Conoscenza scientifica, responsabilità sociale e partecipazione: ecco gli spunti del Planet Art Camp di Parma
La tappa di Parma del Planet Art Camp si è tenuta lo scorso 10 novembre all’omonima Università degli Studi: grande coincidenza con l’avvio dei lavori della Cop30 e l’attenzione è stata data proprio al tema del coinvolgimento: conoscenza e partecipazione sono ottime azioni per iniziare a salvare il Pianeta
Il messaggio lanciato dalla tappa di Parma del Planet Art Camp l’ha lanciato chiaro e forte M.Cristina Ceresa, giornalista e direttore di GreenPanner: “ragazzi, oggi tocca a voi lavorare: in gioco c’è la protezione del Pianeta attraverso un format artistico-scientifico attraverso il quale cerchiamo di farvi capire in quali condizioni sono i tre elementi vitali – aria, acqua, suolo – senza i quali non possiamo vivere“.
Conoscenza e partecipazione
La terza tappa della 4° edizione del Planet Art Camp – cha ha avuto luogo presso l’Università di Parma lunedì 10 novembre – si è svolta in concomitanza con l’avvio della Cop30 di Belem, in Brasile.
Un caso, forse, ma anche un’importante combinazione per sensibilizzare e trasmettere ai giovani presenti (e anche quelli che seguiranno la registrazione dell’evento qui sotto) l’importanza dell’informazione seria e autorevole, seguita da azioni concrete di sensibilizzazione e di coinvolgimento del proprio ambito sociale.
Con convinzione, forti di una conoscenza scientifica solida e autorevole e puntando sull’originalità espressiva dell’arte.
Il potere di agire e di cambiare le cose è nelle mani dei governi e delle imprese, ma sono i giovani – con la loro capacità di ragionamento acritico, con la loro freschezza mentale – che devono impegnarsi per sensibilizzare – e spiegare bene – alla tutela dell’ambiente anche coloro che hanno perso di vista l’importanza di un Pianeta sano.
(Qui sopra trovate la clip video dei momenti salienti della giornata; il video esaustivo e completo degli interventi si trova a fondo articolo).
Inoltre, dalla tappa di Parma del Planet art Camp è emerso come siano importanti un impegno olistico – ambientale, civile e sociale – e la conoscenza scientifica, ma anche il percorso formativo da scegliere.
Infatti, gli interventi dei relatori hanno anche spronato i ragazzi a riflettere sulla loro formazione e sugli studi scolastici, presentando le necessità del mondo del lavoro e della ricerca.
Affrontando con serietà e profondità la scelta del loro futuro orientamento scolastico, i giovani studenti potranno decidere in quale direzione impegnarsi e lavorare per un futuro migliore.
Perchè il Planet Art Camp è arrivato a Parma
Fabrizio Storti, prorettore vicario dell’Università di Parma, così si è rivolto ai ragazzi: “la sostenibilità e la cura dell’ambiente e del nostro Pianeta non sono più temi lontani e astratti, ma una questione che sentiamo vicina e urgente.
Il Planet Art Camp è un’idea bellissima, perché unisce scienza e arte, due linguaggi diversi ma complementari, che servono entrambi per immaginare il futuro, per raccontarlo e per costruirlo“.
Ne è convinta anche la prorettrice dell’Università di Parma, Isotta Piazza che ha creduto nel format di greenPlanner, molto incisivo nel mettere in collegamento conoscenza scientifica, responsabilità sociale e partecipazione, con l’idea che arte e creatività possono fungere da sintesi.
Questa iniziativa permette così di mettere al centro gli studenti, che possono dare un forma simbolica e un percorso condiviso alla conoscenza acquisita, in modo da comunicarla attraverso le opere di Land art anche ad altri studenti, per intercettare chi non è stato direttamente coinvolto nella sua realizzazione.
La parola ai ricercatori dell’Ateneo
Gli interventi scientifici sono quindi iniziati con Paola Monegatti, docente di Paleontologia del Corso di Laurea triennale in Scienze Geologiche, che ha parlato ai ragazzi di Geoscienze versus Agenda 2030: come la Geologia contribuisce a trovare soluzioni per un futuro che lontano non è per niente.
