Rinviato e anche pesantemente sfrondato il regolamento Ue contro la deforestazione: niente obblighi per giornali e libri

I vertici europei stanno sfoltendo sempre di più il regolamento comunitario per combattere la deforestazione. Entrato formalmente in vigore nel giugno del 2023, l’European union deforestation regulation (Eudr) non solo non verrà applicato neanche entro la fine di quest’anno, come deciso nel 2024 con uno slittamento richiesto in primis dal governo italiano, ma col passare dei mesi e degli anni sta via via perdendo pezzi, e di modifica in modifica o, per dirla col linguaggio ora di moda a Bruxelles, di «semplificazione» in semplificazione, rischia alla fine di ridursi ad argine davvero rinsecchito per contrastare le attività commerciali che per un motivo o per l’altro traggono vantaggio dall’abbattimento delle foreste.
La strategia messa a punto nella passata legislatura europea era tanto semplice quanto chiara: introduciamo un regolamento per il quale si possano commercializzare a livello comunitario soltanto prodotti che siano certificati come non provenienti da aziende o zone che per il loro business non siano ricorse ad attività di deforestazione. Prodotti come la soia, il cacao, il caffè, la gomma, l’olio di palma, ma anche la carne bovina, il legname e derivati. Ma in questa legislatura l’aria è cambiata. Con tutto ciò che ne consegue in termini di perdita di biodiversità, consumo di suolo, minor assorbimento di CO2 e abbassamento delle temperature.
L’ultima sfrondata al regolamento antideforestazione è arrivata ieri dal Parlamento europeo: come è già successo negli ultimi mesi sulle leggi per «semplificare» normative riguardanti il Green deal e altre riguardanti proprio la tutela delle foreste, il Partito popolare europeo ha rotto il patto che tiene assieme la cosiddetta “maggioranza Ursula” e ha votato insieme ai gruppi di destra una serie di modifiche sostanziali dell’Eudr.
La prima novità, che era comunque nell’aria dopo un’analoga presa di posizione da parte di Commissione e Consiglio Ue, è che il regolamento dovrà essere applicato non più a partire dalla fine di questo 2025 ma solo dal 30 dicembre 2026. Ma le nuove norme non varranno per tutti. Solo i grandi operatori dovranno rispettarle da quella data, mentre per le piccole imprese l’obbligo scatterà soltanto dal 30 giugno 2027. Non solo. Contrariamente all’impostazione originaria del testo, che puntava a non far commercializzare nel mercato europeo prodotti che non fossero certificati «deforestation-free», col voto di ieri dell’Europarlamento ora è definitivamente sancito che sarà richiesta una sola dichiarazione di dovuta diligenza al punto di ingresso nel mercato europeo per l’intera catena di approvvigionamento. In pratica, con la motivazione che altrimenti il sistema informatico non sarebbe in grado di gestire le necessarie informazioni (motivazione già sollevata da Bruxelles per giustificare originariamente il rinvio) dal 2027 avranno l’obbligo di presentare la dichiarazione di due diligence solo le aziende che immettono per prime un prodotto di quelli interessati dall’Eudr nel mercato dell’Unione europea, mentre non saranno tenuti a fornire alcuna dichiarazione i soggetti che commercializzeranno poi quei prodotti e altri derivati.
Non è finita. Fernand Kartheiser, conservatore lussemburghese sostenitore della necessità di un dialogo tra l’Ue e la Russia che nei mesi scorsi è stato espulso dal gruppo Ecr (quello in cui siedono a Strasburgo gli eletti di Fratelli d’Italia) perché con un viaggio a Mosca avrebbe «superato la linea rossa» dei conservatori, esattamente due settimane fa ha presentato un’interrogazione parlamentare per perorare la seguente causa: «La recente proposta della Commissione di semplificare il regolamento sui prodotti privi di deforestazione (Eudr) pone un rischio serio e tangibile per la libertà di stampa e per il più ampio settore culturale e dell'informazione in Europa. L’inclusione di prodotti stampati finiti crea oneri sproporzionati per gli editori e i rivenditori di contenuti stampati, pur non contribuendo in nulla alla protezione delle foreste. Ci sono segnalazioni secondo cui i requisiti eccessivamente complessi e gravosi del regolamento stanno già spingendo i rivenditori a minacciare di rimuovere la stampa e che alcuni editori hanno già annunciato l’intenzione di ritirarsi dall’Ue». Addirittura, ha sostenuto l’esponente del partito di destra Alternativ demokratesch reformpartei, «c’è anche il pericolo che milioni di libri debbano essere distrutti perché l'Eudr impedirebbe loro di essere importati nell’Ue, minando l’intero ragionamento alla base dell’obiettivo del regolamento di salvare le foreste. Inoltre, i prodotti stampati sono già altamente sostenibili e costituiscono la spina dorsale dell'ecosistema democratico, culturale e informativo dell'Europa. Mentre i tentativi della Commissione di semplificare i suoi regolamenti più pericolosi sono sempre i benvenuti, è chiaro che in questo caso si deve fare molto di più per proteggere un settore critico». Ed ecco allora la domanda dell’interrogazione: «La Commissione rivedrà quindi la sua proposta di semplificazione dell’Eudr ed escluderà prodotti stampati come libri, riviste e giornali dall'allegato I del regolamento?».
Non era ovviamente il solo a perorare questa causa e col voto di ieri un altro pezzo di regolamento è caduto: col pronunciamento favorevole di 402 eurodeputati del Ppe, dell’Ecr e dei Patrioti (il gruppo in cui siedono gli eletti della Lega), quello contrario di 250 e 8 astenuti, l’Eudr slitta, nuovamente e ulteriormente «semplificato», al 2027, senza includere tra l’altro prodotti come giornali, rivisti, libri tra quelli che devono essere certificati non essere prodotti con legname derivante da attività di deforestazione.
Criticano duramente l’intera operazione gli “alleati” della cosiddetta “maggioranza Ursula”, il gruppo dei Socialisti & Democratici in primis, che ha votato contro e che con la relatrice Delara Burkhardt ha sottolineato che questo voto «mina l’integrità stessa della legge». Non meno dura la posizione dei Verdi, con la vicepresidente dei Greens a Strasburgo Marie Toussaint che accusa il Ppe di accordi sistematici con l’estrema destra e la Commissione Ue di aver «assunto rischi inutili rifiutando di optare per una soluzione strettamente tecnica al suo problema informatico».
E non meno critica è la galassia ambientalista. Se in Italia cantano vittoria Coldiretti e Aie-Fieg, il Wwf boccia il voto dell’Europarlamento in generale l’esclusione degli obblighi per giornali e libri in particolare: « Il Regolamento europeo contro la deforestazione avrebbe dovuto rappresentare uno dei pilastri dell’impegno dell’Ue per proteggere le foreste e il clima globale – si legge nella nota diffusa dal Panda dopo il via libera al nuovo testo – ma l’agenda per la deregolamentazione, avviata senza esitazioni dalla Commissione von der Leyen, rischia di comprometterne gravemente l’efficacia. Dopo l’ulteriore spinta degli Stati membri, con l’Italia in prima linea, a indebolire e posticipare l’attuazione della norma, il Parlamento europeo ha aggravato la situazione, votando per escludere dal suo campo d’applicazione i prodotti stampati, come giornali e libri. Quello che era nato come un problema informatico si è trasformato in una situazione caotica e ingestibile, a discapito degli ecosistemi forestali e delle aziende più virtuose che hanno investito per adeguarsi al Regolamento».
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