Uzbekistan. Cooperazione militare con la Russia e rivoluzione energetica nel cuore dell’Asia

Lug 18, 2025 - 23:30
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Uzbekistan. Cooperazione militare con la Russia e rivoluzione energetica nel cuore dell’Asia

di Giuseppe Gagliano

L’esercitazione congiunta Hamkorlik-2025, in corso nel deserto uzbeko di Termez, è molto più di un semplice addestramento militare. Con 400 uomini, forze speciali e mezzi corazzati schierati, Mosca e Tashkent cercano di rafforzare un asse strategico che potrebbe ridefinire la sicurezza in Asia Centrale. Ufficialmente si parla di operazioni contro “gruppi armati illegali” e di neutralizzazione di minacce ibride, ma la realtà è che la Russia, isolata dalle sanzioni occidentali, sta cercando nuovi partner per consolidare la sua influenza nello spazio ex-sovietico.
Per l’Uzbekistan, la sfida è più delicata. Il Paese punta a beneficiare della cooperazione tecnologica russa – inclusa la proposta di produrre droni sul proprio territorio – senza però compromettere la sua neutralità legale. Emblematico il recente arresto di un cittadino uzbeko condannato per aver combattuto in Ucraina: un segnale di quanto Tashkent voglia separare la difesa dei propri interessi regionali dalle guerre di Mosca.
Parallelamente l’Uzbekistan sta tessendo una rete energetica che guarda all’Europa. Con la creazione della Green Corridor Union LLC, il Paese aspira a diventare un hub delle rinnovabili per l’Unione Europea. L’ambizioso progetto prevede un corridoio verde che, passando da Kazakistan, Azerbaigian e Georgia, collegherà l’Asia Centrale ai mercati europei tramite il Mar Nero. Entro il 2030, Tashkent prevede di generare 20 GW da fonti rinnovabili, riducendo le emissioni di CO₂ e consolidando un nuovo modello di sviluppo.
Questo doppio binario – sicurezza con Mosca, energia con Bruxelles – riflette la strategia dell’Uzbekistan di bilanciamento tra potenze rivali. Mentre la Russia cerca di mantenere la sua presa militare, la Cina osserva attentamente: Pechino considera l’Asia Centrale parte della sua “cintura di sicurezza” per la Belt and Road Initiative. L’Unione Europea, invece, punta a diversificare le proprie forniture energetiche e vede in Tashkent un partner potenzialmente decisivo per il dopo-gas russo.
Hamkorlik-2025 e il corridoio verde sono i due volti di una stessa strategia: da un lato la proiezione militare, dall’altro il soft power economico. Se l’Uzbekistan riuscirà a mantenere l’equilibrio tra queste forze, potrebbe diventare un attore regionale capace di condizionare tanto i rapporti euro-asiatici quanto la corsa globale alla transizione energetica. Ma il rischio è che il Paese resti intrappolato tra le ambizioni di Mosca e quelle di Bruxelles, in un nuovo Grande Gioco che si combatte non più a cavallo, ma con droni, energie rinnovabili e cavi sottomarini.

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Redazione Redazione Eventi e News