Da un chilo e mezzo in giù: mai soli, nemmeno in incubatrice

Novembre 27, 2025 - 21:04
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Da un chilo e mezzo in giù: mai soli, nemmeno in incubatrice

Una carezza, un libro letto ad alta voce, una canzone sussurrata. Ci sono tanti modi per stare accanto a un bambino nato pretermine. Serve a non farlo sentire mai solo, serve alla sua famiglia, che grazie alla presenza di volontari qualificati può concedersi un’ora di riposo, un pomeriggio con i figli più grandi, una doccia o una breve tappa a casa. Dal 1995, esattamente 30 anni fa, l’associazione Cucciolo entra nei reparti di Terapia intensiva neonatale e Neonatologia del Policlinico di Sant’Orsola di Bologna per fornire supporto psicologico ai genitori.

Una carezza o una canzone sussurrata per stare accanto ai bambini nati pretermine.

In collaborazione con il Dipartimento di Psicologia “Renzo Canestrari” dell’Università di Bologna, il Cucciolo attiva percorsi di supporto psicologico ai genitori sia durante il ricovero ospedaliero del neonato in condizioni critiche, sia dopo le dimissioni.«Per il futuro sogniamo di avviare una rete di cura per il rientro a casa. Al momento delle dimissioni, i genitori spesso chiedono ai medici di poter restare qualche giorno in più in ospedale: si sentono fragili di fronte alla gestione a casa di un neonato pretermine, che ha bisogno di terapie e attenzioni particolari. A volte, è un’esigenza che riguarda anche la sfera economica

La “zia” dei bimbi prematuri

Al Sant’Orsola la chiamavano affettuosamente la “zia” dei bimbi prematuri. La dottoressa Alessandroni ha dedicato la sua carriera ai neonati venuti al mondo troppo presto tanto che, al momento della pensione, sei anni fa, il sindaco della città le ha consegnato il premio Malvezzi, un riconoscimento all’impegno. «I neonati prematuri vengono seguiti nel tempo, fino ai due o tre anni di età, qualcuno anche oltre, attraverso un programma di follow-up della crescita e dello sviluppo neuropsichiatrico. Si creano legami forti, ci sono genitori che sento ancora a vent’anni di distanza», racconta.

La vicepresidente dell’associazione Cucciolo Rosina Alessandroni.

È stata lei il primissimo ponte tra genitori: «Per un neonato prematuro, oltre a tutta la strumentazione d’avanguardia che garantisce cure intensive, nasce la necessità del supporto al genitore per superare il trauma. All’inizio non sai se tuo figlio ce la farà, e quando lo vedi in terapia intensiva, collegato a fili e macchine, ti poni tante domande. Ho visto un’evoluzione positiva nella sopravvivenza e nella qualità della vita. Oggi, fortunatamente, la medicina ha fatto enormi passi avanti: negli anni ’80 erano in pochi i neonati con peso inferiore a 1.000 grammi a sopravvivere, oggi invece sono rari i casi in cui il neonato non sopravvive».

Impotenza è la cifra del nostro tempo, ma in Italia ci sono 4,7 milioni di persone che si spendono per gli altri.
Qual è il senso di questo impegno? Le risposte all’interno del magazine ‘‘Volontario, perché lo fai?

Da un chilo e mezzo in giù

Ogni anno, al Sant’Orsola vengono assistiti molti neonati critici, alcuni dei quali di un peso inferiore a un chilo e mezzo. «La nostra squadra di volontari dona tempo e competenze per l’attività di maternage», spiega Alessandroni. «Prima di entrare in reparto, ogni volontario riceve una formazione specifica per potersi prendere cura con competenza, delicatezza e sicurezza del bambino, quando i genitori sono impossibilitati per svariati motivi a essere presenti».

Fino a qualche anno fa, tra le volontarie c’era anche la scrittrice Silvia Avallone. Intervistata sul nostro magazine di novembre, dedicato proprio al volontariato, la descrive come un’esperienza dirompente: «Mi ha dato la conferma su qualcosa in cui credo tantissimo, e cioè che ognuno di noi nasce buono, giusto, sacro, da amare. Ogni vita che inizia è una storia bellissima che deve poter fiorire in tutta la sua grazia, ma dobbiamo ricordarci che si fiorisce soltanto se guardati, cullati, amati». Se hai un abbonamento leggi subito Volontario, perché lo fai? e grazie per il tuo sostegno. Se vuoi abbonarti puoi farlo a questo link.

