre un punto di vista diverso da quello meramente securitario. Nei 38 Paesi membri, nel 2024 il tasso di disoccupazione degli immigrati era sotto il 10 per cento. Anzi, nella maggior parte dei Paesi OCSE, “il tasso di partecipazione alla forza lavoro degli immigrati ha superato quello della popolazione autoctona”.

Dell’OCSE, oltre a 22 Paesi dell’Unione europea, fanno parte Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Islanda, Israele, Giappone, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Svizzera e Turchia. In generale, dopo tre anni di forte aumento, nel 2024 la migrazione permanente verso i 38 Paesi OCSE è diminuita del 4 per cento, per un totale di 6,2 milioni di nuovi immigrati. Chi cerca di riunirsi con i propri familiari – ancora la ragione principale della migrazione permanente -, chi lo fa per motivi di lavoro e chi per fuggire da crisi umanitarie.

Parallelamente, nel 2024 nei Paesi OCSE sono stati concessi circa 2,3 milioni di permessi e autorizzazioni di lavoro, con un aumento del 26 per cento rispetto al 2019, mentre la mobilità studentesca universitaria è diminuita del 13 per cento in un anno. Infine, il 2024 ha fatto segnare il nuovo record di richieste d’asilo nei 38 Paesi: 3 milioni di nuove domande, il 13 per cento in più rispetto al 2023, trainate soprattutto dagli incrementi negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito, mentre nei Paesi dell’Unione europea in media sono diminuite.

Al di là dei numeri sui macro-processi, il rapporto annuale dell’OCSE si concentra sui risvolti economici e del mercato del lavoro nei Paesi coinvolti. In media, quasi il 77 per cento degli immigrati è economicamente attivo (per fare un confronto, solo il 63 per cento della popolazione italiana è attiva), con quasi il 71 per cento occupato e meno del 10 per cento disoccupato. A livello UE, nel 2024 il tasso di occupazione della popolazione immigrata era del 67,9 per cento, mentre quello di disoccupazione al 9,6 per cento. In alcuni Stati del vecchio continente – Polonia, Italia e Spagna – entrambi i parametri sono migliorati nell’ultimo anno. In Italia, il tasso di disoccupazione dei migranti è diminuito dell’1,3 per cento tra il 2023 e il 2024.

Aggregando i dati di 15 Paesi tra il 2000 e il 2019, il rapporto rivela che in media gli immigrati che entrano nel mercato del lavoro guadagnano il 34 per cento in meno rispetto ai lavoratori locali della stessa età e dello stesso sesso. Un divario salariale che varia dal 28 per cento circa in Danimarca, Francia e Portogallo fino al 45 per cento in Italia. Nell’arco di dieci anni, la tendenza è che tale divario venga dimezzato, in parte grazie al al fatto che gli immigrati riescono a spostarsi verso settori e aziende con retribuzioni più elevate.

Il commissario europeo per gli Affari interni e la migrazione, Magnus Brunner, in conferenza stampa a Bruxelles in occasione della presentazione del rapporto, ha evidenziato gli aspetti positivi della migrazione regolare. “Abbiamo bisogno dei loro talenti, della competenze e dell’energia”, ha affermato il commissario, aggiungendo però che bisogna “gestire in modo adeguato” i flussi e “ascoltare le preoccupazioni nel dibattito pubblico”.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia