Quanto ne sappiamo degli imballaggi che contengono i nostri ordini

Ottobre 9, 2025 - 16:30
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Quanto ne sappiamo degli imballaggi che contengono i nostri ordini

Arriva ogni giorno davanti alle nostre porte; custodisce libri, vestiti, alimenti e ogni altro genere di acquisto online. È quasi sempre marrone. Si tratta del cartone ondulato, il materiale che fa da olio motore all’e-commerce e che è diventato il simbolo dell’economia circolare. Per cartone ondulato s’intende un prodotto composto da due fogli piani e uno strato interno a onde; è progettato per proteggere le merci e trasportarle. Può essere riciclato fino a sette volte senza perdere le sue principali prerogative, come leggerezza e resistenza.

Ogni anno, oltre due miliardi di metri quadri di cartone ondulato sono trasformati in imballaggi destinati al commercio dall’Associazione Italiana Scatolifici che occupa un ruolo di primo piano all’interno della filiera. La realtà raggruppa trecento aziende, tra piccole e medie imprese, distribuite su tutto il territorio nazionale, la maggior parte in Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna e Marche. Con cinquemila dipendenti e un fatturato annuo di oltre un miliardo di euro, l’Associazione deve la sua ascesa anche grazie al processo di progressiva sostituzione di materiali ad alto impatto ambientale. 

«Il nostro settore rappresenta un’eccellenza che coniuga tradizione e innovazione, offrendo soluzioni di packaging funzionali e sostenibili con la flessibilità e l’orientamento al cliente che caratterizza le piccole e medie imprese italiane. Lavoriamo per promuovere una filiera che generi insieme un valore economico, ambientale e sociale», sono le parole del presidente dell’Associazione, Andrea Mecarozzi. Soprattutto in un momento in cui la domanda d’acquisto tramite e-commerce ha raggiunto livelli tanto alti. 

Secondo l’Osservatorio Netcomm del Politecnico di Milano, l’e-commerce di prodotti nel 2025 ha superato i quaranta miliardi di euro, con una crescita del sei per cento in più rispetto all’anno precedente. I servizi che (pure) non sono esentati dal trend hanno registrato una crescita dell’otto per cento, raggiungendo ventidue miliardi di euro. Sono molti i negozi fisici che hanno dovuto adattarsi, attivando canali digitali e avventurandosi nel mondo della logistica che coinvolge varie fasi, tra le quali quella dell’imballaggio e dei trasporti. 

La crescita del settore ha ampliato il volume degli imballaggi in circolazione. Ogni spedizione, ogni reso e ogni acquisto online genera nuove scatole da produrre, trasportare e, soprattutto, da recuperare. È qui che il cartone ondulato mostra tutta la sua forza. Solo in Italia, vengono prodotti centonovanta milioni di tonnellate di rifiuti, di cui circa quattordici milioni di tonnellate sono imballaggi. Di questi, oltre quattro milioni e mezzo di tonnellate di carta e cartone sono stati riciclati nel 2024, sottolineando un tasso di recupero del novantadue per cento, il più alto tra tutti i materiali di imballaggio.

Grazie a questi numeri, l’Italia contribuisce per il quindici per cento alla raccolta europea di carta e cartone; l’ottanta per cento della fibra impiegata nella produzione di cartone ondulato proviene da materiale riciclato, mentre il restante venti per cento arriva da foreste gestite in maniera sostenibile. Questo sistema riduce la pressione sulle distese boschive, consuma meno energia e acqua rispetto alla produzione da fibre vergini e permette di completare il riciclo in modo efficiente. Secondo Conai (Consorzio nazionale imballaggi), l’Italia ha già superato gli obiettivi europei fissati per il 2025, che richiedevano un tasso di riciclo complessivo del sessantacinque per cento. 

Un risultato possibile grazie a una filiera che funziona, tanto che rispetto all’entrata in vigore del Regolamento Europeo sugli Imballaggi (Ppwr), Mecarozzi sottolinea: «Molti degli aspetti che diverranno obbligatori con il Ppwr – come l’utilizzo di alte percentuali di materiale riciclato e la produzione di imballaggi in monomateriale – sono già pratiche consolidate tra le nostre aziende associate». 

Tra le criticità, l’overpackaging, l’uso eccessivo dei materiali di imballaggio, e l’applicazione non uniforme di etichette ambientali in tutta Europa, poiché solo in Italia varia da comune a comune. L’obiettivo, spiega il presidente dell’Associazione, consiste nel continuare a guidare le prossime trasformazioni, educando le aziende socie e lavorando in maniera congiunta con il legislatore per ottenere gli strumenti necessari ad affrontare il futuro. 

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Redazione Redazione Eventi e News