“Il pianeta Terra non è dormiente, ma è in continua evoluzione ed è per questo che le geoscienze, discipline che ricostruiscono la storia, non solo come pensiero scientifico, possono contribuire a fornire spunti all’Agenda 2030“. Per questo forniscono anche grandi opportunità di lavoro.
L’intervento successivo è stato condotto da Alessandro Petraglia, docente di Botanica, che si è speso sul tema Biodiversità vegetale e Cambiamenti climatici globali: Gli effetti dei cambiamenti climatici e il futuro della biodiversità.
Gli effetti legati all’aumento della CO2 in atmosfera e, di conseguenza, le modifiche a clima e biodiversità legate all’aumento di temperatura sono sotto gli occhi di tutti. Ma come possono le specie viventi – animali e vegetali – reagire e adattarsi?
Per Petraglia la strategia adottata è quella della migrazione climatica, dello spostamento verso climi più adatti alla vita di questi essere viventi. Ed è qui che la tutela del Pianeta e il lavoro per la decarbonizzazione sono importanti.
Infatti, specie come i pesci che vivono nelle zone umide del deserto del Sahara – per fare solo un esempio – non potranno spostarsi e saranno destinati all’estinzione. Ed è qui che è importante agire.
Marco D’Oria, docente dell’insegnamento di Cambiamento Climatico e Scenari Idrologi, insieme ad Alessia Ferrari, docente dell’insegnamento di Idrologia, hanno trattato l’argomento Scarsità idrica e alluvioni: gestire le acque in un clima che cambia.
Grazie agli studi e agli strumenti di analisi è oggi possibile prevedere in che modo si potranno sviluppare alluvioni e allagamenti. Fondamentale quindi raccogliere dati dal territorio, abbinandoli ad analisi e calcoli che consentano agli enti locali di conoscere e avere a disposizione l’evoluzione statistica dell’evento catastrofale.
Eventi che potrebbero essere ridotti attraverso la cura del suolo e la riforestazione di ambienti in cui l’azione dell’uomo ha ridotto o eliminato completamente le protezioni naturali che una volta limitavano l’effetto di alluvioni e allagamenti.
Ecco allora che l’iniziativa di riforestazione Pianta un’idea, lanciata ai ragazzi presenti alle tappe del Planet Art Camp da Roberta Frau, Internal communication & Csr manager Axpo Italia | Pulsee Luce e Gas, vuole stimolarli, attraverso attività creative o sociali, a darsi da fare per il bene del Pianeta.
Attività per le quali una formazione adatta è fondamentale. Tuttavia, non sempre al termine degli studi superiori i ragazzi hanno già idea di cosa fare, di quale carriera universitaria percorrere. Ed è per questo che è ipmortante conoscere le alternative.
Lo ha spiegato ai giovani Chiara Elisetti, Ifoa Formazione giovani e disoccupati, che ha toccato il tema de Il perché dei Green Jobs, quali possibilità sono disponibili, quali corsi di formazione scegliere – esistono corsi finanziati dalla Stato, anche all’estero – e verso quale carriera cominciare a costruire la propria conoscenza.
Tra questi greenjobs, secondo Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber, in consorzio che lavora a una filiera del tessile e della moda sostenibile, potremo annoverare anche quelli legati a un industria del fashion buona, bella e giusta.
Ideate la vostra opera di Land art
Marcello Donini, presidente dell’associazione Arte in cascina, nella Land art ci crede fortemente tanto da aver creato lui stesso delle opere. E alla tappa di Parma ha ribadito come sia importante capirne le ricadute artistiche. Per questo ha tenuto un’interessante digressione su La storia della Land art in Italia, fornendo spunti di importanti artistici italiani e stranieri sul tema.
La palla ora è nel campo dei ragazzi e delle ragazze: sulla GreenPlanner 2026 (ma anche qui) tutte le informazioni e gli spunti ideare e creare un’opera. Sarà un piacere ricevere i progetti: le prime tre opere saranno installate in Bicocca, ma l’ateneo di Parma sta valutando se dedicare uno spazio alle opere create dagli studenti intervenuti nella tappa del 10 novembre a Parma.
L'articolo Conoscenza scientifica, responsabilità sociale e partecipazione: ecco gli spunti del Planet Art Camp di Parma è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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