Un viaggio metateatrale nelle identità di Billy Milligan

Dal 14 al 23 novembre 2025 al Teatro Franco Parenti andrà in scena Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo, uno spettacolo scritto da Gianni Forte e diretto da Fausto Cabra. In scena Raffaele Esposito, Anna Gualdo e Sara Putignano.
Quella di William Stanley Milligan – noto semplicemente come Billy – è una storia emblematica di disturbo dissociativo della personalità. È il 1977, l’uomo di 22 anni viene arrestato con l’accusa di aver rapito e stuprato due studentesse della Ohio State University. Durante il processo, i suoi avvocati riescono a difenderlo, dimostrando che nel momento dell’accaduto non si trovava nel pieno delle sue facoltà mentali perchè ostaggio di una delle sue tante personalità “cattive”.
Billy Milligan è il primo uomo assolto per infermità mentale negli Stati Uniti dopo essere stato riconosciuto come affetto da disturbo di personalità multipla. Durante il processo, la perizia psichiatrica accertò la presenza di ventiquattro identità diverse, ciascuna nata in risposta a un trauma. Da allora, il suo caso è diventato paradigma di una scissione psichica come tecnica di sopravvivenza.
Lo spettacolo non ricostruisce la vicenda giudiziaria in senso realistico. Forte e Cabra scelgono un approccio più ampio, una partitura di voci, gesti e suoni per restituire il concetto di identità molteplice. Il protagonista è infatti un prisma di personalità, attraversato da linguaggi e corpi che si alternano sulla soglia della coscienza. Arthur, l’intellettuale britannico; Ragen, il “protettore” slavo; il maestro, custode della memoria totale. Tutte le personalità vivono in una stanza mentale, in attesa del loro turno per emergere. Il palcoscenico diventa la stanza mentale dove la sua memoria si disintegra e si ricompone in un loop infinito.
La regia di Cabra lavora su una struttura tripartita. L’indagine legale, il dramma psicoanalitico e la metanarrazione teatrale si intrecciano. Il realismo non viene messo in scena: i piani si sovrappongono, come nella mente prismatica del protagonista. La scena di Stefano Zullo è un ambiente mobile, le proiezioni video di Francesco Marro acuiscono il senso di disorientamento. Il disegno luci di Martino Minzoni frammenta l’immagine: fasci di luce che tagliano corpi, volti isolati, ombre che si moltiplicano.
Il testo di Gianni Forte lavora su molteplici registri: giuridico, onirico, poetico. Alterna interrogatori, confessioni, flussi interiori. Le parole si interrompono, scivolano, si contraddicono. L’autore costruisce un meccanismo che mette in discussione l’idea stessa di identità, aprendo il campo a una riflessione più ampia sul nostro tempo. L’Io frammentato di Milligan diventa così la metafora perfetta della condizione contemporanea: una società in cui le identità digitali si moltiplicano e si contraddicono, dove la rappresentazione di sé prende il posto dell’esperienza. Si parla di un’“umanità multipla”, avatar che si inseguono nello spazio virtuale cercando un centro che non esiste più.
La musica di Mimosa Campironi accompagna questo viaggio con una drammaturgia sonora che cita il rock psichedelico degli anni Settanta: Talking Heads, Laurie Anderson, Led Zeppelin, Deep Purple. Il suono è materia che abita la mente del protagonista con rumori distorti, voci sovrapposte e frequenze basse che attraversano la sala.
Schegge di memoria disordinata a inchiostro policromo è un esperimento teatrale che unisce indagine psicologica e riflessione metateatrale. La storia di Billy Milligan è il pretesto per esplorare il rapporto tra verità e finzione, realtà e rappresentazione. «La mente di Billy non è un vuoto, è un troppo», scrive Cabra nelle note di regia. È in questa eccessiva presenza, in questo accumulo di livelli, che lo spettacolo trova la propria cifra.
Il progetto porta la firma del Teatro Franco Parenti, con scene costruite nei suoi laboratori e costumi realizzati nella sartoria interna diretta da Simona Dondoni, un lavoro che prosegue la ricerca del teatro milanese sul linguaggio contemporaneo.
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