Prigioniero per 32 anni: la sconcertante storia di un pappagallo in gabbia

I danni fisici sono nulla a confronto di quelli morali: la sconcertante storia di un pappagallo costretto in gabbia per 32 anni.
Nessuno riusciva a credere che un essere umano fosse arrivato a tale barbarie, eppure le immagini del pennuto quando è stato ritrovato parlavano chiaro: questa è la storia del pappagallo costretto a vivere in gabbia per 32 anni, senza che nessuno si prendesse cura di lui. La sua prigionia, una volta scoperta, è finita ma le ripercussioni fisiche e morali sull’uccello sono danni incalcolabili: ecco cosa gli è successo e come sta ora.
Pappagallo in gabbia per 32 anni: una vita da prigioniero
Come se fosse stato condannato al carcere a vita: così deve essergli sembrata la sua vita. Il povero pappagallo ignorava il mondo intorno a lui, poiché non aveva mai avuto occasione di viverlo, e probabilmente pensava che quella fosse la vita vera. E quando lo hanno trovato, nessuno poteva credere che fosse ancora vivo, date le sue condizioni.
Siamo ad Antioquia, in Columbia, dove le forze ambientali di Medellìn hanno effettuato delle ricerche fino a fare questa sconcertante scoperta: un pappagallo versava in condizioni terribili, sporco, con le unghie lunghe e il becco cresciuto a dismisura perché nessuno si era preso cura mai di lui. Era costretto a vivere nella sua gabbia, che era diventata la sua prigione, da anni. 32 anni, per la precisione.
Detenere un animale in quelle condizioni rientra a pieno titolo nel reato di maltrattamento animali, sebbene il padrone ha continuato a sostenere, anche davanti alle autorità, di amarlo e di essere legato al pennuto da un profondo affetto. Eppure le condizioni dell’animale prigioniero hanno rivelato una verità tutt’altro che positiva.
Pappagallo in gabbia per 32 anni: dietro la prigionia, il traffico illegale di animali
Adottare un animale domestico è una scelta da prendere responsabilmente, e vale per tutte le specie. Il caso del pappagallo prigioniero per 32 anni tuttavia nascondeva un segreto molto più oscuro: dietro la scelta di detenerlo in gabbia per tanti anni c’è il traffico illegale di questa specie particolarmente richiesta.
Si tratta di un pappagallo dalla fronte gialla, protetta in Columbia, a cui sono cresciuti becco e unghie in modo anomalo, poiché il pennuto non ha mai avuto occasione di limarle sugli alberi come tutti i suoi simili. Non ha mai sperimentato la vita all’aria aperta e probabilmente ignora l’esistenza della natura fatta di rami e foglie, al di fuori della sua gabbia.
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Quando le immagini sono state pubblicate sui social, in molti si sono chiesti come abbia fatto il pappagallo a sopravvivere in quelle orribili condizioni, a partire dall’alimentazione stessa del pappagallo. Ed è molto triste pensare che una creatura, nata per essere libera e dotata degli strumenti per volare via, non abbia mai avuto occasione di sperimentare la possibilità di stare all’aria aperta.
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