Caos a Taurianova (RC): Carabinieri frenano rissa in consiglio comunale [VIDEO]
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Nel corso dell’ultimo consiglio comunale, i nervi sono saltati: a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, una pattuglia dei Carabinieri ha dovuto evitare che lo scontro politico si trasformasse in rissa.
Una seduta “nera”nella storia amministrativa del comune calabrese: nel corso dell’ultima riunione del consiglio comunale di Taurianova, la situazione è degenerata fino a sfiorare la rissa.
La discussione, inizialmente concentrata su alcuni punti all’ordine del giorno di ordinaria amministrazione, è rapidamente scivolata in un confronto personale e aggressivo, dove la sostanza politica ha ceduto il posto alla rabbia e alla provocazione.
I Carabinieri frenano rissa al consiglio comunale di Taurianova [VIDEO]
Quando i toni sono diventati insostenibili, è stato necessario l’intervento dei Carabinieri, chiamati per impedire che il diverbio verbale si trasformasse in uno scontro fisico. L’ingresso dei militari in un’aula che dovrebbe rappresentare la massima espressione democratica di una comunità è di per sé un segnale allarmante: significa che il conflitto politico ha superato i limiti del confronto civile, sfociando in una crisi di autorevolezza istituzionale.
Secondo le ricostruzioni di chi era presente e della testata Approdo Calabria, alcuni consiglieri, esasperati dal clima di ostilità, avrebbero occupato la postazione della presidenza, bloccando di fatto la seduta e impedendo la prosecuzione dei lavori. Il gesto, simbolico ma anche eclatante, ha trasformato l’aula in un palcoscenico di contrapposizioni insanabili. I presenti raccontano di momenti concitati, urla, insulti, accuse reciproche di scorrettezza e di mancanza di rispetto verso le regole democratiche. La presidenza, nel tentativo di riportare la calma, si è trovata impotente di fronte al crescendo di nervosismo, mentre tra i banchi si moltiplicavano gli appelli al “rispetto delle istituzioni” e alla necessità di “recuperare dignità politica”.
Qui di seguito il video dell’accaduto, riportato sul canale Facebook della sopra citata testata.
Persino i partiti politici prendono le distanze
A volersi distanziare dalla scenaè stato anche il gruppo locale di Fratelli d’Italia. In un comunicato ufficiale hanno espresso “vergogna” per quanto accaduto, senza entrare nel merito delle vicende specifiche ma sottolineando che “comportamenti simili non possono appartenere alle istituzioni, specialmente con un’aula piena di cittadini come testimoni”. Hanno poi comunicato l’abbandono della sala consiliare, dopo aver illustrato le loro intenzioni su ogni punto all’ordine del giorno — coerenti, spiegano, con l’impegno assunto nei cinque anni precedenti.
“Dopo quel tutti contro tutti — affermano — sarebbe stato più opportuno sospendere i lavori e riprenderli con calma. Ma il clima esplosivo non ha concesso tregua”. Il messaggio finale è un invito: abbassare i toni in futuro, e limitare la dialettica all’ambito del rispetto reciproco e della critica costruttiva.
Il paradosso dell’intervento dei Carabinieri
L’arrivo delle forze dell’ordine, inevitabile per evitare il peggio, ha assunto una forte valenza simbolica: quando la politica necessita della presenza dei Carabinieri per proseguire, significa che il dibattito democratico ha perso la sua funzione principale — quella di mediare i conflitti attraverso la parola, non la forza. È la rappresentazione plastica di una crisi di maturità politica, dove l’impulso prevale sulla responsabilità e il ruolo istituzionale viene piegato a logiche di potere personale.
Episodi come questo non sono soltanto una ferita all’immagine di un’amministrazione, ma anche un campanello d’allarme per la comunità che quella stessa amministrazione rappresenta. Ogni volta che un consiglio comunale degenera in bagarre, non è solo l’ordine dei lavori a saltare, ma la fiducia dei cittadini nella capacità delle istituzioni di governare con equilibrio e decoro.
Non si tratta di un caso isolato
Quel che è accaduto a Taurianova non è un episodio isolato, ma trova contesti analoghi in tutta Italia: amministratori presi di mira, intimidazioni, sfoghi pubblici, aggressioni verbali o fisiche. L’ultimo rapporto di Avviso Pubblico documenta oltre 5.700 atti di minaccia o violenza contro sindaci, assessori e consiglieri tra il 2010 e il 2024 — una media di circa un atto al giorno.
Le regioni dove questi fenomeni sono più frequenti coincidono con quelle dove le criminalità organizzate storiche hanno maggiore influenza: Sicilia, Calabria, Puglia, Campania.
La politica locale rischia così di diventare un terreno pericoloso: non solo retorica spinta, ma veri e propri attacchi alla dignità istituzionale. Nei casi più eclatanti, sindaci hanno sputato contro cittadini in strada, o si sono lanciati in aggressioni fisiche contro avversari politici. A Terni, il primo cittadino è stato criticato per dichiarazioni sessiste che hanno sollevato scandalo pubblico. In Calabria, a Cittanova, un sindaco è finito al centro di un’aggressione di strada contro un rivale politico, ripresa da video che hanno fatto il giro dei social.
Le democrazia che rischia di soffocare
Questo scenario solleva più di un allarme: la democrazia soffoca se i protagonisti dello spazio pubblico non riescono a mediare divergenze con argomenti e comportamento civilizzato. Quando la tensione politica sfocia nella violenza, la fiducia nei rappresentanti declina, i cittadini si allontanano, la legittimità istituzionale vacilla.
In risposta a questo fenomeno, il Parlamento ha messo in cantiere misure penali specifiche: la proposta di legge che introduce l’articolo 338-bis del codice penale mira a colpire precisamente “la violenza o minaccia contro sindaci, assessori o consiglieri locali”, punendola con reclusione da tre a otto anni.
L’intento è chiaro: difendere con strumenti rigorosi la dignità della funzione pubblica e scoraggiare atti intimidatori nei confronti di chi rappresenta la comunità.
Tuttavia, le leggi servono solo se accompagnate da cultura istituzionale: da formazione, da esempi coerenti, da deterrenti morali oltre che giuridici. Occorre ridare prestigio al dibattito politico e rivendicare la responsabilità personale. Nessun fondo di bilancio potrà risanare una comunità che assiste impassibile mentre la sua assemblea si trasforma in ring.
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