Sciopero generale 3 ottobre 2025: i motivi e le modalità della protesta

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Oggi, venerdì 3 ottobre 2025 l’Italia si ferma: la CGIL e l’USB hanno proclamato lo sciopero generale che coinvolgerà tutti i settori, pubblici e privati, come risposta all’attacco armato del 1° ottobre contro la Global Sumud Flotilla, la missione civile impegnata a portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza.
Una mobilitazione che i sindacati definiscono non solo un atto di solidarietà verso i volontari colpiti, ma anche una difesa della Costituzione italiana e dei principi fondamentali del diritto internazionale.
Sciopero generale 3 ottobre 2025: come si svolge
Lo stop interesserà l’intera giornata del 3 ottobre, ma con tempi differenziati a seconda delle categorie:
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Ferrovieri: dalle 21 del 2 ottobre fino alle 21 del giorno successivo.
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Personale autostradale: dalle 22 del 2 ottobre fino alle 22 del 3.
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Vigili del fuoco: 4 ore di sospensione dalle 9 alle 13 per chi lavora su turni; sciopero dell’intera giornata per amministrativi e personale giornaliero.
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Sanità: astensione dal servizio dall’inizio del primo turno fino alla conclusione dell’ultimo.
Come previsto dalla legge, saranno comunque garantite le prestazioni essenziali, con i sindacati che hanno già assicurato collaborazione alle amministrazioni per evitare disagi insostenibili.
Perché si sciopera
Le motivazioni della protesta vanno oltre la vertenza sindacale. CGIL e USB parlano di un’aggressione che rappresenta “una violazione del diritto internazionale e un attentato alla pace”. La Flotilla, composta anche da cittadini italiani, è stata colpita in acque internazionali mentre trasportava beni di prima necessità destinati alla popolazione palestinese. Per le organizzazioni promotrici, si tratta di un atto gravissimo che mina l’ordine costituzionale e mette a rischio la sicurezza dei lavoratori e dei volontari impegnati in missioni di solidarietà.
Il richiamo è diretto alla Carta costituzionale:
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Articolo 10: che obbliga l’Italia a conformarsi alle norme internazionali generalmente riconosciute.
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Articolo 11: che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie.
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Articolo 117: che vincola il legislatore al rispetto degli accordi comunitari e delle convenzioni internazionali.
Secondo i sindacati, Israele, con l’attacco alla Flotilla, ha violato principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, dalle Convenzioni di Ginevra e dal diritto del mare, norme che vietano l’uso della forza contro imbarcazioni civili e missioni umanitarie.
Gaza, tra guerra e indifferenza internazionale
Il conflitto israelo-palestinese è lo sfondo drammatico su cui si innesta la protesta. L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, con oltre mille vittime e centinaia di ostaggi, è stato riconosciuto come crimine contro l’umanità dalla Corte penale internazionale. Tuttavia, la risposta militare israeliana ha provocato una devastazione senza precedenti: più di 50 mila morti, milioni di sfollati e una crisi umanitaria che molti osservatori definiscono un vero e proprio sterminio.
Le organizzazioni sindacali accusano i governi europei di aver reagito con passività, limitandosi a condanne formali senza mettere in campo azioni efficaci per fermare le violazioni del diritto internazionale. In questo scenario, la Flotilla rappresenta un gesto simbolico di resistenza civile, riconosciuto anche dal Presidente della Repubblica come un atto di coraggio e dignità.
Le piazze italiane
Oltre cento manifestazioni sono previste in tutta Italia. A Roma, il corteo principale partirà da Piazza Vittorio alle 8.30 per arrivare a Piazza dei Cinquecento, con la presenza del segretario generale della CGIL Maurizio Landini e dei vertici confederali.
Altre mobilitazioni sono state organizzate in varie città:
- Napoli: concentramento in Piazza Mancini alle 9.30, con arrivo in Piazza Plebiscito
- Milano: concentramento del corteo alle ore 9.00 a Porta Venezia. Chiusura in piazza Leonardo Da Vinci
- Genova: appuntamento alle ore 8:00 al Terminal traghetti.
- Pesaro: presidio alle 10 in Piazzale Lazzarini
- Ancona: corteo pomeridiano dalle 16 con partenza da Piazza del Crocifisso
- Torino: concentramento in via Milano/via IV Marzo, ore 9:00 e successiva partenza del corteo da Piazza Palazzo di Città
- In Sicilia, a Catania concentramento all’ingresso del porto, a Messina corteo da piazza Antonello fino al Municipio e a Palermo corteo da piazza Giulio Cesare a piazza Indipendenza.
In tutte le piazze, lo slogan sarà lo stesso: difendere la pace, i diritti umani e la dignità del lavoro.
Le accuse ai governi occidentali
USB ha sottolineato che la mobilitazione non si limita alla condanna dell’attacco israeliano, ma vuole anche denunciare la complicità dei governi occidentali, Italia compresa, che continuano a fornire sostegno politico e militare a Tel Aviv. “Bloccare produzione, logistica, trasporti, scuola e servizi – spiegano – significa opporsi a un crimine di guerra e pretendere la fine dell’assedio e delle forniture di armi”.
Il valore giuridico e politico della protesta
La legge italiana sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (n. 146/1990) prevede la possibilità di proclamare uno sciopero generale “a tutela dell’ordine costituzionale”. È a questa norma che CGIL e USB fanno riferimento, rivendicando la legittimità dell’iniziativa.
Per i sindacati, la difesa della Flotilla non è solo un atto di solidarietà, ma anche un impegno per affermare i principi su cui si fonda la Repubblica: pace, rispetto dei trattati, solidarietà internazionale. I volontari della missione, ricordano le sigle promotrici, esercitavano un diritto costituzionale fondamentale: quello di portare aiuto a chi è in pericolo, dando corpo al dovere inderogabile di solidarietà sancito dall’articolo 2 della Costituzione.
Un appello alla coscienza collettiva
Lo sciopero del 3 ottobre è dunque molto più di una semplice vertenza sindacale. È una chiamata alla mobilitazione civile, che lega la difesa del lavoro alla battaglia per i diritti universali. “Difendere la Flotilla – spiegano i promotori – significa difendere la libertà, la pace, la dignità del lavoro e dei popoli”.
Con questa protesta, i sindacati chiedono la fine immediata delle forniture militari a Israele, la cessazione dell’assedio a Gaza e il rispetto del diritto internazionale. Ma soprattutto vogliono riaffermare che la pace non è un principio astratto: è un bene concreto, da difendere nelle piazze, nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni.
Il 3 ottobre, dunque, non sarà solo una giornata di sciopero, ma un momento di riflessione collettiva su cosa significhi oggi difendere la democrazia e i diritti fondamentali, dentro e fuori i confini nazionali.
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