In trent’anni di attività, l’associazione Cucciolo è cresciuta insieme alla Neonatologia del Sant’Orsola, trasformandosi in una realtà strutturata che lavora in sinergia con il reparto. Oggi sostiene progetti di umanizzazione, formazione del personale medico sanitario e supporto psicologico, mantenendo però intatto il suo cuore originario: la vicinanza concreta e affettuosa alle famiglie. Le risorse dell’associazione provengono da donazioni, campagne e iniziative solidali, e vengono destinate interamente a progetti concreti: sostegno psicologico in reparto, acquisto di macchinari salvavita di ultima generazione, maternage con volontari formati, follow-up dei bambini nati pretermine, banca del latte umano donato, umanizzazione degli spazi, colazioni settimanali con i genitori. «Ogni anno ascoltiamo le necessità dei reparti, in collaborazione con il personale sanitario. Le richieste riguardano spesso macchinari di ultima generazione: termoculle, respiratori, ecografi, lettini e poltrone ergonomiche per il riposo dei genitori. Quando definiamo l’obiettivo con i medici, destiniamo la cifra necessaria attingendo ai fondi dell’associazione o attraverso raccolte pubbliche».

Una rete di cura per il rientro a casa

In collaborazione con il Dipartimento di Psicologia “Renzo Canestrari” dell’Università di Bologna, il Cucciolo attiva percorsi di supporto psicologico ai genitori sia durante il ricovero ospedaliero del neonato in condizioni critiche, sia dopo le dimissioni. «A partire da gennaio 2026 abbiamo organizzato una rete di cura per il rientro a casa. Al momento delle dimissioni, i genitori spesso chiedono ai medici di poter restare qualche giorno in più in ospedale: si sentono fragili di fronte alla gestione a casa di un neonato pretermine, che ha bisogno di terapie e attenzioni particolari».

Dentro i reparti di Terapia intensiva neonatale e Neonatologia del Policlinico di Sant’Orsola di Bologna.

Proprio da questo bisogno nasce il progetto “Nel cuore del rientro a casa”, che offre la presenza di una puericultrice competente e rassicurante accanto alle famiglie nei primi giorni dopo l’ospedale. «La sfida è costruire una rete di cura e comunità che accompagni i bambini nella crescita, senza interrompere il filo dell’accoglienza che nasce in reparto. A volte, è un’esigenza che riguarda anche la sfera economica». Un tema che il Cucciolo non lascia in secondo piano.  «In accordo con le assistenti sociali del Policlinico di Sant’Orsola e il personale medico individuiamo la modalità corretta per fornire aiuti specifici alle famiglie che si trovano in situazioni svantaggiate. Possiamo occuparci della spesa alimentare, acquistare una tipologia di latte artificiale speciale dal costo elevato, organizzare il servizio di trasporto di bambini prematuri quando la famiglia non ha i mezzi per farlo autonomamente in sicurezza». 

La colazione dei genitori

Tra le iniziative più riuscite, la vicepresidente cita la colazione con i genitori. «Da quasi due anni ci incontriamo in una saletta che abbiamo allestito come spazio di pausa condivisa», racconta. «È un momento prezioso: spesso i genitori trascorrono giornate intere in stanze confinanti senza mai parlarsi, ciascuno immerso nelle proprie paure. Incontrarsi davanti a un caffè diventa un modo per conoscersi, alleggerire il peso e aprire una finestra di comunicazione. È stata un’intuizione giusta, lo so perché vedo genitori organizzarsi con turni al lavoro per esserci». Il senso, sottolinea, è incentivare la condivisione: «Per noi, l’umanizzazione della cura è anche questo».

La festa per i 30 anni dell’associazione Cucciolo.

Una storia che le è rimasta nel cuore? «Lo sguardo della mamma di una bambina di tre anni e mezzo che aveva scelto di portare avanti la gravidanza nonostante una prognosi infausta. La sua piccola, che pesava 600 grammi alla nascita, era riuscita a superare tante difficoltà, fino a quella visita di follow up. Tre anni e mezzo dopo, nei suoi occhi si leggeva la gioia di chi ha saputo coltivare a lungo la speranza».

Le fotografie sono di Nicoletta Valdisteno per l’associazione Cucciolo

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