Planet Art Camp arriva a Bari: il reportage della seconda tappa di questa IV edizione

Novembre 11, 2025 - 08:30
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Planet Art Camp arriva a Bari: il reportage della seconda tappa di questa IV edizione

Torna a Bari per la sua IV edizione il Planet Art Camp, l’iniziativa promossa dalla nostra testata giornalistica che sfida i giovani (e meno giovani) a elaborare e sensibilizzare sui temi ambientali attraverso l’incontro tra arte e scienza. Quella ospitata dall’Università di Bari Aldo Moro rappresenta la seconda tappa di un viaggio che intende portare agli studenti, in diverse città italiane, la consapevolezza e la fiducia che si possa ancora prendere atto contro la crisi climatica

Arte e scienza, insieme, per costruire un metodo espressivo nuovo sui temi della crisi climatica: è questa l’anima del Planet Art Camp, il format scientifico-artistico di Greenplanner e questa è anche la ragione del suo successo, che lo porta quest’anno alla quarta edizione.

Perché, se è vero che il giornalismo sa riportare i dati e le dimensioni del problema (è il nostro lavoro di ogni giorno su questi spazi) e che la scienza è in grado di fornirci gli strumenti per comprendere le trasformazioni dell’ambiente e le loro cause profonde, è pur vero che questi dati a poco valgono se non parlano alla coscienza di tutti.

Occorre una sensibilità collettiva perché si arrivi all’azione: raccontare la crisi, ma anche coltivare la speranza. A Bari, la seconda tappa del tour che anche quest’anno porta nelle università italiane il sapere scientifico e l’emozione delle arti figurative, ha voluto raccontare ai giovani le connessioni invisibili che legano la salute del suolo, dell’acqua e degli esseri viventi che abitano il nostro Pianeta.

Toccherà a loro poi, attraverso opere di land art, restituire quelle connessioni in immagini e costruzioni, interpretandole e caricandole di forza evocativa.

Nella cornice inedita del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti (Disspa) dell’Università di Bari, riconosciuto dipartimento di eccellenza a livello nazionale, il Planet Art Camp ha voluto portare in scena proprio la trama nascosta che lega la vita e il benessere di tutti gli elementi del sistema Terra, uomo incluso.

Stimoliamo l’attenzione degli studenti sulle tematiche fondamentali per la nostra sopravvivenza: aria, acqua e suolo – ha spiegato in apertura M.Cristina Ceresa, direttore responsabile di Greenplanner e moderatrice dell’evento – se questi tre elementi sono minacciati, come in realtà sono, è difficile immaginare per noi di vivere bene“.

Conoscenza è partecipazione: tramandare la sostenibilità

Una mattina intensa di lavori durante i quali gli interventi di professori e ricercatori del dipartimento barese si sono alternati a contributi video di fronte a una platea di studenti universitari triennali e magistrali dei corsi offerti dal DiSspa e di studenti più giovani di licei di Bari e di Galatina (Le).

Partner dell’evento in Puglia anche FoodEducators, un programma Eit Food che vede nel Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti di Bari l’hub italiano del progetto e che trova nei ragazzi delle scuole primarie e secondarie il proprio diretto interlocutore.

Eit Food è la principale iniziativa europea che si occupa di innovazione alimentare e promuove l’imprenditorialità e la formazione a vari livelli nell’ambito food. Attraverso FoodEducators portiamo l’educazione alimentare nelle scuole ed è questo anche il motivo per cui siamo qui oggi – ha spiegato Barbara De Ruggieri, Project Manager per l’hub italiano di Eit Food – L’educazione alimentare è importante per la salute pubblica, per l’ambiente, per la società e per l’economia: non soltanto aiuta a fare scelte sane e sostenibili per tutti, ma rappresenta anche un insieme di conoscenze che aiuta a gestire e pianificare meglio l’utilizzo delle risorse e il consumo di cibo“.

Un messaggio che, in apertura ai lavori, restituisce poi già il filo rosso che ha tenuto insieme tutti gli interventi che si sono succeduti nel corso della mattinata: per rispondere alle sfide della sostenibilità è fondamentale promuovere la conoscenza e la partecipazione ed educare le nuove generazioni sui temi ambientali.

Lo ha ribadito nel suo saluto istituzionale il rappresentante della Consulta per l’ambiente del Comune di Bari, che ha sottolineato come questi obiettivi siano oggetto di lavoro anche su scala locale.

In questa chiave va letto anche l’evento annunciato nel corso del Planet Art Camp da Maria Letizia Gargano, docente di Botanica ambientale e applicata presso il Disspa di Uniba: il 21 novembre, in occasione della Giornata nazionale degli Alberi, verrà messa dimora a un albero autoctono negli spazi del dipartimento, al termine di una manifestazione che coinvolgerà rappresentanti dell’università, delle istituzioni e giovani studenti che quotidianamente si trovano o si troveranno ad abitare quei luoghi.

One Health: salvaguardare tutti gli elementi del sistema Terra

D’altra parte, il take home message di questa giornata va anche un po’ in questa direzione: prendersi cura dell’ambiente vuol dire, a tutti gli effetti, prendersi cura anche di sé.

È il modello One health, la consapevolezza, cioè, che la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente siano indissolubilmente collegate.

Proprio la crisi climatica ci impone oggi di riscoprire le connessioni profonde che mettono in collegamento ogni nodo della vasta rete di vita sulla Terra: il suolo, l’acqua, le piante, i microrganismi e l’uomo stesso.

Vale, appunto, anche per il suolo, come ha spiegato Carlo Porfido, ricercatore post-doc in materia di chimica agraria: “Probabilmente si è arrivati in ritardo a occuparsi del suolo e a difendere la sua salute. Certamente vi si è giunti in ritardo rispetto a quanto si è fatto per altre risorse quali aria o acqua.

