L’indagine della Procura di Milano su Caltagirone, Milleri e l’ad di Mps Lovaglio

La Procura di Milano sta indagando l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, il presidente di Delfin e Luxottica Francesco Milleri e l’amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena Luigi Lovaglio per le ipotesi di aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza legate alla scalata con cui Mps ha ottenuto il controllo di Mediobanca tra gennaio e ottobre. L’indagine è nella fase iniziale e dovrà stabilire se le operazioni che hanno portato al cambio di controllo siano state condotte in modo conforme alle regole di mercato.
Mps ha confermato di avere ricevuto un decreto di perquisizione e un avviso di garanzia per Lovaglio, spiegando in una nota di essere sicura «di poter fornire tutti gli elementi a chiarimento della correttezza del proprio operato e manifesta piena fiducia nelle Autorità competenti, a cui conferma completa collaborazione». La notizia ha avuto effetti immediati in Borsa: il titolo Mps ha perso oltre il cinque per cento, mentre Mediobanca è scesa di quasi il tre per cento. Le oscillazioni sono legate soprattutto all’incertezza aperta dall’indagine su un’operazione che negli ultimi mesi aveva cambiato gli equilibri del settore bancario e assicurativo.
Gli accertamenti sono coordinati dal procuratore aggiunto Roberto Pellicano con i pm Luca Gaglio e Giovanni Polizzi. Secondo le ipotesi degli inquirenti, i tre avrebbero concordato in modo non dichiarato l’Offerta pubblica di scambio lanciata da Mps, non comunicando eventuali intese a Consob e alla Banca centrale europea. Le verifiche riguardano anche Delfin e il gruppo Caltagirone, indagati come persone giuridiche secondo la normativa sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Le ipotesi di reato contestate riguardano due aspetti diversi ma collegati. Nel diritto finanziario per aggiotaggio si intende la manipolazione del mercato. Per esempio con comportamenti che modificano artificialmente il prezzo di un titolo oppure che danno agli investitori un’idea falsa su quante azioni vengano comprate o vendute. Può essere contestato quando operazioni, intese o comunicazioni non dichiarate rischiano di influenzare il valore di un titolo o le decisioni del mercato.
Il presunto reato di ostacolo alla vigilanza riguarda invece la mancata comunicazione di informazioni che per legge devono essere fornite alle autorità che regolano i mercati, come Consob o la Banca centrale europea. Le banche e gli investitori qualificati sono tenuti a segnalare ogni elemento rilevante che possa incidere sulla stabilità del sistema o sui rapporti di controllo di una società quotata. Non farlo, o farlo in modo parziale, può essere considerato un impedimento all’attività di supervisione.
La ricostruzione della Procura parte da una querela presentata da Mediobanca a inizio 2025 contro articoli considerati diffamatori. Da lì l’inchiesta si è allargata alle operazioni che hanno preceduto la scalata, tra cui il collocamento accelerato del 15 per cento del capitale Mps effettuato nel novembre 2024 dal ministero dell’Economia tramite Banca Akros. Quel pacchetto era stato acquistato da Delfin, dal gruppo Caltagirone, da Banco Bpm e da Anima. Per gli inquirenti potrebbe trattarsi di una fase preliminare della costruzione delle posizioni poi usate nell’Ops conclusa a settembre, quando Mps aveva raccolto adesioni superiori al 60 per cento.
I tre indagati sono figure centrali della finanza italiana. Caltagirone controlla partecipazioni rilevanti in Generali, Mps e Acea. Milleri guida il gruppo che fa capo alla famiglia Del Vecchio, tra i principali investitori nel settore assicurativo e bancario. Lovaglio è il manager che negli ultimi anni ha condotto il risanamento di Mps. Le verifiche della Procura puntano a capire se tra loro ci sia stato un coordinamento nelle acquisizioni delle quote Mps e Mediobanca che avrebbe richiesto comunicazioni obbligatorie al mercato o un’Opa obbligatoria su Mediobanca nel caso di superamento congiunto della soglia del 25 per cento.
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