Piatti italiani cucinati (male) all’estero

Ottobre 16, 2025 - 03:30
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Piatti italiani cucinati (male) all’estero

Rimini, una pizzeria a pochi passi dal mare, fuori stagione. Una coppia di turisti stranieri, provenienti dall’Europa dell’Est, attende di cenare. Il cameriere porta un piatto di spaghetti ai frutti di mare a lui, una pizza margherita a lei. Lui subito chiede del Parmigiano grattugiato da mettere sulla pasta, e il cameriere, pur leggermente contrariato, provvede. Lei chiede del pomodoro da mettere sulla pizza. In questo caso il cameriere rimane impietrito. Un po’ in inglese, un po’ a gesti, chiede cosa intenda la signora, il pomodoro c’è già. Sopra, da mettere sopra, spiega lei. Lui chiede se desidera altro sugo caldo. No no, freddo risponde la signora quasi stizzita, e fa il gesto di strizzare un tubetto con le mani.

In un attimo il cameriere capisce, provvede e si gira a fare una smorfia disgustata al tavolo accanto, popolato da italiani incuriositi. Ketchup. La signora voleva del ketchup da mettere sulla pizza. E se il formaggio sui frutti di mare è un’abitudine disdicevole ma diffusa tra gli stranieri, il ketchup sulla pizza rasenta la blasfemia. Eppure sono tante le depravazioni gastronomiche che vedono protagonisti i piatti italiani cucinati all’estero.

«Tipica ideologia polacca, coprire la pizza con salsa al pomodoro o all’aglio. Completamente. In pratica qualsiasi variante viene annullata, che sia una capricciosa o una margherita». Tommaso conosce bene la Polonia, c’è stato più volte, per lavoro e per motivi personali, ama questa terra, ci si sente a casa, ma certe cose proprio non le tollera, «come il caffè bevuto durante il pasto, a metà delle portate».

E a proposito di pizza, non si può non menzionare la “Margherita” assaggiata da Daniela in Francia, con la mozzarella intera, fredda, depositata al centro della pizza come una palla. Solida. In Irlanda invece si può apprezzare la pizza al pollo, con sfilacci di pollo, broccoli, carotine e mais, utile forse a nutrire il sopracitato volatile.

Ancora in Francia, un altro simbolo del mangiare all’italiana, la pasta, viene oltraggiato in mille modi, tanto da far sorgere il sospetto che i cugini d’Oltralpe lo facciano apposta per farci soffrire: spaghettini (tipo capelli d’angelo) alla Bolognese, che già non sarebbero il massimo, profumati con il curry e serviti come contorno a un hamburger hanno tolto l’appetito ad Alberto; le pennette panna e salmone saranno anche un piatto demodé, ma hanno una loro dignità, a meno che la panna non venga sostituita con la crème fraîche, panna acida.

Il pesto? In Costa Azzurra, pur geograficamente vicina alla Liguria, Giorgio ne ha consumata una terrificante variante fatta di menta tritata grossa e aglio a pezzetti; senza dimenticare le decine di denunce di pasta scotta o non scolata, messa nel piatto con un’intollerabile quantità di acqua a diluire il sugo.

Un po’ piò in là, in Spagna, Laura si è ritrovata faccia a faccia con una improbabile e pallidissima carbonara fatta senza uova, mentre quella cucinata in Egitto per Samuela era «indescrivibile»: in un villaggio vacanze italiano, gestito da italiani, con cuoco italiano in cucina, «passi la pancetta sostituita da un’imprecisata carne di manzo (siamo comunque in un Paese arabo), ma la pasta era pure cruda».

In tema di carbonara, Lucia denuncia quella mangiata in Inghilterra: tagliolini con sopra appoggiato un uovo in camicia e delle listarelle di bacon croccante. Praticamente un compendio di un English breakfast trasferito su pasta (scotta).

Del formaggio grattugiato sulla pasta ai frutti di mare si è già detto, ma se alcuni americani il ketchup lo mettono anche sulla pasta (sono stati avvistati degli spaghetti al ketchup con contorno di patatine fritte), molti apprezzano la pasta con il pollo come un piatto tipico italiano, magari arricchita con un po’ di salsa barbecue. Ancora in America, oltre agli spaghetti con le polpette che, anche se apprezzabilissimi, non sono comunque un piatto italiano, si affiancano delle decisamente improbabili lasagne con le polpette.

Solo la pasta è vittima della creatività fuori dai patri confini? No: anche il risotto vuole la sua parte, e Monica racconta di aver trovato in Spagna un risotto alla milanese con il chorizo al posto della salsiccia. Un errore o un volontario ibrido con la paella?

Deprecabile per ogni italiano è anche l’abitudine, diffusissima tra tedeschi e austriaci, ma apprezzata anche da molti inglesi, di sorseggiare un cappuccino mentre si mangia, in abbinamento a pasta o pizza, carne o pesce. Per noi è decisamente una pessima idea. E a proposito di cappuccino, per finire un pasto “all’italiana” non può mancare il caffè, l’amatissimo espresso. Il ricordo risale a qualche anno fa, ma è ancora vivido nella mente di Luciano. Era in Provenza, in viaggio con un amico. I due giovani turisti hanno attraversato Spagna e Francia assaporando delizie locali, ma con un grande desiderio inappagato: riuscire a bere un caffè civile. Hanno provato in ogni modo a chiedere a baristi e ristoratori un caffè come si fa in Italia. Hanno sciorinato una infinità di termini per farsi capire: corto, basso, ristretto, espresso, italiano… Il risultato è sempre stato lo stesso: una enorme tazza ricolma di un’orrida brodaglia marrone.

Sulla via del ritorno fanno un estremo tentativo: sul lungomare un bistrot ha in bella mostra, dietro al bancone, una vera macchina per il caffè espresso. Identica a quelle dei bar italiani, stesso aspetto, stessa marca. E per giunta evidentemente nuovissima e con accanto una bella dotazione di tazzine da caffè. I due ordinano un caffè “italiano” e attendono con ansia di poter ritrovare, dopo un mese, il sapore di casa. Il barista si mette al lavoro: mette nel filtro la giusta quantità di caffè in polvere, la pressa al punto giusto, piazza il dispositivo a due beccucci sotto la macchina e schiaccia il pulsante. La bevanda, calda e cremosa, scivola nelle due tazzine. Tutto sembra perfetto, ma il barista non si ferma: ripreme il bottone, una, due volte e ogni volta versa il contenuto delle tazzine in due tazze più grandi. Poi si gira e le appoggia al bancone con aria trionfante: due grandi tazze di brodaglia fumante e marrone.

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Redazione Redazione Eventi e News