Col nuovo Programma europeo per la difesa solo quattro armi saranno bollate come “insostenibili”

Il Parlamento Ue ha dato via libera definitivo al Programma europeo per la difesa (EDIP) che, come noto, costituisce il nuovo quadro normativo destinato a garantire, almeno nell’intenzione del legislatore europeo, la tempestiva disponibilità alla fornitura di prodotti per la difesa; infatti, il regolamento, proposto dalla Commissione europea nella primavera del 2024 quale strumento chiave per rafforzare l’industria della difesa presente nell’UE, è stato approvato con 457 voti favorevoli, 148 contrari e 33 astensioni.
Il nuovo regolamento ha visto la luce martedì 25 novembre dopo l’approvazione dell’Eurocamera e si pone, quindi, in linea di continuità con i risultati ottenuti dai precedenti strumenti, quali: lo “Act in Support of Ammunition Production” (ASAP) per la produzione di munizioni e l’EU “Defence Industry Reinforcement Through Common Procurement Act” (EDIRPA), quest’ultimo per gli appalti nell’ambito della produzione delle armi.
Rileva riportare, inoltre, quanto affermato dal commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, Andrius Kubilius, che ha definito questo progetto come “essenziale per la prontezza difensiva dell’Europa” e come passaggio che conduce alla fase di “creazione di opportunità” a quella della “consegna della prontezza operativa”. Dopo il primo anno del suo mandato, Kubilius ha voluto precisare che “il periodo di creare opportunità è finito. Ora è il momento di consegnare la prontezza alla difesa”.
Lo stesso Commissario ha delineato il nuovo programma, inserendolo nella continuità dei recenti progressi europei che includono il potenziamento della produzione di munizioni e l’avvio di programmi congiunti su artiglieria, missilistica e veicoli moderni; sempre Kubilius, mette in risalto il dato che “nel 2022 potevamo produrre solo 300.000 proiettili. Ora stiamo aumentando a 2 milioni l’anno”, ha detto senza nascondere il suo compiacimento: un bel salto di produzione, non c’è che dire.
Appare quindi, in tutta evidenza, che l’Unione europea sta correndo decisamente verso il riarmo e lo inserisce tra i settori industriali che potranno rilanciare il comparto della produzione industriale europea, affermando come fatto scontato che tutto ciò avrà positive ricadute anche per l’occupazione; infatti lo stesso Kubilius manifesta compiaciuta soddisfazione nell’affermare: “stiamo investendo nella nostra industria, nelle nostre catene di approvvigionamento e nei nostri posti di lavoro, con limiti rigorosi: il 65% delle sovvenzioni deve andare ad aziende europee”.
Sempre Kubilius ha ribadito con chiarezza che l’EDIP privilegia gli appalti congiunti: più gli Stati membri acquistano insieme, rafforzano insieme le catene di approvvigionamento, realizzano insieme progetti di difesa, più possono contare sui fondi dell’UE “finanziamo la cooperazione, non la frammentazione”.
Vediamo però da vicino cosa contiene l’EDIP; sappiamo che oltre alla produzione di armi cosiddette convenzionali, vengono autorizzate produzioni di armi che convenzionali non lo sono affatto, almeno secondo i parametri delle vigenti convenzioni internazionali sottoscritte dai Paesi europei, tra le quali spiccano le armi nucleari e quelle chimiche, tra queste è stato inserito anche il famigerato “fosforo bianco”.
Merita di essere sottolineato il fatto che il Parlamento Europeo ha respinto le tre obiezioni presentate da Verdi, The Left e Socialisti contro il regolamento che ridefinisce la categoria delle armi escluse dagli standard della finanza sostenibile: infatti, col sostegno determinante delle destre, il Partito Popolare Europeo è riuscite a garantire il via libera alla proposta della Commissione von der Leyen.
Va detto per chiarezza espositiva che il testo del regolamento segna un cambio semantico e politico rilevante: la sostituzione del termine “armi controverse” con “armi vietate”. Una modifica che, secondo i gruppi progressisti del Parlamento europeo, restringerebbe l’area dei sistemi d’arma esclusi dagli investimenti sostenibili a sole quattro categorie: mine antiuomo, munizioni a grappolo, armi biologiche e chimiche, peraltro già proibite da convenzioni internazionali sottoscritte dalla maggioranza degli Stati membri.
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