Ma il suolo, al pari di questi elementi, è fondamentale per la salute complessiva dell’ecosistema e non può essere soltanto ridotto alla sua adeguatezza per la produzione agricola“.

E d’altra parte il Planet Art Camp è raccontare la crisi climatica senza cedere all’eco-ansia. Spazio dunque anche alle soluzioni, agli strumenti che già attualmente possediamo per reagire all’emergenza.

Disponiamo oggi di alcune possibili soluzioni all’erosione del suolo e alle sfide del cambiamento climatico, ispirate dalla natura stessa. Le cosiddette Nature-Based solutions hanno una spiccata multifunzionalità e possono servire per il ripristino degli ecosistemi agricoli e forestali – ha rivelato Giovanni Francesco Ricci, ricercatore su questi temi presso l’Università di Bari Aldo Moro – La ricerca su queste soluzioni oggi, anche nel nostro dipartimento, si sta impegnando a raccogliere dati puntuali per fare delle proiezioni e delle analisi sugli effetti delle nature based solutions a livello territoriale“.

Che proprio la natura possa essere una maestra di equilibrio naturale e di resilienza rispetto alla crisi lo ha confermato Mario Elia, docente di Sistemi arborei forestali per il Disspa.

Quello che dobbiamo fare per rispondere alle minacce del cambiamento climatico è in primo luogo imparare dal bosco: ogni foglia, ogni ramo e radice è parte di un sistema in equilibrio dove prevale la cooperazione, non la competizione. È un sistema fitto di radici, funghi, aree sotterranee che comunicano tra di loro e fanno sì che il bosco sia sempre resiliente: è il wood wide web“.

Trame invisibili, canali microscopici di comunicazione che ci mettono a sistema con la natura anche quando i nostri soli occhi non riescono a percepirlo. E a muovere i fili di queste relazioni un elemento imprescindibile: i microrganismi.

Oggi ci si sposta da una visione settoriale a una globale: non è più possibile parlare di malattie animali senza preoccuparsi dei risvolti sulla salute umana, oppure pensare di gestire efficacemente le piante senza considerare le interconnessioni con il resto degli attori di un ambiente – ha spiegato Maria Calasso, docente in materia di microbiologia ambientale e metodologie microbiche avanzate presso il Disspa – Gli ecosistemi microbici sono presenti ovunque e sono senza dubbio un anello di congiunzione fondamentale in questa visione olistica“.

L’elemento acqua: gestire efficientemente la richiesta idrica in agricoltura

A chiudere il cerchio di questa fitta rete di connessioni sono stati infine acqua e piante. Dapprima con l’intervento di Cinzia Montemurro, docente di Genetica Agraria presso il Disspa di Uniba, che ha presentato ai ragazzi il complesso sistema fisiologico che permette alla vite da vino e da tavola di adattarsi a condizioni critiche di mancanza d’acqua.

Fare luce su questo meccanismo genetico ci aiuta nella scelta delle varietà più resistenti da mettere in campo quando siamo in condizioni di scarsità idrica. Così possiamo avere delle viti naturalmente più resilienti e contribuire a un’agricoltura più sostenibile, con meno sprechi“.

Infine, Davide Palmitessa, ricercatore in Orticoltura nel dipartimento pugliese, ha presentato l’alternativa dei sistemi idroponici quali sistemi di coltivazione ad alta efficienza idrica e nutrizionale per le piante. Che non significa, però, sostituire le coltivazioni a pieno campo.

I sistemi idroponici non devono essere considerati un mezzo che vada a sostituire l’agricoltura tradizionale – chiarisce il ricercatore – Il suolo è importante e va preservato: attraverso questa tecnica però possiamo studiare meglio come la pianta interagisce con esso“.

Planet Art Camp: la palla passa ora ai ragazzi

Nel corso della tappa di Bari anche i contributi di chi, pur non potendo partecipare in presenza, ha voluto rivolgersi direttamente ai ragazzi per sollecitare una loro partecipazione attiva nell’essere parte della soluzione.

Così Roberta Frau, Internal communication e Csr manager di Axpo Italia e Pulsee Luce e Gas, che tramite una clip video ha rilanciato l’iniziativa di riforestazione Pianta un’Idea.

In video anche Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber – consorzio di aziende italiane impegnate nella sostenibilità della filiera tessile e dell’arredamento – e Ignazio Schettini, dell’azienda agricola periurbana Tarossa, realtà che ricorda ai ragazzi quanto la sostenibilità si costruisca anche attraverso dimensioni locali e filiere corte, purché ci sia la volontà di mettersi in gioco.

In questo senso va interpretata anche la presenza di Fare Verde Ets-Odv, rappresentata da Giuseppe Cazzolla e di Martina Stenico per X-Farm: la loro testimonianza e le iniziative che portano avanti con le rispettive realtà hanno voluto offrire ai giovani studenti dei punti di riferimento per portare sul piano dell’azione quanto hanno appreso nel corso della giornata.

Per i più creativi, però, la sfida è già lanciata: il concorso è aperto e i ragazzi potranno cimentarsi ora a realizzare opere di land art da sottoporre alla giuria del Planet Art Camp.

A fare da ispirazione sono serviti l’intervento in video di Marcello Donini sulla storia della land art in Italia e le realizzazioni del performer Marco Nones, che ha dato nuova vita alla val di Fiemme attraverso il suo progetto RespirArt, un museo a cielo aperto.

Il tour del Planet Art Camp, però, continua il suo itinerario e si prepara a incontrare altri giovani studenti nei prossimi mesi. L’appuntamento adesso è per il 10 novembre a Parma, poi sarà Udine il 5 dicembre. Chiuderà infine la tappa di Brescia, prevista per gennaio 2026.

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