Ssense crolla sotto il peso delle tariffe Usa: presentata istanza di fallimento

Ssense alza bandiera bianca e presenta istanza di fallimento. L’e-tailer canadese del lusso, pressato dai creditori ormai orientati alla vendita, ha comunicato ai dipendenti, si legge su Business of Fashion, che la mossa era diventata necessaria a causa dell’impatto parzialmente inaspettato delle tariffe doganali. Queste ultime hanno influito più negativamente del previsto sull’attività del player, che ha voluto giocare d’anticipo per prevenire una vendita forzata da parte dei creditori.
Ieri l’amministratore delegato, Rami Atallah, ha dichiarato che i creditori di Ssense vogliono metterla in vendita ai sensi del Companies’ Creditors Arrangement Act (Ccaa), una procedura simile alla quella di fallimento che consente alle aziende di ristrutturare le proprie finanze. Atallah ha poi affermato che Ssense si opporrà alla vendita presentando la propria domanda Ccaa entro 24 ore “per proteggere l’azienda, mantenere il controllo dei nostri asset e delle nostre operazioni e lottare per il futuro dell’azienda”.
Una volta completata la presentazione, entrambe le domande saranno portato davanti al tribunale, che deciderà il piano di sviluppo futuro dell’azienda, un processo che l’amministratore delegato prevede di definire entro la prossima settimana.”Di recente – commenta Atallah nella nota – abbiamo collaborato a stretto contatto con consulenti finanziari e legali per sviluppare un piano di ristrutturazione che ci consenta di stabilizzare l’azienda e di ricostruirla per il futuro”. E ancora: “Il tribunale deciderà quale percorso seguiremo, probabilmente entro la prossima settimana. Fino ad allora, il nostro obiettivo rimane chiaro: proteggere il valore, stabilizzare l’azienda e definire un piano di ristrutturazione per garantire il nostro futuro”.
Il manager ha in definitiva attribuito il fallimento di Ssense alle politiche commerciali dell’amministrazione Trump, che hanno imposto dazi del 25% sulle merci importate dal Canada. Inoltre l’abolizione dell’esenzione ‘de minimis’, che consentiva l’ingresso negli Stati Uniti in franchigia doganale a pacchi di valore inferiore a 800 dollari, è stata una “sorpresa” per Ssense e ha contribuito direttamente alla sua richiesta di ammissione alla procedura di fallimento.
La richiesta di ammissione alla procedura fallimentare arriva al culmine di un anno già difficile per Ssense, schiacciata da un rallentamento del settore del lusso che ha avuto un impatto sproporzionato sulla sua base di consumatori, come riscontrato anche dai competitor nel panorama del commercio digitale. Le sue vendite sono diminuite del 28% su base annua nella prima metà del 2025, secondo i dati forniti da Consumer Edge. A maggio, inoltre, aveva ridotto la propria forza lavoro licenziando oltre 100 dipendenti in diversi reparti.
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