Controllo dell’età online, ecco le novità
lentepubblica.it
Dallo scorso 12 novembre in l’Italia è scattato il sistema di verifica dell’età per proteggere i minori e garantire la privacy degli adulti: come funziona? Quali sono le principali novità?
Per i servizi digitali riservati agli over 18 e agli altri siti su cui è previsto uno sbarramento all’accesso e alla fruizione di contenuti, è divenuto operativo il sistema approvato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Agcom, che cambierà il modo di fruire alcuni tipi di contenuti anche per gli adulti. Vediamo meglio come funziona il meccanismo introdotto dall’Agcom con la propria delibera n. 96/25/Cons.
La Delibera Agcom
La delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si muove, a suo volta, nell’ambito del cosiddetto Decreto Caivano, la legge 159/2023, un vero e proprio pacchetto normativo strutturato con lo scopo di proteggere i minori dall’accesso a contenuti inappropriati. La regolamentazione ed il controllo degli accessi che muove dalla delibera Agcom inizia la propria zione dai siti hot e porno, destinati ai maggiorenni e impone ai siti per adulti sei mesi per adeguarsi.
Le multe
Chi non lo farà rischia sanzioni fino a 100mila euro che, nei casi più gravi di elusione delle regole, può tramutarsi in oscuramento completo da parte dei provider italiani. Il meccanismo di accesso previsto si basa su un sistema di identificazione classico a due fattori, strutturato però in un doppio step. Prima l’utente dovrà dimostrare la maggiore età attraverso lo Spid, la carta d’identità elettronica oppure un altro provider certificato. Per tutelare la sua privacy riceverà, a seguito di questa autenticazione, un ‘token’ anonimo, una sorta di gettone digitale che gli permetterà poi di poter accedere ai contenuti vietati ai minori senza compromettere la propria identità.
In equilibrio tra privacy e controllo
Sulla carta, la soluzione escogitata sembra poter garantire una certa dose di equilibrio tra sicurezza e riservatezza, ma sono in molti a sollevare dubbi e ravvisare lo spauracchio del ‘grande fratello’ digitale in questo nuovo sistema di ‘controllo’, da più parti definito ‘un compromesso fragile’. Sulla carta il sistema tutela sia la privacy che i minori, anche se presta il fianco a non pochi interrogativi su censura, privacy e controllo digitale. Nella pratica in molti ritengono che rischia di spingere molti utenti, compresi gli adolescenti che in termini di tecnologia sesso vantano elevate skills , verso scorciatoie già ampiamente utilizzate come le Vpn, o peggio verso il darkweb.
Il pericolo VPN
Il sistema delle Virtual Private Network – reti private virtuali – permette di aggirare i controlli simulando una connessione dall’estero ed è perfettamente legale nel nostro Paese. Le VPN offrono bassi costi, semplicità di utilizzo e soprattutto fanno già parte dell’arsenale digitale di molti giovani che le usano per scaricare contenuti gratuiti o accedere a piattaforme di streaming di contenuti ‘forzando’ i sistemi. Se è vero che alcuni siti bloccano l’accesso da Vpn e i provider italiani potranno intervenire direttamente con ulteriori stop a Dns o Ip per impedire l’accesso a determinate pagine web, il problema rimarrà per l’utente medio e sarà aggirato dall’utente più smart, spesso proprio giovane e giovanissimo. Una slalom tra regole stringenti e tecniche sempre più sofisticate per aggirarle.
Come si muove l’UE
In realtà tutta Europa si sta muovendo nel tentativi di arginare l’invasione di contenuti ‘pericolosi’ del web, soprattutto verso i giovanissimi e gli adolescenti. Mentre l’Unione Europea sta lavorando a una normativa unificata nel contesto del Digital Services Act, con un quadro comune previsto entro fine 2025, diversi stati si sono mossi in autonomia. In Germania i controlli attraverso provider accreditati esistono da tempo ed in Francia è già attivo un sistema simile con Vpn spesso rese inefficaci e multe salate per i siti non in regola. Come accade sovente, dietro ad ogni aumento di ‘controllo’ nell’opinione pubblica e tra gli esperti, sorge il dilemma etico e sociale. Seppure oggi i contenuti stoppati sono quelli dei siti per adulti, comunque completamente legali nel nostro Paese, cosa impedirà domani di estendere questi sistemi a forum, social o magari notizie non gradite?
Il timore del ‘grande fratello’
Allo stato attuale l’autorità garante Agcom ha già il potere di intervenire su contenuti pirata e Iptv, i sistemi che permettono di vedere contenuti televisivi tramite Internet. Il conseguente timore è che in un futuro neanche troppo remoto l’identificazione obbligatoria dell’utente possa diventare una realtà per tante – troppe – tipologie di contenuti. Non più solo una eccezione, ma una prassi che renda più complesso e farraginoso approvvigionarsi di alcuni tipi di notizie e utilizzare certi sistemi che oggi aprono le nostre case, laddove ci sia una connessione web, a finestre dirette sul mondo.
Un dilemma etico
C’è più di qualche interlocutore che teme l’insorgere di un nuovo paradigma di sorveglianza digitale, mascherato da garanzie anonime, in bilico tra l’intenzione di proteggere e il rischio di controllare. Solo regole trasparenti e proporzionate potranno, in questa fase, rassicurare milioni di utenti che l’importante compito di difendere i più giovani non equivalga a limitare la libertà di tutti.
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